Bombolo: chi era il “core de’ Roma”, icona comica del cinema popolare italiano
Stefano Calvagna gli ha dedicato un docufilm presentato alla Festa del Cinema di Roma (Bombolo - Core de' Roma), riviviamo la leggenda del comico romano che ha fatto ridere l’Italia intera negli anni '70 e '80
Bombolo, nome d’arte di Franco Lechner, è stato una delle figure più amate del cinema popolare italiano tra gli anni ’70 e ’80. Con il suo volto inconfondibile, la parlata romanesca e l’ironia genuina, ha incarnato un tipo di comicità “di strada”, autentica e irresistibile, che lo ha reso un’icona immortale del grande schermo. Scopriamo in questo nostro approfondimento chi è stato il caratterista romano, volto iconico del cinema italiano dell’epoca, oggi ridefinito vero e proprio oggetto Cult.
Chi era Bombolo: le origini di un mito

Franco Lechner nacque a Roma il 22 maggio 1931 nel quartiere popolare di Trastevere. Prima di diventare attore, lavorò come lavapiatti, ambulante e garzone. La sua comicità naturale, spontanea e irresistibile lo rese una figura amatissima già tra i frequentatori dei mercati e delle osterie romane. La svolta arrivò quando venne notato da Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci, fondatori del Bagaglino, che ne intuirono immediatamente il potenziale comico.
Il nome d’arte “Bombolo” gli fu attribuito per via del suo fisico tarchiato e del modo esplosivo di gesticolare e parlare. Da quel momento iniziò un’ascesa travolgente nel mondo dello spettacolo, passando dal cabaret romano al grande schermo, dove divenne uno dei volti simbolo della commedia popolare italiana.
I film della consacrazione
Bombolo divenne presto una presenza fissa nelle commedie e nei poliziotteschi comici che spopolavano tra gli anni ’70 e ’80. La sua fama si consolidò soprattutto grazie alla collaborazione con Tomas Milian, nelle serie di film dedicate ai personaggi del “Monnezza” e del “brigadiere Nico Giraldi”.
Tra i titoli più amati troviamo Squadra antiscippo (1976), Squadra antifurto (1976), Delitto al Blue Gay (1984) e Delitto sull’autostrada (1982). Ma Bombolo partecipò anche a numerose commedie sexy come La soldatessa alla visita militare (1977) o La settimana bianca (1980), in cui la sua fisicità e il suo linguaggio diretto creavano un irresistibile contrasto con attrici provocanti e situazioni grottesche. Ogni sua apparizione era garanzia di risate: non servivano battute scritte, perché bastava il suo volto, la sua risata o una smorfia per accendere il pubblico.
Lo stile comico di Bombolo: un’icona romana
Bombolo rappresentava la romanità autentica, quella fatta di simpatia, istinto e autoironia. Non aveva studiato recitazione, e forse proprio per questo risultava irresistibilmente genuino. Il suo modo di parlare era quello del popolo, colorito e spontaneo, e la sua comicità derivava dal corpo, dalle espressioni e dai tempi comici perfetti.
La sua risata sguaiata, i movimenti convulsi e la voce un po’ impastata e caratterizzata da una leggero sigmatismo (comunemente noto come S a zeppola) erano elementi che, presi singolarmente, potevano sembrare caricature, ma insieme creavano un linguaggio comico unico. Bombolo riusciva a incarnare perfettamente il tipo del “romano medio”: furbo ma bonario, chiassoso ma dal cuore grande, sempre in bilico tra la goffaggine e la grande adattamento.
L’eredità di Bombolo
La sua vita si spense troppo presto: morì il 21 agosto 1987, a soli 56 anni. La notizia della sua morte colpì profondamente il pubblico italiano, che lo considerava ormai un simbolo familiare della risata genuina. È sepolto nel Cimitero del Verano a Roma, dove molti fan ancora oggi lasciano un fiore in suo ricordo. Oggi Bombolo è considerato un simbolo del cinema di borgata e una figura cult per gli amanti della commedia italiana. Nonostante non abbia mai ricevuto premi ufficiali o riconoscimenti accademici, anzi spesso assoggettato da una visione di “cinema trash“, la sua eredità è enorme: i suoi film continuano a essere trasmessi, le sue battute circolano sui social e il suo volto rimane una delle immagini più iconiche del cinema popolare. Nel tempo è stato oggetto di documentari, libri e omaggi, che hanno raccontato la sua straordinaria capacità di far ridere senza filtri, incarnando un’epoca in cui la comicità era semplice, diretta e profondamente umana.
Bombolo resta il simbolo di una risata “romana”, sincera, nata tra la gente e per la gente. In un’epoca dominata da comici costruiti e format televisivi, la sua figura rappresenta un’irripetibile testimonianza di spontaneità e verità artistica.