Chi è il montatore: 5 cose da sapere

l montatore è l’artefice nascosto dietro ogni film: scopri 5 cose fondamentali da sapere su chi dà forma definitiva a un’opera cinematografica.

Il cinema è un’arte collettiva, eppure raramente si pensa a chi, dietro le quinte, ha il compito di dare forma definitiva a un film: il montatore. Spesso invisibile al grande pubblico, il montatore è colui che, insieme al regista, decide il ritmo del racconto, l’intensità delle emozioni e persino il significato delle immagini. Senza il montaggio, il cinema sarebbe solo una sequenza di riprese sconnesse. In questo articolo vediamo 5 cose fondamentali per scoprire chi è il montatore, figura indispensabile dell’industria audiovisiva.

1. Il montatore: l’architetto del film

Il montatore è, in un certo senso, l’architetto dell’opera cinematografica. Se il regista è colui che immagina e dirige le riprese, il montatore è colui che le assembla, le plasma e le ordina per creare una struttura narrativa coerente.

Un film non viene girato in ordine cronologico, ma attraverso frammenti che, solo dopo, prendono forma nel montaggio. Il lavoro del montatore consiste nel dare senso al caos delle immagini, trovando il giusto equilibrio tra ritmo, emozione e chiarezza narrativa. Non a caso molti grandi registi hanno avuto accanto montatori che sono diventati veri e propri co-autori: pensiamo a Thelma Schoonmaker con Martin Scorsese o a Sally Menke con Quentin Tarantino.

2. Il montaggio come respiro del cinema

Una delle cose più importanti da sapere sul montatore è che il suo lavoro determina il tempo e il respiro del film. Un taglio di pochi fotogrammi può cambiare completamente il senso di una scena: un’inquadratura lasciata più a lungo aumenta la tensione, mentre un montaggio serrato dà energia e frenesia.
Un esempio celebre è la sequenza della doccia in Psycho (1960) di Alfred Hitchcock, montata da George Tomasini: senza quella rapidità di tagli, la scena non avrebbe avuto la stessa forza scioccante.
Il montatore, quindi, non si limita a “tagliare e cucire” le immagini, ma decide il ritmo con cui lo spettatore respira il film. È una responsabilità enorme, perché significa incidere direttamente sulla percezione emotiva del pubblico.

3. Il montatore è anche narratore

Spesso si pensa che il montaggio sia solo tecnica, ma in realtà è profondamente narrativo. Il montatore sceglie cosa mostrare, cosa nascondere, come far evolvere i personaggi e in quale ordine rivelare le informazioni. Un cambio di posizione di una scena, o l’eliminazione di un’intera sequenza, può cambiare il messaggio del film. Molti capolavori devono la loro forza proprio a un lavoro di montaggio accurato e creativo.

Basti pensare a Thelma Schoonmaker, storica collaboratrice di Martin Scorsese, che ha dato un’impronta inconfondibile al ritmo e all’energia di film come Toro Scatenato e Quei bravi ragazzi. Il suo stile non è solo tecnico, ma narrativo: attraverso tagli rapidi e fluidi riesce a restituire la violenza emotiva delle storie di Scorsese.

Un altro esempio è Sally Menke, fedele montatrice di Quentin Tarantino fino alla sua scomparsa. Le sue scelte di montaggio hanno reso possibili le strutture non lineari di film come Pulp Fiction e Kill Bill, in cui la suspense e la sorpresa nascono proprio dall’ordine in cui le scene sono organizzate.

4. Il montaggio tra digitale e analogico

Un tempo il montaggio avveniva in maniera fisica, tagliando e incollando pellicole.
In questa fase storica, il montatore lavorava direttamente sulla pellicola cinematografica, utilizzando tavoli da montaggio, moviole e strumenti come forbici e nastri adesivi per tagliare e incollare i fotogrammi.

Era un processo lungo, complesso e spesso artigianale, che richiedeva una precisione estrema: ogni taglio era irreversibile e doveva essere pensato con cura. La pellicola veniva letteralmente manipolata con le mani, e la relazione tra montatore e materiale filmico era molto più fisica e concreta rispetto a oggi. Oggi, con il digitale, il lavoro è diventato più rapido e flessibile, ma non per questo meno creativo.

Software come Avid, Premiere Pro o Final Cut hanno rivoluzionato la professione, permettendo infinite possibilità di sperimentazione. Tuttavia, la tecnologia non sostituisce mai il talento: ciò che conta è l’occhio, la sensibilità e la capacità di leggere la materia filmica.

5. Chi è il montatore come “autore invisibile”

L’ultima cosa da sapere è forse la più importante: il montatore non è mai un semplice tecnico, ma un co-autore dell’opera. Molti registi lo riconoscono apertamente: Sergio Leone collaborava con Nino Baragli, che contribuiva al respiro epico dei suoi western; Stanley Kubrick lavorava a stretto contatto con Ray Lovejoy, fondamentale nel dare forma a capolavori come 2001: Odissea nello spazio. O, come detto precedentemente, Thelma Schoonmaker ha influenzato lo stile narrativo di molte opere di Scorsese.

Il montatore, dunque, è un artista che lavora nell’ombra ma che lascia un’impronta indelebile su ogni film. È la mano invisibile che guida lo sguardo dello spettatore, che regola emozioni, suspense e poesia.

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