Il commissario Ricciardi 3: il cast racconta la nuova stagione
Dentro la terza stagione de Il commissario Ricciardi: il ritorno del commissario che ascolta i morti e parla al cuore dei vivi
Dopo due stagioni di successo, Il commissario Ricciardi torna su Rai 1 con nuovi casi e soprattutto con la piena maturità dei suoi protagonisti. Tra il mistero e la malinconia che da sempre contraddistinguono la penna di Maurizio De Giovanni, la serie diretta da Gianpaolo Tescari approfondisce i sentimenti e le ombre di un mondo sospeso tra amore e giustizia. Abbiamo incontrato il cast – Lino Guanciale, Serena Iansiti, Antonio Milo, Maria Vera Ratti – e il regista per scoprire le sfumature, i legami e le trasformazioni che animano questa attesissima terza stagione.

Siamo partiti dal protagonista, il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, interpretato dallo splendido Lino Guanciale. In questa terza stagione del Commissario Ricciardi 3 si vedrà il compimento massimo dei suoi personaggi: ogni storia raggiunge il proprio punto più alto, a partire dal commissario dal dono speciale, figura enigmatica sempre in bilico tra amore e solitudine, giustizia e sentimento, dramma e – in questa particolare stagione – una leggerezza più consapevole e malinconica.
Vorrei partire da un’immagine che rappresenta bene la condizione in cui si ritrova il commissario Ricciardi nella prima puntata: quando siede a tavola, solo, nella notte di Natale, e invita la sua cameriera a sedersi con lui per concedersi un momento di affetto. Quello è un momento che racconta bene la psicologia di Ricciardi?
Lino Guanciale: Sì, assolutamente. In questa terza stagione finalmente tanti nodi vengono al pettine. Ricciardi è straordinario perché è un protagonista non convenzionale, poco granitico. Ha dei tratti ricorrenti, dei punti fermi – la fede, la morale, il rigore nel lavoro e nei rapporti – ma rispetto ad altri protagonisti cresce moltissimo, si evolve di puntata in puntata. È una grande storia di educazione sentimentale.
I cambiamenti che Ricciardi si era censurato o frenato per paura di far male a qualcuno, ad un certo punto li affronta. Se nelle prime due stagioni siamo stati bravi a tenerlo “a briglia corta”, ora può finalmente esplodere in tutta la sua bellezza. È stato quasi difficile stargli dietro, in questa vorticosa liberazione. È una vera rivoluzione del personaggio.
Uno degli aspetti più forti della serie è la capacità di dilatare i tempi, di concedersi silenzi e piani d’ascolto: un’eccezione nella serialità generalista. È questo uno dei segreti del suo successo?
Lino Guanciale: Hai perfettamente ragione. Quello che vale per Ricciardi vale per tutti i personaggi. In questa narrazione i silenzi valgono quanto le parole. Noi attori abbiamo beneficiato di questo privilegio, perché con questo passo puoi costruire di più, in modo più profondo. Hai il tempo di soffermarti sulle pieghe della vita, sulle sfumature. E riesci a sorprenderti anche di più.
Il tuo personaggio starebbe benissimo anche a teatro. Hai mai pensato di portarlo sul palcoscenico?
Lino Guanciale: Ne sono convinto anch’io. Le letture teatrali dei romanzi di De Giovanni, a cui partecipo spesso, sono già molto potenti. Tutti i personaggi del mondo ricciardiano hanno un grande potenziale teatrale, grazie alla profondità che De Giovanni infonde con la sua penna.
Serena Iansiti: “Livia è una donna moderna in un’epoca che non lo è ancora”

