Michael J. Fox: 7 film per scoprire l’uomo “dietro” la DeLorean

7 titoli imperdibili al di là di Ritorno al futuro.

Michael J. Fox non ha mai avuto bisogno di una DeLorean per viaggiare nel tempo. Lo ha fatto attraverso i ruoli, le epoche, le trasformazioni del cinema e della sua stessa vita. Dietro il sorriso pulito del ragazzo americano perfetto, quello che per anni è stato l’incarnazione dell’ottimismo anni ’80, si nascondeva un attore più complesso, curioso, capace di passare dal teen movie al dramma, dalla commedia pop al cinema d’autore senza mai sembrare fuori posto. È stato il volto della speranza, ma anche dell’ironia, e più tardi, con la malattia, della resilienza.
Oggi guardare i suoi film — soprattutto quelli fuori dal culto di Ritorno al futuro — è come scoprire un diario a cielo aperto. Ma per capire davvero chi è Michael J. Fox bisogna andare oltre la nostalgia, oltre i poster scoloriti appesi nelle camere degli adolescenti degli anni Ottanta. C’è sempre stata in lui una specie di verità disarmante. Forse è per questo che il pubblico non lo ha mai abbandonato: perché in un mondo di cinismo crescente, la sua sincerità è rimasta un punto fermo. Negli anni, mentre Hollywood cambiava e nuovi miti prendevano forma, Fox ha continuato a incarnare una forma di resistenza gentile, quella di chi non rinuncia a credere nell’empatia. Anche quando la malattia lo ha costretto a rallentare, la sua luce non si è spenta: si è trasformata, diventando più calda, più consapevole.
Oggi è un simbolo di non una, bensì più generazioni. Riscopriamo il suo talento in 7 pellicole che meritano di essere rispolverate.

1. Classe 1984 (1982), di Mark L. Lester

Michael J. Fox - Cinematographe.it

Prima che arrivasse la fama, Fox era un ragazzo canadese con una faccia da bravo studente che cercava spazio a Hollywood. Classe 1984 è il suo battesimo del fuoco: un film di culto minore ma furioso, dove la scuola diventa una guerra urbana. Fox interpreta Arthur, l’amico del protagonista, un ragazzo troppo pulito per sopravvivere in quel mondo di violenza, punk e rabbia repressa. Mark L. Lester ritrae la fine dell’innocenza americana, e Fox sembra capirlo prima di tutti. Noi lo vediamoo lì, in mezzo al caos: un corpo fuori contesto, simbolo di una giovinezza che resiste anche quando tutto si sporca. È un inizio timido ma rivelatore.

2. Voglia di vincere (1985), di Rod Daniel

L’anno è lo stesso di Ritorno al futuro, ma il tono è completamente diverso. Voglia di vincere è una commedia bizzarra, un ibrido tra sport movie, fantasy adolescenziale e satira di costume. Fox è Scott Howard, liceale sfigato che scopre di essere un lupo mannaro, e invece di nasconderlo lo trasforma in un fenomeno sportivo.
Sulla carta è un delirio anni ’80, con pellicce finte e basket acrobatico. Ma Fox riesce a farlo funzionare: il film regge tutto sulla sua energia. Ha il tempismo di un comico e la grazia di un outsider e l’umorismo è solo un modo per parlare della paura di crescere. Voglia di vincere non è un capolavoro, ma è fondamentale per capire il suo magnetismo: Fox non recita, accompagna lo spettatore, lo fa sentire al sicuro anche dentro la stranezza. È il film che lo trasforma da promessa a icona.

3. La luce del giorno (1987), di Paul Schrader

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Con La luce del giorno, Michael J. Fox lascia i sorrisi da high school e scende sul terreno fangoso della realtà. Paul Schrader — lo stesso sceneggiatore di Taxi Driver — lo mette in un mondo di bar, band fallite e famiglie logorate dal tempo. Fox è Joe Rasnick, un musicista che suona con la sorella (interpretata da Joan Jett) e tenta di restare in piedi tra delusioni e rancori.
È un film crudo, pieno di silenzi e frustrazioni, e Fox sorprende tutti. Schrader gli toglie ogni protezione, e lui reagisce con un’interpretazione sobria, malinconica, viscerale. Non fu un successo, ma segnò un punto di svolta. La luce del giorno dimostra che Fox sapeva stare nel dramma senza strafare, con la stessa naturalezza con cui faceva ridere. E in quel contrasto nasceva la sua forza.

4. Vittime di guerra (1989), di Brian De Palma

Quando De Palma lo scelse per questo film, molti storsero il naso. Sembrava un azzardo immaginare Michael J. Fox in un dramma di guerra. Ma il regista di Scarface e Gli intoccabili capì qualcosa che altri non avevano visto. Fox, che qui interpreta Eriksson, un soldato che assiste all’orrore e decide di non restare in silenzio, viene affiancato da uno Sean Penn animalesco, spaventoso, simbolo della brutalità cieca. Fox, invece, rappresenta il contrario: la sensibilità, la vergogna, il dubbio. Il film non è solo una riflessione sulla guerra, ma anche sulla difficoltà di restare umani. Alla fine, Vittime di guerra resta una delle sue prove più mature e coraggiose.

5. Mars Attacks! (1996), di Tim Burton

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Nel pieno degli anni ’90, Michael J. Fox fa un salto nel delirio di Tim Burton. Mars Attacks! è una parodia fantascientifica, un carnevale pop dove gli alieni distruggono il mondo e l’umanità si mostra per quello che è: vanitosa, ridicola, incapace di capire. Fox è Jason Stone, giornalista televisivo ambizioso, superficiale, pronto a morire pur di restare sotto i riflettori. È un ruolo minore ma perfettamente calibrato sul suo fascino ironico. Burton lo usa come specchio deformante: il simbolo dell’America mediatica che ride mentre brucia. In un cast pieno di star (da Jack Nicholson ad Annette Bening), la sua presenza resta una chicca, un cameo perfetto per chi conosce la sua storia.

6. Interstate 60 (2002), di Bob Gale

Dopo anni difficili, e con la diagnosi di Parkinson ormai pubblica, Fox torna a lavorare con Bob Gale — lo sceneggiatore di Ritorno al futuro — in un piccolo film surreale che sembra scritto apposta per lui. Interstate 60 è una favola strana, un road movie filosofico in cui ogni incontro è una scelta morale.
Fox interpreta un businessman arrogante e grottesco, simbolo di una società cinica. È un ruolo breve ma emblematico: la sua performance è sarcastica, quasi teatrale, eppure attraversata da una malinconia dolce.
Il film, poco visto ma amatissimo dai fan, è pieno di rimandi ai temi che hanno sempre accompagnato Fox: il tempo, la moralità, il destino. È l’inizio del suo “secondo atto”, quello dell’attore che non cerca più la gloria, ma una sorta di senso nel lavoro che ama.

7. See You Yesterday (2019), di Stefon Bristol

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Quasi quarant’anni dopo il suo debutto, Michael J. Fox riappare in un film prodotto da Spike Lee e diretto da Stefon Bristol. See You Yesterday è un piccolo gioiello Netflix, una storia di viaggi nel tempo e razzismo che usa la fantascienza come lente per parlare di dolore e memoria.
Fox interpreta un professore di scienze, il mentore dei due protagonisti adolescenti.
C’è una battuta che spesso viene sottovalutata, un frangente in cui si dice che “il tempo è una cosa complicata”. Più che un dialogo scritto, Fox sembra parlare di sé. È dolce, ironico, presente. E vedere il suo volto segnato ma ancora luminoso fa venire più di un nodo alla gola.

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