I Cesaroni tornano al GFF 55 con un’edizione tutta “de core”
Tra emozione e risate, il cast racconta il ritorno della serie cult: nuovi personaggi, vecchi affetti e uno spirito intatto. Claudio Amendola, Matteo Branciamore, Andrea Arru e Marta Filippi si raccontano a Giffoni.

A Giffoni 55 l’aria è quella di una grande reunion. Claudio Amendola, Matteo Branciamore, Marta Filippi e Andrea Arru hanno incontrato stampa e pubblico per raccontare I Cesaroni – Il ritorno, reboot della celebre serie che ha segnato un’epoca nella televisione italiana.
Il primo a prendere la parola è Claudio Amendola, che fin da subito rivendica il legame speciale con questo festival: “Le domande più belle le ho ricevute qui a Giffoni”, confessa, lasciando trasparire una genuina emozione. E in effetti, l’atmosfera è quella dei momenti sinceri, di quelli che – proprio come i Cesaroni – mischiano leggerezza e profondità.
I Cesaroni: cambiamenti, assenze e nuovi inizi

Il ritorno della serie non è solo un’operazione nostalgica, ma un vero e proprio passaggio di testimone. “Giulio oggi è un nonno all’antica”, racconta Amendola, “affronta la vita con più dialogo e meno pizze in testa. Ma resta quello che abbraccia tutti, che si fa in quattro per la famiglia”. Giulio è cambiato, è maturato, e con lui anche la serie, che si prepara ad affrontare tematiche più attuali senza perdere però il tono familiare e ironico che l’ha sempre contraddistinta.
Il ricordo di Antonello Fassari – lo storico Cesare – è vivo nel cuore del cast. “Lo sapevamo malato, ma speravamo di averlo con noi. Alla fine non ce l’ha fatta, ma il suo personaggio resta parte della narrazione, e soprattutto dell’anima della serie”, racconta Amendola senza nascondere una commozione sincera sul volto. “Sul primo ciak c’era scritto: ‘Ciao Antonello’. Abbiamo trovato un modo per salutarlo che, speriamo, parli anche al cuore del pubblico. Perché Cesare, in fondo, c’è ancora.”
Nuove generazioni, nuovi volti, stessa famiglia

Nel nuovo ciclo troviamo volti noti, ma anche diverse new entry. Marta Filippi interpreta la compagna di Marco, madre di una ragazza adolescente: “Parto da fan della serie. Sapevo cosa significava entrare in questo universo. Il mio è un personaggio nuovo, lucido, determinato, ma anche capace di nascondere le proprie fragilità per il bene della famiglia”.
Andrea Arru, invece, interpreta un giovane colto, affascinante e diretto, che si intreccia sentimentalmente con la figlia di Marco. Un ruolo diverso da quelli affrontati finora – come il bullo ne Il ragazzo dai pantaloni rosa o il protagonista con autismo in Rivali, serie Netflix – ma che continua un percorso di ruoli complessi: “Non è facile avere gli strumenti per interpretarli. Richiede molto lavoro, molta fatica, ma sono felice di poter dare voce a queste storie”.
La TV che racconta, diverte e (forse) educa

Ma I Cesaroni non sono solo risate e drammi familiari. Per Amendola, la serie ha sempre avuto anche una funzione “involontariamente educativa”: “Senza voler insegnare nulla a nessuno, abbiamo sempre cercato di trattare temi delicati con leggerezza, ma mai con superficialità. Tanti genitori nel corso degli anni mi hanno detto: non sapevo come parlare con mio figlio di certi argomenti, e ho usato le tue parole della serie per farlo”.
E cosa direbbe oggi a un ragazzo che non ha mai visto I Cesaroni? Amendola ha risposto così: “Ti diverti, ti riconosci, ti poni qualche domanda. Non è pomposa né didascalica, ma ti lascia respirare. E forse ti aiuta a capire qualcosa in più”.
Il ricordo di papà Ferruccio
Non è mancato, nel corso dell’incontro, un momento di emozione vera. Claudio Amendola ha ricordato il padre Ferruccio, con un aneddoto che è anche una lezione di vita: “Primo giorno di set, avevo 18 anni, mi venne a prendere una macchina con l’autista. Mio padre mi fermò sulla porta e mi disse: ricordati che dove vai ora a lavorare ce stanno almeno cento persone che lavorano per mettere bene sullo schermo il faccione tuo”. Un insegnamento che Amendola ha fatto suo e che lo ha guidato in tutta la sua carriera.
Il ruolo della musica nei Cesaroni
Matteo Branciamore ha anche parlato del ruolo centrale della musica nel personaggio di Marco, sottolineando quanto essa sia diventata uno strumento di espressione: “Marco, dalla musica con la voce, diventa produttore musicale. La musica è molto importante nei Cesaroni. È lo strumento più efficace con cui Marco riesce a dare concretezza alle sue emozioni”. Un elemento che, da sempre, rappresenta un filo conduttore nel suo percorso di crescita, tanto personale quanto professionale.
Alla domanda su come descriverebbe i Cesaroni in una sola parola, Claudio Amendola ha risposto con un’immagine semplice ma potente: «Quando guardi i Cesaroni prima di andare a dormire, dormi bene. Con il sorriso». Perché alla fine, quella dei Cesaroni è una famiglia per bene, una famiglia “de core”, che si stringe, si urla, si aiuta, che prova sempre a risolvere tutto in un grande abbraccio. Una comunità umana che affronta i problemi con calore e ironia, restituendo allo spettatore uno sguardo leggero ma profondo sulle cose. E proprio “De Core” è la parola che Marta Filippi sceglie per definire i Cesaroni oggi, chiudendo così l’incontro con simpatia e affetto.