Toy Story – Il mondo dei giocattoli: 12 curiosità incredibili sul film Disney Pixar

12 aneddoti su uno dei capisaldi fondamentali del mondo dell'animazione.

Quando uscì nel 1995, Toy Story non fu soltanto un grande successo commerciale e critico: rappresentò una vera e propria rivoluzione nel mondo del cinema. Era infatti il primo lungometraggio interamente realizzato in computer grafica, un traguardo che cambiò per sempre il modo di concepire l’animazione. Diretto da John Lasseter e prodotto dalla Pixar in collaborazione con la Disney, il film introdusse personaggi destinati a diventare icone culturali come Woody e Buzz Lightyear, regalando agli spettatori una storia di amicizia, rivalità e crescita che colpì sia i bambini sia gli adulti. Dietro questa pietra miliare, però, si nascondono tantissime curiosità: scelte artistiche rischiose, errori trasformati in colpi di genio, rifiuti clamorosi e dettagli che solo gli occhi più attenti hanno notato. Ecco le 12 curiosità più sorprendenti su Toy Story.

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1. L’idea di Toy Story che nasce da due vecchi giocattoli

Toy Story - Cinematographe.it

L’origine di Toy Story è sorprendentemente personale. John Lasseter, futuro regista del film, prese ispirazione da due giocattoli che aveva da bambino: un cowboy e un astronauta di plastica. Erano semplici pupazzi, ma nella sua immaginazione davano vita a mille avventure, spesso in competizione l’uno con l’altro. Anni dopo, quelle memorie d’infanzia diventarono le basi per i due protagonisti del film: Woody e Buzz Lightyear. Non è un caso che il cuore della storia sia proprio lo scontro iniziale tra due mondi opposti – il vecchio e il nuovo, la tradizione del West e la modernità dello spazio – che alla fine imparano a convivere.

2. Un titolo alternativo per Toy Story

Oggi nessuno riesce a immaginare il film con un titolo diverso da Toy Story. Eppure, nelle prime fasi di produzione, il progetto aveva un altro nome: You Are a Toy. Il titolo proveniva da una battuta che Woody rivolge a Buzz, sottolineando la sua natura di semplice giocattolo e smontando le sue illusioni da supereroe spaziale. Alla fine, la scelta cadde su Toy Story, molto più semplice, diretto e universale, in grado di racchiudere lo spirito dell’intera saga. Nonostante la sua apparente banalità, questo titolo aveva un grande vantaggio: era facilmente memorizzabile e adatto a qualsiasi lingua, caratteristica fondamentale per un film che puntava a conquistare il mercato mondiale.

3. Tinny, il primo protagonista pensato per Toy Story

Toy Story - Cinematographe.it

Prima che Woody diventasse il personaggio centrale, il film avrebbe avuto un altro protagonista: Tinny, un piccolo uomo-orchestra di latta già apparso in un corto Pixar del 1988, Tin Toy. L’idea iniziale era quella di raccontare la storia di questo giocattolo che perde la strada di casa e trova aiuto in un burattino ventriloquo. Ma la Pixar capì presto che il pubblico si sarebbe affezionato di più a figure più classiche e riconoscibili. Tinny venne accantonato, ma rimane fondamentale: senza di lui non ci sarebbe stato Toy Story, perché è proprio da Tin Toy che nacque la fiducia della Disney nel finanziare un lungometraggio animato interamente al computer. Curiosamente, alcuni tratti di Tinny sopravvivono ancora oggi in Woody, come il suo legame con il mondo del passato e il fascino un po’ nostalgico.

4. Barbie e l’assenza nel primo Toy Story

Molti spettatori rimasero sorpresi nel non trovare Barbie tra i personaggi del film. In realtà, inizialmente lo script prevedeva che fosse lei l’interesse amoroso di Woody. La Mattel, però, non volle concedere i diritti: temeva che il film sarebbe stato un flop e che un insuccesso potesse danneggiare l’immagine della bambola più famosa del mondo. Dopo l’incredibile successo del primo capitolo, la casa di produzione cambiò idea e Barbie entrò trionfalmente in Toy Story 2, diventando uno dei personaggi più amati. È ironico pensare che un’azienda così attenta al marketing rischiò di perdere una delle occasioni più memorabili per rilanciare il proprio marchio in un’epoca in cui i giocattoli legati ai film diventavano fenomeni planetari.

5. Billy Crystal e il rimpianto legato a Toy Story

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Il ruolo di Buzz Lightyear venne offerto a Billy Crystal, che però rifiutò. In seguito, l’attore definì quella decisione come il più grande errore della sua carriera. Quando John Lasseter lo ricontattò anni dopo per proporgli il ruolo di Mike Wazowski in Monsters & Co., Crystal accettò immediatamente, senza nemmeno leggere la sceneggiatura. La voce di Buzz, come sappiamo, finì invece a Tim Allen, che contribuì in modo decisivo a rendere il personaggio iconico con il suo tono eroico e leggermente ingenuo. Questa scelta, a posteriori, si rivelò perfetta: Allen diede a Buzz quella sfumatura comica involontaria che si sposava alla perfezione con il carattere più sarcastico di Woody, doppiato da Tom Hanks.

