La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione: di cosa parla il doc Rai?

Il documentario si fregia di materiale di repertorio e contributi inediti.

L’11 settembre Rai 3 manda in onda La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione. Il documentario, a firma Marco Spagnoli, racconta cosa succede quando un gruppo di ventenni affamati prende in mano una cinepresa e decide di rivoluzionare un sistema intero con la forza delle idee. Oltre a Bertolucci, ovviamente figura portante della narrazione, viene messo l’accento su altre eccellenze come Vittorio Storaro, Ferdinando Scarfiotti, Gato Barbieri, Stefania Sandrelli. Più che esaltare un’individualità, lo scopo dell’opera è rendere onore e merito a una scuola, a una generazione plasmata dall’istinto, abbastanza coraggiosa da discostarsi dalle correnti dominanti fino ad allora.

Di cosa parla La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione

Di cosa parla il documentario La nostra magnifica ossessione. Bernardo Bertolucci e la sua generazione - Cinematographe.it

Con la stessa cura per i dettagli di un artigiano, Spagnoli va a caccia di materiali d’archivio che restituiscono il peso dell’epoca, segnata da conflitti politici e da una dirompente voglia di rompere i vecchi schemi.

La voce fuori campo di Stefania Sandrelli accompagna lo spettatore alla scoperta di immagini e voci difficilmente confondibili, specie per chi ha vissuto sulla propria pelle quel particolare periodo. I film-manifesto sviscerati – Il conformista, Novecento, Ultimo tango, L’ultimo imperatore — sono esplosi da un’urgenza in un tempo dove la settima arte valicava i confini del set contaminava l’immaginario popolare.

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Produzione Minerva Pictures, Arte e Rai Documentari, il documentario dura 90 minuti ed è costruito su testimonianze rare, molte dei quali mai trasmesse prima, comprese interviste a protagonisti diretti o indiretti che hanno lavorato con Bertolucci o ne hanno raccolto l’eredità sul campo, tra cui Dario Argento, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Daniele Luchetti, Vittorio Cecchi Gori. A corredo, le parole di nomi meno illustri, professionisti che hanno vissuto il cinema sul campo, dietro la macchina da presa o nei reparti tecnici.

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