Platinette rassicura: “Cammino col bastone e fatico a parlare, ma sono ancora viva”

Mauro Coruzzi, per tutti Platinette, si racconta al Corriere della Sera con la schiettezza di sempre

70 anni, due ictus e una tempra che neanche l’ironia riesce più a scalfire. Mauro Coruzzi, per tutti Platinette, si racconta al Corriere della Sera con la schiettezza di sempre, alla vigilia del suo compleanno del 4 novembre. “Non sono ancora morta, grazie”, esordisce. Poi, senza nascondersi dietro l’umorismo, confessa: “Il neurologo dice che il mio cervello è come un emmental, pieno di buchi. Alcune zone sono sparite con i rispettivi neuroni — parola, udito, equilibrio — ma quelli rimasti, poveretti, si sono caricati tutto il lavoro”.

Platinette; cinematographe.it

Oggi Platinette cammina con il bastone, “come una vecchia pazza”, e ammette di sentirsi fragile. “L’equilibrio torna piano, molto piano. E la paura resta. Ma almeno sono ancora qui”. Della televisione, dice, non le manca quasi nulla. “Solo certi signori che non ci sono più, o quelli che ho incontrato dopo, come Marco Liorni — uno che non si è spaventato nel farmi lavorare anche se parlavo come una cocorita ferita”. Tra i pochi che hanno continuato a scriverle, cita con affetto Guillermo Mariotto: “È fuori linea come me, un alter ego”.

Per il resto, la tv di oggi non la seduce più. “Non c’è molto per cui valga la pena tornare. Gli opinionisti sono diventati residuati bellici, comparse al servizio dell’Ego smisurato dei conduttori. E noi, la vecchia guardia — io, Sgarbi, Tonon — o siamo depressi o fuori gioco, travolti da questo politically correct che domina in un Medioevo da intelligenza artificiale”.

Coruzzi non perde però la penna affilata quando parla di Barbara D’Urso, “l’ultima vera Diva della televisione italiana”. La paragona a Gloria Swanson in Viale del tramonto: “Ha conosciuto il fasto e poi l’ostracismo, lo stato di reietta. Ma ce la farà, ha la resistenza dell’acciaio”. E quando guarda indietro, confessa un unico rimpianto: “Non aver accettato un cameo in un film di Rocco Siffredi. Doveva spazzolarsi una band femminile e quando arrivava davanti a me se la sarebbe data a gambe levate”.

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Fonte: Adnkronos