Woody Allen contro l’Ucraina: “Non ho insultato nessuno partecipando al festival russo”
Woody Allen risponde alle critiche dell'Ucraina dopo la sua partecipazione a un festival cinematografico russo.
Woody Allen torna al centro delle polemiche internazionali. Il regista newyorkese, da oggi nelle librerie italiane con il suo primo romanzo, è stato duramente criticato dal ministero degli Esteri ucraino per la sua partecipazione – seppur in collegamento video – alla Settimana internazionale del cinema di Mosca, un festival nato nel 2024 e considerato dagli osservatori come vicino alla propaganda culturale del Cremlino. Kyiv ha parlato apertamente di “vergogna” e di “insulto” nei confronti delle vittime del conflitto, sottolineando come la presenza del regista equivalga a un sostegno indiretto alla Russia di Vladimir Putin.

Allen, raggiunto dall’Associated Press, ha voluto chiarire la propria posizione. “La guerra in Ucraina è spaventosa e credo fermamente che Putin sia completamente in torto”, ha affermato, aggiungendo però che “interrompere il dibattito artistico non è mai un buon modo per aiutare”. Per il cineasta, la cultura deve rimanere uno spazio di dialogo al di là delle contingenze politiche. Un concetto che ha ribadito anche durante l’incontro online moderato dal regista Fyodor Bondarchuk, occasione in cui ha ricordato la sua lunga ammirazione per il cinema e la letteratura russa, da Sergej Bondarčuk a Tolstoj, fino a Dostoevskij.
Non è un mistero che Woody Allen abbia sempre coltivato un forte legame con l’immaginario culturale russo. Nel 1975 firmò Amore e morte, una parodia raffinata della narrativa ottocentesca, mentre nel 1989 intitolò Delitti e misfatti con un chiaro richiamo a Delitto e castigo. Durante l’intervento a Mosca, ha persino ricordato di aver visto in un solo giorno l’interminabile Guerra e pace di Bondarčuk, quasi sette ore di proiezione che definì “un’esperienza memorabile”. Non a caso, il regista ha ammesso che gli piacerebbe un giorno girare un film in Russia, tra Mosca e San Pietroburgo.
La risposta ucraina, tuttavia, non si è fatta attendere. In un comunicato diffuso sui social, il ministero degli Esteri ha definito “inaccettabile” che Allen partecipasse a un evento che “riunisce i sostenitori e le voci di Putin”, accusandolo di aver scelto di “chiudere un occhio sulle atrocità che la Russia commette quotidianamente”. Per Kyiv, la cultura non può essere separata dalla responsabilità morale, soprattutto quando viene usata come strumento di legittimazione di una guerra che dura ormai da più di dieci anni.
Il caso si inserisce in un contesto già complesso per la carriera di Allen, il cui prestigio è stato appannato negli ultimi anni dalle accuse legate al movimento MeToo e dal rinnovato dibattito attorno alla testimonianza della figliastra Dylan Farrow. Nonostante ciò, il regista continua a difendere la propria idea di cinema come luogo di libertà, anche mentre valuta l’ipotesi di ritirarsi dopo Coup de Chance, il suo cinquantesimo film. “Il mondo del cinema è cambiato, e non in meglio. Il fascino che mi aveva conquistato sembra svanito”, ha detto di recente.