Livia, interpretata da Serena Iansiti, è una donna forte nata in un’epoca che la vorrebbe sottomessa e controllata. In questa terza stagione prosegue il suo percorso di emancipazione, tra pericoli e ricatti.
Livia è una donna coraggiosa nata però in un’epoca cieca e opprimente verso le donne. Che processo vedremo in questa terza stagione?
Serena Iansiti: Livia evolve tantissimo. È moderna in un tempo che non lo è ancora, soprattutto nel modo in cui affronta i sentimenti. Se ama, si butta. È stata considerata aggressiva, ma non lo è: è solo sincera. In questa stagione la ritroveremo più sofferente, vittima di manipolazioni che rischiano di farla impazzire.
Nel rapporto con Ricciardi, anche se non si incontrano quasi mai, resta un legame invisibile…
Serena Iansiti: È vero. Livia ha chiuso con Ricciardi sul piano amoroso, ma continua ad amarlo. Vorrebbe proteggerlo, restargli vicino. Inizia però un rapporto diverso con Manfred: non è amore, ma una forma di affetto e comprensione reciproca tra due persone che hanno perso tutto. Livia non cede mai alla rassegnazione: lei ama sempre.
La serie si distingue per il ritmo lento e riflessivo. È anche questo il segreto della sua forza?
Serena Iansiti: Sì. Il ritmo lento è un pregio raro nella tv generalista. C’è una dimensione autoriale che dà profondità al racconto e ai personaggi. In questa stagione ognuno trova finalmente il proprio compimento.
Gianpaolo Tescari: “Abbiamo raccontato una Napoli autentica, lontana dai cliché”
Con la regia di Gianpaolo Tescari, la serie Il commissario Ricciardi trova una nuova profondità visiva e narrativa. In questa stagione lo sguardo si apre su una Napoli autentica, mai da cartolina: una città viva e contraddittoria, capace di contenere la povertà e la gioia, la luce e la paura.
Com’è stato passare dalla Napoli scritta da De Giovanni a quella reale delle riprese?
Gianpaolo Tescari: Senza esagerare, credo che le migliori pagine di De Giovanni siano quelle dedicate a Napoli: luogo di povertà e lotta, ma anche di gioia di vivere. Ho voluto mettere in scena una Napoli autentica, mai da cartolina. È la città del ventennio fascista, con la sua architettura, i vicoli, i luoghi nascosti.
Com’è stato ritrovare i personaggi dopo la seconda stagione?
Gianpaolo Tescari: Quando i personaggi sono scritti bene, tutto è più facile. Ma bisogna sempre riavvicinarsi a loro con umiltà. Il rischio di un attore di serie è sentirsi “depositario” del personaggio. Qui invece tutti hanno rimesso mano alle sfumature, lavorando giorno per giorno, scena per scena. La regia, come la scrittura, deve saper ascoltare.
Anche i ruoli minori hanno grande forza. Era una scelta precisa?
Gianpaolo Tescari: Sì, ci tenevo molto. Ogni figurante, ogni volto aggiunge spessore e verità. È così che abbiamo potuto raccontare una Napoli complessa, tra borghesia e umiltà, rendendola viva in ogni dettaglio.
Antonio Milo: “Il dramma e la risata convivono, come nella vita”

Nel ruolo del brigadiere Maione, Antonio Milo regala alla serie una delle sue anime più umane e sincere.
Nel Commissario Ricciardi il suo personaggio vive momenti di grande dolore, ma continua a trovare nel sorriso e nella quotidianità la forza di andare avanti, come accade nella vita vera.
Il tuo personaggio vive momenti difficili ma conserva ironia e vitalità. Come hai lavorato su questo equilibrio?
Antonio Milo: Rubando dalla vita. Ogni giorno si ride e si piange, e lo spirito napoletano insegna proprio questo: ridere del dolore per affrontarlo. Ho cercato di bilanciare il dramma con la risata, che spesso nasce proprio da lì.
Com’è nato il rapporto con Lino Guanciale, dentro e fuori dal set?
Antonio Milo: È stato un incontro fortunato. L’ho conosciuto vestito da commissario e io da brigadiere, quindi ho conosciuto prima il personaggio e poi l’uomo. Da lì è nata una grande sintonia, un’amicizia sincera.
Maria Vera Ratti: “Enrica è dolce ma non arrendevole, sa ciò che vuole”

Dolce, discreta e apparentemente fragile, Enrica, interpretata da Maria Vera Ratti, è in realtà una giovane donna capace di sorprendere. In questa terza stagione la vedremo crescere, emanciparsi e trovare una nuova consapevolezza di sé, in un percorso intimo e delicato.
Cosa ti ha colpita di più di Enrica, personaggio apparentemente fragile?
Maria Vera Ratti: La sua forza silenziosa. È una ragazza a cui viene imposto un destino, ma lei conserva una libertà mentale rara. Sa ciò che vuole, non si lascia inghiottire dal mondo che la circonda.
In questa stagione Enrica cresce molto. Quanto hai sentito questa maturazione?
Maria Vera Ratti: Moltissimo. All’inizio la ritroviamo com’è sempre stata: pudica, silenziosa. Ma puntata dopo puntata si emancipa, prende decisioni adulte, mostra determinazione e consapevolezza. È un bellissimo arco di crescita.