Good News: recensione del film Netflix

Dalla Corea arriva un altro capolavoro grottesco che non ha niente da invidiare a Squid Game

Sotto la regia di Byun Sung‑hyun, arriva sulla piattaforma Netflix Good News, un film che, seppur ispirata a un fatto reale, sceglie la satira e il grottesco per raccontare un evento storico e che fa del tono ibrido la sua forza – con qualche cedimento che vale la pena segnalare. Ambientato nel 1970, il film prende spunto dal dirottamento del volo della ‎Japanese Red Army Faction partito da Tokyo e diretto verso Itazuke, e dalla successiva richiesta dei dirottatori di atterrare a Pyongyang. ‎
La storia, però, non si limita alla cronaca: entra in scena un’équipe segreta guidata dal misterioso Nobody (interpretato da Sul Kyung‑gu), affiancata dal giovane tenente Seo Go-myung (Hong Kyung) e diretta dal funzionario Park Sang-hyeon (Ryoo Seung‑bum) con l’obiettivo di ri-indirizzare l’aereo verso Seoul invece che verso la Corea del Nord. In questo contesto, potremmo definire lo scenario quello tipico del thriller ad alta tensione, ma la cifra stilistica del film trasforma la vicenda in un’operazione di pura manipolazione del socio-politico, una sorta di grande gioco di potere (unito all’immagine) che diventa metafora. ‎

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Good News: una miscela di sottogeneri che riscrive il concetto di thriller tradizionale

Good News recensione del film su Netflix-Cinematographe

Uno dei punti di forza di Good News è la capacità di mischiare generi: thriller, commedia nera, satira politica. L’idea di usare un fatto avvenuto come cornice per esplorare il rapporto tra verità, menzogna e rappresentazione mediatica del potere funziona bene. Non a caso, il film invita lo spettatore a chiedersi non solo cosa sia successo, ma come sia stato raccontato e distorto. Questo livello meta-narrativo dà spessore, al punto che anche la costruzione visiva è curata nell’arco di due ore e sedici minuti di durata ufficiale. La pellicola non ha niente da invidiare ai suoi predecessori coreani -qualche difetto a parte, resta uno dei prodotti più validi della piattaforma streaming-.

Non c’è da sottovalutare nemmeno la scelta del cast, certamente di primo piano nel panorama sud-coreano attuale, con interpreti capaci di consolidare dinamiche interne che variano tra serietà e grottesco. Tuttavia, non tutto funziona perfettamente, a causa di un piccolo calo di ritmo e coerenza narrativa che si nota via via con l’avanzare della pellicola. A un certo punto, sembra che la scelta ambiziosa di unire satira e tensione provochi disorientamento per lo spettatore, abituato a un thriller dai contorni più tradizionali (la satira richiede un grado di distanza critica che non tutti i momenti del film mantengono costanti). Eppure, nonostante qualche momento di caos, la qualità della sceneggiatura è talmente alta da tenere botta.

Good News: valutazione e conclusione

Good News recensione del film su Netflix-Cinematographe

Inoltre, pur essendo ispirato a eventi reali, si trattano i fatti con libertà, cosa che può andare bene se lo spettatore è consapevole del taglio, ma che può creare attendismi rispetto alla verità. Ma c’è da ammettere che Good News ha un ruolo interessante all’interno del panorama delle produzioni di Netflix: si tratta di un prodotto che va al di là del fatto storico in sè, e che insiste particolarmente sullo stato attuale delle cose. ‎In questo senso, il film risulta del tutto contemporaneo, in quanto è in grado di sfruttare perfettamente la lente degli anni ’70 per riflettere sul potere manipolativo dell’informazione diplomatica e militare.

A livello visivo, la scelta di ambientare la vicenda in un aeroporto mimetizzato da “Pyongyang” consente di leggere la vicenda come una vera e propria allegoria. Good News, infatti, potrebbe essere indicato per chi ama la storia del cinema coreano contemporaneo proprio nel suo modo di affrontare temi sociali complessi (molto meno consigliato, al contrario, per tutta quella fetta di pubblico che si affida di più al cinema cupo tradizionale). Può risultare irregolare nel ritmo e nelle tonalità, ma proprio queste oscillazioni contribuiscono a renderlo un’opera viva, che cattura l’attenzione dello spettatore senza generare l’odiosissimo effetto del “già visto”.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.7

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