Angelina Jolie: “Avevo assunto un sicario per suicidarmi. Mi ha salvata, era una brava persona”

La vita di Angelina Jolie è costellata di episodi che sembrano usciti da un film, ma uno dei più sorprendenti è anche uno dei più intimi e delicati. All’inizio degli anni Duemila, quando la sua carriera era in piena ascesa e la fama internazionale sembrava garantirle tutto ciò che molti sognano, Jolie attraversò invece un periodo di profonda oscurità. Come rivelò lei stessa nel 2001 a IMDb e poi nel 2003 a The Face, arrivò a prendere in considerazione una decisione estrema: assumere un sicario per togliersi la vita.

L’attrice spiegò che il suo ragionamento non nasceva da un impulso spettacolare, ma da una forma contorta di empatia. “Ero ben consapevole che molte persone intorno a me, come mia madre, avrebbero pensato di non aver fatto abbastanza se mi fossi tolta la vita. Quindi la mia soluzione è stata che se qualcun altro mi avesse tolto la vita – come in una ‘aggressione’ – allora sarebbe stato un omicidio, e nessuno si sarebbe sentito come se mi avesse delusa.” Una riflessione lucida e inquietante, che rivela quanto spesso la disperazione si intrecci con il desiderio di proteggere gli altri, anche nei momenti più bui.

La svolta arrivò da un gesto inaspettato. L’uomo che avrebbe dovuto eseguire il “servizio” le parlò con onestà e le propose di prendersi due mesi per riflettere. “Era una persona perbene e mi ha chiesto se potevo pensarci e richiamarlo dopo due mesi. Qualcosa è cambiato nella mia vita e ho pensato di voltare pagina.” Quella pausa, forse la prima vera possibilità di respirare e guardare oltre, si rivelò decisiva. Jolie riprese in mano la sua vita, intraprendendo un percorso che l’avrebbe portata a diventare non solo una delle attrici più riconoscibili di Hollywood, ma anche un’attivista globale e una figura di riferimento per molte cause umanitarie.

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