Damaged: recensione del film Prime Video con Samuel L. Jackson

Damaged, crime thriller con nel cast Samuel L. Jackson e Vincent Cassel, arriva su Prime Video a partire dal 19 luglio 2025.

Damaged, con un cast stellare e diretto da Terry McDonough, dopo una distribuzione limitata nelle sale statunitensi, arriva su Prime Video dal 19 luglio 2025. Un crime thriller ambientato tra Chicago ed Edimburgo, dall’America alla Scozia dove due agenti si uniscono ad un ex membro delle forze dell’ordine, perseguitato da tutti quei volti ai quali non ha reso giustizia. Personalità di detective ormai distrutti dall’orrore che sono costretti a vedere e nuovi ispettori, ancora convinti di poter operare dalla parte del bene. Damaged si basa su alcune situazioni preconfezionate, ormai piuttosto note, e che nell’incipit chiariscono il mondo. Peccato che poi però nell’avanzare della storia, il film si perde più volte.

Damaged e gli ottimi attori inseriti in una storia ai limiti dell’inconsistente

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Vedere interpreti del calibro di Samuel L. Jackson, Vincent Cassel e John Hannah, affiancati da Laura Haddock, Kate Dickie e Gianni Capaldi recitare in Damaged è il maggiore dei pregi del film. Damaged per il resto non convince né riesce ad appassionare, se non all’inizio, quando si esplica la trama principale: un vecchio serial killer torna a colpire, un agente che non l’ha mai arrestato può rimettersi sulle sue tracce, e una cruda violenza terrorizza la cittadina scozzese di Edimburgo. Ma fin da subito si comincia ad eccedere sull’atrocità dei crimini, insistendo su corpi brutalmente mutilati. Scene che vengono mostrate più e più volte, per ognuno degli omicidi che si susseguono nel corso del film. Con forse il proposito di suscitare un senso di orrore e disgusto, ma anche le incursioni horror o splatter che siano, devono essere calibrate e inserite con un senso. Narrativo oltre che cinematografico, e in linea con il genere, insieme al racconto.

Satanismo, gruppi religiosi, vocazioni radicali che vedono l’umanità come un gregge di pecore smarrite. Lupi travestiti da pecore, anime perse che faticano a ritrovare la propria strada. Una missione spirituale sembra all’inizio celarsi dietro al modus operandi e a una deformazione della realtà, entrambe capaci di fondersi in uno spietato assassino che non si fermerà. Una natura rituale, convinta di dover “pulire” il mondo da tutto ciò che lo contamina, comprese fedi diverse. Damaged riserva qualche sorpresa, che ogni tanto alza il livello del film, ma è la costruzione di personaggi e la presenza di buchi di trama a far sì che quasi tutto risulti improbabile. Drammi interiori e vecchie ferite creano dei rapporti interpersonali che appaiono saldi, ma che comunque non arrivano all’empatia che spesso si ha nei confronti degli eroi o dei villain di un crime drama. Innocenti e responsabili si riducono poi a una cerchia sempre più ristretta e, questo un pregio, la matrice religiosa non è più, forse, l’ambito giusto. E gli interrogativi si complicano.

Quando neanche tecnica e linguaggio cinematografico hanno un loro registro stilistico

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Si arriva poi a un triplo finale, nel quasi disperato tentativo di sorprendere, di plasmare un thriller ad alta tensione, dove non è mai detta l’ultima parola. Il primo finale avrebbe reso Damaged il più prevedibile dei prodotti del genere degli ultimi anni, tutto fuorché innovativo, e quindi con un plot twist che non ha l’effetto sperato. Il secondo finale è invece ancora più già visto del primo. E arrivando con estrema fretta e con una vera e propria spiegazione di quanto accaduto e perché, toglie qualsiasi verosimiglianza non solo alla storia, ma anche ai personaggi. Solo il terzo finale funziona, ma non abbastanza da salvare il film o da far dimenticare i primi due. Considerando gli attori presenti e quindi la recitazione che non lascia spazio ai dubbi, è la sceneggiatura, la regia e anche la fotografia a rendere Damaged visivamente piatto, datato e scialbo. Con tagli di montaggio e momenti di raccordo tra le varie scene che a volte sono davvero intollerabili.

Damaged: valutazione e conclusione

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Il racconto di Damaged: l’indagine, i moventi, gli indizi e i reali colpevoli, avrebbe anche potuto risultare interessante, o comunque coinvolgente, come ogni thriller dovrebbe essere. E la conclusione, nel complesso accettabile. Ma la struttura, l’evoluzione, lo sviluppo e come si arriva a quella macabra verità non funzionano, né stupiscono, lasciando da parte anche quei minimi fattori circa un disegno di vendetta minuzioso che poteva essere un buon cliffhanger. Dei dubbi sorgono anche sull’immagine della follia, di una mente distorta e alienata, abbagliata dall’odio, dal sospetto e da un’idea di possesso che è sfrenata e misogina. La vera ragione dietro quei reati sanguinari ed efferati è invece una banale follia: quel profilo, quello schema, quel modello che spesso nei thriller arriva agli occhi dello spettatore, in Damaged non è ben articolato, perché anche la follia stessa ha una sua origine, una sua direzione, spesso inconsapevole. Ecco che quel finale didascalico, come il secondo, è anche poco credibile.

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