The Enforcer: recensione del film Prime Video con Antonio Banderas

The Enforcer è un noir urbano con sfumature di thriller che rendono piena giustizia al talento e alla fama di Antonio Banderas.

Uomini come Cuda non cercano redenzione. Semplicemente la trovano, per caso, in un dettaglio fuori posto, in uno sguardo innocente, in una colpa che torna a bruciare dopo anni di assuefazione. In The Enforcer, thriller urbano approdato su Prime Video il 31 luglio 2025, Antonio Banderas interpreta uno di questi uomini crepuscolari, consumati dalla violenza eppure ancora capaci di scegliere.

È un film che non urla, non ostenta, non corre dietro alla spettacolarità. Preferisce camminare lento, con passo stanco, ma determinato. E nel farlo, riesce a ritagliarsi uno spazio sincero nel panorama dei noir contemporanei.

Cuda è un sicario esperto, legato alla criminalità organizzata della Miami notturna. Lavora per Estelle (Kate Bosworth), una donna spietata che ha sostituito l’intimidazione con la tecnologia, trafficando in schiavitù digitale e cyber-sex. Per anni, Cuda ha eseguito ordini senza porsi troppe domande, convinto che la moralità non fosse più affar suo. Ma quando si imbatte in Billie, una ragazzina senza punti di riferimento, destinata a essere inghiottita da quel mondo oscuro, qualcosa in lui si incrina. Il film si costruisce tutto su quella frattura: è lì che nasce l’uomo nuovo, quello che decide di rischiare tutto pur di salvare almeno una vita. Una sola.

The Enforcer: Antonio Banderas in uno dei suoi ruoli più intensi

Il cuore del film è proprio lui: Antonio Banderas, protagonista assoluto e silenzioso, carismatico e ferito. Il suo Cuda è un uomo di poche parole, ma denso di sguardi, silenzi, esitazioni. È un personaggio che conosce il peso delle proprie azioni, che non cerca giustificazioni, ma solo un’ultima possibilità. Banderas, in una delle sue interpretazioni più contenute ma efficaci degli ultimi anni, restituisce tutta la stanchezza e l’umanità di un uomo che ha imparato troppo tardi cosa significhi proteggere.

Il resto del cast rimane in secondo piano. Kate Bosworth è efficace nel ruolo della villain fredda e manipolatrice, ma non riesce mai a uscire davvero dagli schemi. Zolee Griggs, nei panni di Billie, porta una fragilità genuina al personaggio, anche se la sceneggiatura non le concede un vero spazio evolutivo. Il film è interamente costruito attorno a Cuda, ed è nel suo percorso che si concentra tutto il valore narrativo.

Location eccezionali, fotografia altamente funzionale

Girato tra Salonicco e Atene, ma ambientato in una Miami notturna e trasfigurata, The Enforcer gioca con un’estetica cupa e neon, che strizza l’occhio al noir contemporaneo e ai paesaggi urbani più allucinati. La fotografia di Callan Green è funzionale alla narrazione: restituisce una città alienata, spoglia, dove la bellezza artificiale nasconde solo il vuoto. Ogni ambiente sembra appartenere più alla psiche del protagonista che a una reale geografia urbana.

La sceneggiatura di W. Peter Iliff non brilla per originalità. I nodi narrativi sono prevedibili, i dialoghi essenziali e privi di guizzi. Eppure, proprio questa sobrietà si rivela, in parte, un punto di forza. Non ci sono svolte inutili, né sorprese forzate. Tutto procede secondo un ritmo misurato, quasi rituale, come se il destino di Cuda fosse già scritto e il film non facesse altro che accompagnarlo verso la sua ultima scelta.

The Enforcer: un urban thriller semplice e efficace

The Enforcer non è un film per chi cerca azione esplosiva o trame intricate. È un thriller dai toni sommessi, che punta tutto sull’atmosfera e sull’introspezione. Cuda è un antieroe classico, un uomo ai margini, e la sua parabola non offre redenzioni facili né catarsi liberatorie. È un noir asciutto, in cui il dramma interiore pesa quanto i proiettili, e dove la salvezza si misura in silenzi più che in colpi di scena.

Nonostante i limiti evidenti – una struttura troppo lineare, personaggi secondari appena abbozzati – il film riesce a lasciare qualcosa. Non per ciò che mostra, ma per ciò che sottintende. Non per la trama, ma per la malinconia con cui accompagna il suo protagonista verso l’inevitabile.

The Enforcer: valutazione e conclusione

In un catalogo sempre più affollato, The Enforcer si distingue per coerenza, misura e una struggente sincerità. Non è cinema innovativo, ma è cinema che conosce i propri strumenti e li utilizza con dignità. E quando a guidarlo è uno come Banderas, anche la semplicità può diventare toccante.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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