Untamed: recensione della miniserie Netflix con Eric Bana
La recensione del mistery-crime creato da Mark L. ed Elle Smith, con Eric Bana nei panni di un ranger alle prese con uno scomodo omicidio. Su Netflix dal 17 luglio 2025.
Mark L. Smith sembra avere trovato nella natura selvaggia e incontaminata di foreste, montagne e fiumi, la cornice preferita dove ambientare le vicende che di volta in volta decide di portare sullo schermo. Così dopo Revenant e American Primeval, con la complicità in fase di scrittura di Elle Smith, lo sceneggiatore statunitense ha firmato una miniserie in sei episodi (da 50 minuti circa cadauno) la cui storia si sviluppa quasi interamente nelle suddette location. In Untamed, disponibile su Netflix dal 17 luglio 2025, ci ritroviamo catapultati nel cuore del parco nazionale di Yosemite, in California, al seguito di Kyle Turner, uno schivo agente federale del National Park Service chiamato a indagare sulla misteriosa morte di una ventenne senza nome che sembra essere letteralmente caduta dalla vetta del monte El Capitan. Toccherà a lui fare luce sul caso, ma questo lo porterà a scoprire alcuni oscuri segreti all’interno del parco e del suo stesso passato. Segreti che qualcuno è disposto a tutto purché rimangano sepolti sotto il verde rigoglioso degli alberi.
Untamed riesce a coinvolgere gli spettatori per l’intera durata grazie a una combinazione efficace di colpi di scena e di cliffhanger ben piazzati
Si parte dunque da un genere che va tanto di moda in queste stagioni, ossia il mystery crime, che gli autori hanno mescolato con il thriller psicologico e il dramma umano. Grazie a questo mix, Untamed riesce a coinvolgere gli spettatori per l’intera durata grazie a una combinazione efficace di colpi di scena e di cliffhanger ben piazzati sulla timeline, che consentono al racconto di mantenere alta l’attenzione. La linea gialla in tal senso è stratificata e ben ramificata, per nulla prevedibile, con un livello di tensione costante che dipende in gran parte pure dal discreto lavoro di trasposizione e messa in quadro del variegato team di registi che si sono succeduti dietro la macchina da presa, formato da Thomas Bezucha, Nick Murphy e Neasa Hardiman.
La costruzione della tensione e dei personaggi, oltre alle interpretazioni degli attori coinvolti, sono alcuni dei punti di forza della serie
Parallelamente alle indagini c’è poi una buona costruzione dei personaggi, che è tutt’altro che scontata in opere come questa, con uomini e donne che si trovano a turno ad essere vittime e carnefici, soggetti che agiscono tra istinto e puro ragionamento. Ben presto il delitto al centro della serie lascia infatti lascia spazio anche alle vicende personali dei suoi protagonisti e non è solo la misteriosa “Jane Doe” di turno a celare un passato pieno di segreti ed episodi da dimenticare. Lo stesso Turner è una figura problematica e affascinante alle prese con i suoi demoni, che l’attore australiano Eric Bana, con una performance davvero intensa e potente, riesce a fare emergere con tutto quel carico di dolore e sofferenza che si porta dietro da quando l’uomo del quale veste i panni ha perso il figlio e ha visto il proprio matrimonio andare in frantumi. Sebbene sia un professionista stimato, dotato di intuito e grande esperienza, la vita privata di Turner è un disastro. Un divorzio difficile e una certa passione per il bourbon gli creano continui problemi al lavoro e nella vita privata. Bana, qui impegnato in quello che è sicuramente il ruolo più incisivo e riuscito della sua carriera, si fa veicolo di trasmissione delle molte sfumature di un personaggio dall’identikit comune alla stragrande maggioranza dei drammi investigativi ma al quale è stato in grado di dare la giusta verità e profondità. Lo stesso si può dire per Lily Santiago, che nella serie si è misurata con bravura con l’altrettanto complessa figura della giovane ranger Naya Vasquez o per Rosemarie DeWitt e Sam Neill, rispettivamente moglie e capo di Turner.
Untamed: valutazione e conclusione
Un ranger indaga sulla misteriosa morte di una ragazza nei boschi dello Yosemite. Ma più scava, più trova altri corpi e altri segreti. Nei suoi panni un Eric Bana in grandissimo spolvero in quella che è forse la sua migliore performance davanti la macchina da presa. La sua performance è uno dei tanti punti di forza di una miniserie ben scritta e ben diretta, che mescola efficacemente crime, thriller e dramma umano, con la linea gialla solida, discretamente ramificata e una costruzione dei personaggi e della tensione.