Paul Giamatti: 10 curiosità sull’attore di Sideways e The Holdovers
Diversi aneddoti sul grande attore.
Paul Giamatti è uno degli attori più versatili e amati di Hollywood, capace di muoversi con disinvoltura tra cinema indipendente, blockbuster e serie tv di culto come Billions. Il suo volto e la sua voce lo hanno reso un interprete inconfondibile, ma dietro la sua carriera si nascondono aneddoti e curiosità sorprendenti che raccontano un artista ironico, appassionato e sempre in cerca di sfide.
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1. Un’infanzia accademica e un futuro inaspettato

Giamatti è cresciuto in una famiglia di accademici: suo padre Bart divenne addirittura presidente della prestigiosa Yale University a soli 40 anni. Per questo, da ragazzo, Paul immaginava di seguire le orme paterne e diventare professore, senza mai pensare seriamente alla recitazione. Lui stesso ha raccontato di non essere mai stato il “clown della classe”, né di aver sognato un palcoscenico. Eppure, da quel contesto apparentemente distante, è nata la sua curiosità verso i “personaggi laterali”, quelli che nessuno nota ma che sanno reggere un’intera storia.
2. Paul Giamatti: una strana ossessione per gli arbitri di baseball
Durante l’infanzia, Giamatti sviluppò una singolare fascinazione per gli arbitri di baseball. Non era tanto la loro autorità ad attrarlo, quanto il loro aspetto: maschere, protezioni, abiti scuri. Li vedeva come figure quasi teatrali, attori secondari di un dramma sportivo che si consumava davanti a migliaia di spettatori. Questa attenzione per i ruoli marginali, ma fondamentali, sembra aver anticipato la sua futura inclinazione per i personaggi eccentrici e spesso fuori dagli schemi.
3. Un padre tra Yale e la Major League

Dopo Yale, Bart Giamatti intraprese una carriera insolita: nel 1989 divenne commissario della Major League Baseball. Il suo mandato durò solo pochi mesi, a causa della sua morte improvvisa, ma fu memorabile perché segnato da una decisione storica: il bando di Pete Rose per le accuse di scommesse illegali. Per Paul, cresciuto con questa figura tanto imponente quanto controversa, il peso dell’eredità paterna è stato enorme, anche se lui ha preferito cercare la propria strada nel mondo dell’arte.
4. Paul Giamatti: la passione per i ruoli secondari
Pur essendo diventato protagonista in film come American Splendor e Sideways, Giamatti ha sempre dichiarato di amare i ruoli di supporto. Li considera più liberi, vivaci, meno ingabbiati dalle regole del protagonista “eroico”. Per questo si è trovato spesso a interpretare personaggi eccentrici o spigolosi, costruendo una carriera in cui la varietà e la profondità hanno avuto la meglio sulla ricerca di un’immagine da star.
5. Le sfide più bizzarre e lo scetticismo verso Sideways

Gli esordi di Giamatti furono tutt’altro che glamour: in un episodio di NYPD Blue dovette interpretare un senzatetto, sdraiandosi addirittura su vere feci umane in un set ricavato sotto un ponte. Un’esperienza surreale che lo segnò profondamente, tanto da ricordarla come il ruolo più estremo e “divertente” della sua carriera. Anni dopo, sul set di Sideways, affrontò invece una sfida diversa: una scena con troppi calici di vino che lo portò a ubriacarsi realmente davanti alla macchina da presa. Paradossalmente, il film che lo ha consacrato come icona non lo convinceva affatto all’inizio: pensava che nessuno avrebbe voluto produrre un film sul vino, né tantomeno guardarlo. Il successo mondiale della pellicola dimostrò quanto si sbagliasse, anche se lui ha sempre confessato di non sapere nulla di vini e di non avere alcuna intenzione di diventare un esperto.
6. Paul Giamatti: candidature, premi mancati e “Oscar snub”
Nonostante l’interpretazione di Sideways sia considerata una delle migliori della sua carriera, Giamatti non ricevette la nomination all’Oscar, al contrario dei suoi colleghi Thomas Haden Church e Virginia Madsen. La delusione, però, non lo toccò più di tanto: ha raccontato che furono gli altri a rimanerci male per lui, mentre lui non si era mai aspettato di essere nominato. Un approccio che conferma la sua ironia e la sua distanza dalle logiche hollywoodiane. In ogni caso Paul Giamatti ha ricevuto nel corso della carriera numerosi riconoscimenti per le sue interpretazioni, dimostrando una grande versatilità sia in ruoli da protagonista sia da caratterista. È stato candidato ai Golden Globe per John Adams (HBO) e per film come Sideways e Barney’s Version, ricevendo anche nomination agli Emmy Awards e ai Screen Actors Guild Awards. Nonostante il suo talento sia ampiamente riconosciuto dalla critica, Giamatti ha spesso vissuto l’esperienza dello “snubbing” agli Oscar, come nel caso di Sideways, dove i suoi colleghi Thomas Haden Church e Virginia Madsen ricevettero la nomination mentre lui no. L’attore ha dichiarato di non essersene mai preoccupato, considerandolo più un’osservazione sul funzionamento del sistema cinematografico che un affronto personale. La sua filosofia è chiara: l’importante è cimentarsi in ruoli interessanti e stimolanti, indipendentemente dai premi, e continuare a crescere come artista.
7. Da John Adams a Teddy Roosevelt