6. I limiti tecnici dietro Toy Story

Oggi siamo abituati ad animazioni digitali ultra realistiche, ma nel 1995 molte tecnologie non erano ancora state sviluppate. Per questo la Pixar dovette ricorrere a soluzioni ingegnose: i capelli dei personaggi sono sempre corti o raccolti, così da evitare il problema – allora irrisolvibile – di animare chiome fluenti. Anche i liquidi e le esplosioni furono gestiti con estrema cautela, spesso lasciandoli avvenire fuori campo. Queste scelte, nate da limiti tecnici, divennero parte integrante dello stile visivo del film, rendendolo ancora oggi immediatamente riconoscibile. È affascinante pensare che i limiti tecnologici, invece di penalizzare il film, contribuirono a renderlo coerente e stilizzato, dandogli un’estetica che non è mai invecchiata.

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7. La stanza di Andy in Toy Story piena di segreti

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Un occhio attento può scoprire un piccolo tesoro di citazioni nella camera di Andy. Alcuni libri sugli scaffali portano i titoli di corti Pixar degli anni ’80, come Tin Toy, Luxo Jr. e Knick Knack. Sulle pareti, invece, ci sono disegni che rappresentano Woody: non sono stati creati apposta per Andy, ma sono i veri schizzi preparatori degli animatori. Perfino gli amici invitati alla sua festa di compleanno condividono lo stesso modello digitale del protagonista, differenziati solo da capelli e vestiti. Era un modo intelligente per risparmiare tempo e risorse, senza rinunciare alla varietà visiva. Questo dettaglio è un esempio perfetto del modo in cui la Pixar, fin dall’inizio, amava riempire i propri film di piccoli segreti che premiavano la curiosità degli spettatori più attenti.

8. I soldatini verdi di Toy Story

Per animare i piccoli soldatini verdi, la Pixar si ispirò direttamente alla realtà. Alcuni attori vennero messi a camminare con le scarpe incollate a tavole di legno, simulando la rigidità tipica di quei giocattoli. I movimenti goffi e poco naturali che ne risultarono vennero replicati nel film, conferendo ai soldatini quella comicità involontaria che li ha resi così memorabili. È un dettaglio che mostra quanta cura maniacale fosse riposta in ogni minimo aspetto del film, anche per i personaggi secondari. Non a caso, i soldatini divennero talmente popolari da ritornare anche nei sequel, conquistando uno spazio comico tutto loro.

9. L’inquietante citazione a Shining dentro Toy Story

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Tra i dettagli più sorprendenti, ce n’è uno che lega Toy Story a un film horror cult: Shining di Stanley Kubrick. Il tappeto nella camera di Sid, il bambino che ama smontare e ricombinare i giocattoli, è identico a quello della hall dell’Overlook Hotel. Una citazione voluta dagli animatori Pixar, molti dei quali grandi fan del capolavoro di Kubrick. È un richiamo sottile ma inquietante, che rafforza l’atmosfera disturbante delle scene ambientate nella casa di Sid. La scelta non è casuale: se Andy rappresenta il lato luminoso e rassicurante dell’infanzia, Sid incarna l’altro volto, quello caotico e distruttivo, e il riferimento a Shining sottolinea proprio questa contrapposizione.

10. Buzz Lightyear e la creazione in Toy Story

Il design di Buzz Lightyear non è stato lasciato al caso. I suoi colori principali – verde, viola e bianco – hanno tutti un significato particolare. Il verde era il colore preferito di John Lasseter, il viola quello preferito di sua moglie, mentre il bianco richiama direttamente le tute spaziali delle missioni Apollo. Persino il suo nome passò attraverso varie fasi: inizialmente il personaggio si chiamava Lunar Larry, poi divenne Buzz Lightyear in onore dell’astronauta Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sulla Luna. Questo mix di riferimenti personali e culturali rese il personaggio unico, un perfetto equilibrio tra omaggio alla storia della conquista spaziale e desiderio di creare un’icona pop moderna.

11. Il furgoncino Pizza Planet nato con Toy Story

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Uno degli elementi più iconici introdotti da Toy Story è il furgone giallo della Pizza Planet. Quella che poteva sembrare una semplice trovata è diventata una vera e propria tradizione: il camioncino compare in quasi tutti i film Pixar successivi, a volte in primo piano e altre nascosto in un angolo della scena. È un marchio di fabbrica che collega l’intero universo Pixar e diverte i fan che amano scovarlo a ogni nuova uscita. L’apparizione del furgoncino è talmente attesa che gli spettatori si sono trasformati in veri e propri “cacciatori di easter egg”, pronti a fermare i fotogrammi per individuarlo anche nelle situazioni più improbabili.

12. Il successo mondiale di Toy Story

Con un budget di circa 30 milioni di dollari, Toy Story ne incassò quasi 400 in tutto il mondo, dimostrando che l’animazione digitale poteva conquistare il grande pubblico. Fu candidato a tre Oscar, tra cui quello per la miglior sceneggiatura originale – un primato assoluto per un film d’animazione – ma non vinse. Tuttavia, l’Academy consegnò a John Lasseter un Oscar speciale “per la sua ispirata leadership nel creare il primo lungometraggio animato al computer”. Era il riconoscimento a un film che aveva appena cambiato la storia del cinema.