Sydney Sweeney: rivelata l’affiliazione politica dell’attrice, dopo le polemiche sullo spot American Eagle

Tra silenzi strategici e polemiche virali, Sydney Sweeney si ritrova di nuovo nel mirino.

Sydney Sweeney è di nuovo sulle homepage, ma stavolta non c’entra né un nuovo progetto HBO né una copertina patinata. L’attrice 27enne di Euphoria si è infilata — forse senza volerlo — in un vortice di polemiche che mescola moda, ideologia e identità politica. E il pubblico, ça va sans dire, è già diviso in fazioni da stadio.

Sydney Sweeney: dallo spot di American Eagle alla polemica sulla registrazione repubblicana

Lo schieramento politico di Sydney Sweeney - Cinematographe.it

Tutto è partito da una pubblicità di American Eagle. Immagini patinate, look pulito, atmosfera da sogno americano riveduto e corretto. Ma qualcuno ci ha visto altro: simboli “bianchi”, riferimenti subliminali, un’estetica che secondo diversi utenti promuoverebbe addirittura l’eugenetica. In mezzo a questo polverone, ecco il colpo di scena.

Stando a quanto riportato da Newsweek e altri giornali americani, i documenti pubblici della Florida mostrano che Sydney Sweeney si è registrata come elettrice repubblicana lo scorso 14 giugno, nella contea di Monroe. È tutto nero su bianco, status attivo incluso. Bastava questo per far scattare l’ennesimo incendio sui social.

Polemiche sullo schieramento politico di Sydney Sweeney dopo un spot - Cinematographe.it

C’è anche chi è andato a scavare nel passato, tirando fuori le foto della festa per i 60 anni della madre, nel 2022: invitati con cappellini in stile MAGA, magliette “Blue Lives Matter” in bella vista. All’epoca lei aveva provato a smorzare i toni: “Non era un messaggio politico, era solo una festa di famiglia”. Ma oggi, con una tessera di partito confermata, quella versione fa un po’ più fatica a reggere.

Per ora Sydney Sweeney resta zitta. Nessun comunicato, nessun post, silenzio totale. Forse è calcolo. Forse no. Di sicuro, intanto, American Eagle non si lamenta: da quando è uscita la campagna con lei, le azioni sono salite del 4%. Altro che danni d’immagine.

Una cosa è certa: oggi è sufficiente una foto, uno spot, o una voce filtrata da un registro elettorale e si scatena una guerra culturale. E in mezzo ci finisce chiunque abbia un volto abbastanza famoso da diventare schermo.

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