Giamatti ha avuto anche l’occasione di calarsi nei panni di due presidenti americani. Nel 2008 fu protagonista della miniserie HBO John Adams, ruolo che gli valse un Golden Globe. Sei anni dopo, prestò invece la voce a Teddy Roosevelt nella docuserie The Roosevelts: An Intimate History. Due esperienze che dimostrano quanto sappia adattarsi a registri storici e istituzionali, pur mantenendo il suo tocco personale.
8. La vita privata di Paul Giamatti: il figlio Samuel
Nonostante la sua fama internazionale, Paul Giamatti ha sempre mantenuto un profilo estremamente riservato sulla sua vita privata. È stato sposato con l’attrice Elizabeth Cohen, dalla quale ha avuto un figlio, Samuel, nato nel 2001. Dopo la separazione, avvenuta negli anni successivi, l’attore ha scelto di non esporre troppo i dettagli delle sue relazioni, preferendo lasciare che fosse la sua carriera a parlare per lui. Nelle interviste ha spesso ironizzato sul proprio aspetto “ordinario” e sulla sua natura schiva, raccontando come questa normalità lo abbia aiutato a restare con i piedi per terra. Oggi vive tra New York e Brooklyn, portando avanti un equilibrio fatto di lavoro, lettura e vita familiare, lontano dai riflettori di Hollywood e dalle convenzioni della star system.
9. Una carriera tra ruoli eccentrici e protagonisti indimenticabili: i film e le serie tv di Paul Giamatti

La carriera di Paul Giamatti è un vero e proprio viaggio attraverso personaggi complessi, eccentrici e profondamente umani. Dall’esordio negli anni ’90 in film indipendenti e apparizioni televisive di supporto, fino ai grandi successi cinematografici e televisivi, Giamatti ha costruito un repertorio che dimostra non solo versatilità, ma anche un’incredibile capacità di adattamento. I ruoli che lo hanno segnato maggiormente includono, tra gli altri, American Splendor (2003), dove interpreta il fumettista Harvey Pekar con un realismo sorprendente, e Sideways (2004), in cui il suo Miles è diventato un’icona di cinema moderno: un uomo fragile, ironico e pieno di sfumature, capace di suscitare empatia senza perdere il senso dell’umorismo. Giamatti non si è limitato ai ruoli drammatici: ha saputo cimentarsi anche nel thriller e nel fantasy, come in Cinderella Man (2005), The Illusionist (2006) e Lady in the Water (2006), e in pellicole più mainstream come 12 Years a Slave (2013), Saving Mr. Banks (2013) e San Andreas (2015), dove ha saputo portare sempre una profondità inaspettata anche a ruoli secondari. La sua capacità di calarsi nei personaggi più disparati è testimoniata anche dalle interpretazioni televisive, come in John Adams (2008) per la HBO, che gli valse un Golden Globe, e nella docuserie The Roosevelts (2014), dove doppiò Teddy Roosevelt, dimostrando quanto possa essere convincente sia davanti alla macchina da presa sia dietro al microfono.
10. Paul Giamatti in Black Mirror: un viaggio emotivo in “Eulogy”
Nella settima stagione di Black Mirror, Paul Giamatti interpreta Phillip Connarty nell’episodio “Eulogy”. In questa storia, Phillip è un uomo solitario che, dopo la morte della sua ex fidanzata Carol, viene coinvolto in un progetto che gli permette di rivivere i suoi ricordi attraverso fotografie digitali. Guidato da un’intelligenza artificiale chiamata “The Guide”, Phillip esplora i momenti condivisi con Carol, scoprendo dettagli inaspettati e affrontando emozioni sepolte da tempo. L’episodio si distingue per il suo tono intimo e riflessivo, lontano dalle tipiche distopie tecnologiche della serie. La performance di Giamatti è stata lodata per la sua profondità emotiva e autenticità, contribuendo a rendere “Eulogy” uno degli episodi più apprezzati della stagione.
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