Familiar touch: recensione del film di Sarah Friedland

Al cinema del 25 settembre 2025 l'esordio di Sarah Friedland, Familiar touch, con protagonista l'attrice Kathleen Chalfant.

La regista e coreografa Sarah Friedland dirige il suo primo lungometraggio, prodotto da Alexandra Byer, Matthew Thurm e dalla stessa Sarah Friedland, dal titolo Familiar touch. Protagonista una straordinaria, Kathleen Chalfant, nota e apprezzata attrice teatrale, apparsa anche in numerose serie televisive come House of Cards, Duplicity e The affair. Famialir touch è la storia di Ruth Goldman, donna anziana affetta da demenza che viene portata dal figlio in una struttura per anziani, non ricordando di aver acconsentito, e non capendo esattamente cosa stia accadendo. Mentre tutto per lei e attorno a lei le sembra stia cambiando, è la sua interiorità ad affrontare un processo di cambiamento e a trovare in quell’ambiente a volte accogliente, altre volte ostile e sconosciuto, una nuova vita di tutti i giorni. Familiar touch sarà in sala a partire dal 25 settembre 2025.

Familiar touch è quel tocco familiare da custodire e offrire a una nuova ordinarietà dell’esistenza

Familiar touch - cinematographe.it

Familiar touch è un film sull’importanza di vivere il presente, forse senza connessioni con il passato e il futuro, e che per situazioni di forze maggiore, vive solo quei pochi attimi e istanti che si possono definire tempo presente. Lo sguardo intimo, poetico e documentaristico di Sarah Friedland è sempre fortemente cinematografico, e anche nell’ambito informativo non è mai didattico. I movimenti di macchina sono quasi assenti, spesso le scene sono a camera fissa o ferme sui primi piani, a riprendere gli stessi movimenti accennati, lenti e calmi della protagonista, e degli altri personaggi. Le figure attorno al personaggio di Ruth si avvicinano in silenzio, con calma, pacate, riuscendo ad entrare in contatto con lei. Un contatto con la realtà che Ruth a volte perde del tutto e che porta gli affetti ad un livello di difficoltà diverso. Ma anche questa viene trattata con leggerezza, e rispetto, con un interesse che è all’esterno della protagonista, ma pur sempre con un focus su di lei.

Familiar touch non è un film che racconta solo l’Alzheimer, ma l’Alzheimer vissuto da Ruth, cuoca incredibile, donna volitiva, spiritosa e amorevole, insieme a quei momenti di lucidità dove si rende conto che la propria memoria sta svanendo. I colori di casa di Ruth sono vivaci, morbidi, caldi; quelli nella casa di cura, pur mantenendo la loro luminosità, si affievoliscono, attenuando la loro carica cromatica, abbandonandosi a un mondo dove l’energia è smorzata. Perché serenità e quotidianità acquistano un altro significato, che nulla a che fare con quello più comune, e che portano a vederle da un’altra prospettiva. Da un’angolazione che dal punto di vista narrativo è inedita. La recitazione di Kathleen Chalfant dà anima, voce e identità alla protagonista Ruth, con un’interpretazione sensoriale, emotiva e raffinata, che riesce ad essere al tempo stesso tenue e intensa, esile e determinata.

Scene e sequenze che rimarranno impresse

Familiar touch

La vita che Ruth condurrà e il tempo che trascorrerà nella casa di riposo saranno persuasi da un alone di passato, come la grande capacità che Ruth ancora possiede in cucina, la memoria di come si prepara un piatto che mai la abbandona. Ma l’esistenza si modifica: i legami, la vita di tutti i giorni, la serenità, l’ironia e il piacere. Emblematica, oltre che commovente ed estremamente dolce, intrisa di quella tranquillità che tanto si ricerca nella frenesia della routine, la scena in piscina. Una Ruth, in stato quasi di beatitudine totale, si lascia andare a un’acqua che la culla, che la trasporta e lei, con gli occhi chiusi, vive quel momento quasi estatico. Il debutto di Sarah Friedland attesta una maturità nel muovere la macchina da presa, senza però andando a rivelare una cifra stilistica data dalla selezione o dalla preferenza di alcune inquadrature, creando invece un suo registro, unico e originale, nel legare le scene tra loro, nel creare un sequenza, un mood e un andamento filmico.

Familiar touch: valutazione e conclusione

Familiar touch

L’esordio di Sarah Friedland esplora tematiche complesse e lo fa con grande semplicità. Trattando una condizione delicata e che, anche se degenerativa, è spesso alternata a momenti di lucidità. La trasformazione di Ruth è innegabile, ma non è strettamente legata alla malattia. Ruth vive una nuova consapevolezza di se stessa, forse non si ricorda molte cose, ma sa stare e sorridere nel suo presente. Familiar touch è sensibile ed elegante, ha una tecnica che nell’elementarità della regia, è più ricercata nella fotografia e nel montaggio, rallentando quelli che sono i più abituali tempi cinematografici. Ogni sequenza che sembra ritardare e rinviare l’azione, è la partecipazione corrente, viva, sentita dell’oggi di Ruth. Dell’ora, del minuto e del secondo esatto in cui lei è lì. Familiar touch racconta, con gentilezza e morbidezza, un punto di vista sulle persone più fragili e più anziane che si allontana dai cliché, da tutto ciò che ci si aspetterebbe, affrontando e capovolgendo quelli che sono modelli entrati nell’immaginario collettivo. Ma che sono solo preconcetti e, forse, anche convenzioni.

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Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Recitazione
Sonoro
Emozione