Terrifier, star fa causa alla troupe: “Molestie, violazione del contratto e abusi sul set”

Catherine Corcoran ha intentato una causa per molestie sessuali, violazione del contratto e trattamento degradante

Quando Damien Leone presentò il suo cortometraggio Terrifier nel 2011, nessuno avrebbe immaginato che quel piccolo progetto horror con l’anima da B-movie avrebbe dato vita a uno dei franchise più redditizi e controversi del genere. Oggi, però, la saga di Art the Clown torna a far parlare di sé – e non per motivi cinematografici.

Come riporta The Hollywood Reporter, Catherine Corcoran, interprete di Dawn nel primo Terrifier (2016), ha intentato una causa per molestie sessuali, violazione del contratto e trattamento degradante contro il regista Damien Leone e i produttori del film, le società Dark Age Cinema e Fuzz on the Lens Productions.

Catherine Corcoran terrifier cinematographe.it

L’attrice, la cui brutale morte sullo schermo contribuì a far conoscere la serie tra gli appassionati di horror estremo, sostiene di aver firmato un accordo che le garantiva l’1% dei profitti derivanti dai biglietti e dalle licenze del franchise. Nonostante gli incassi complessivi di oltre 106 milioni di dollari, Corcoran afferma di aver ricevuto appena 8.400 dollari.

La denuncia, depositata presso il tribunale di New York, va però ben oltre le dispute economiche. Corcoran descrive un ambiente di lavoro insalubre e pericoloso, segnato da “condizioni al limite della negligenza”. Secondo il documento, l’attrice sarebbe stata costretta a lavorare “in edifici abbandonati e gelidi, senza riscaldamento né servizi igienici”, e a utilizzare “protesi realizzate con materiali contaminati, tra cui escrementi di topo”. Ancora più grave, la causa riporta un episodio durante la realizzazione di uno stampo in silicone del corpo dell’attrice: “Il silicone si è indurito troppo in fretta, incollandola alla tavola su cui era sdraiata nuda. È stato necessario un lungo e doloroso processo per staccarla”.

Corcoran denuncia inoltre una violazione della privacy e possibili molestie sessuali, sostenendo che il produttore Phil Falcone avrebbe scattato fotografie del suo corpo nudo senza consenso, utilizzandole successivamente per la vendita di materiali promozionali e merchandising. “A peggiorare le cose, Falcone scattò numerose fotografie del corpo nudo di Corcoran mentre era premuta contro il legno, senza il suo consenso”, si legge nel documento.

Il caso arriva dopo che Damien Leone era già finito nel mirino a inizio anno per la sua risposta giudicata “troppo tiepida” alle dichiarazioni politiche di David Howard Thornton, interprete di Art the Clown, che aveva attaccato l’amministrazione Trump. “Non faccio film per promuovere ideologie politiche”, aveva detto Leone, invitando “Democratici e Repubblicani” a godersi i suoi film “senza pregiudizi”. Ora però, tra accuse di sfruttamento, maltrattamenti e violazioni contrattuali, la saga che ha fatto rinascere l’horror splatter rischia di affrontare un incubo più reale di qualsiasi scena sullo schermo.

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