Il Signore degli Anelli, la battuta più iconica di Gimli? Un riflesso istintivo dell’attore (che odiava il trucco!)
La battuta più iconica di Gimli fu in realtà un riflesso istintivo del suo interprete. E Peter Jackson decise di tenerla.
Chi avrebbe detto che uno dei momenti più amati de Il Signore degli Anelli sarebbe nato per caso… e da un attacco di pura frustrazione? John Rhys-Davies, che ha dato vita al burbero ma irresistibile Gimli, non era nemmeno la prima scelta per il ruolo. Inizialmente Peter Jackson lo aveva considerato per interpretare Denethor, ma alla fine il ruolo andò a John Noble. Rhys-Davies, però, trovò la sua vera dimensione nel nano più iconico della Terra di Mezzo, arricchendo il personaggio con un inconfondibile accento scozzese e una fisicità sorprendente (fun fact: è più alto di Viggo Mortensen, Orlando Bloom e Ian McKellen!).

C’era solo un piccolo problema: diventare Gimli richiedeva 5 ore di trucco ogni giorno, e l’attore era allergico alle protesi. La sua pelle reagiva male, causando irritazioni e un crescente senso di esasperazione. Alla fine delle riprese, quando la produzione gli consegnò le protesi usate dicendogli che poteva “farne ciò che voleva”, Rhys-Davies le gettò senza esitazione in un falò.
Ma è proprio durante una di quelle estenuanti sessioni di riprese che nacque una delle battute più iconiche di Gimli. Come ha raccontato al Fan Expo di Denver, stavano girando con il green screen una scena in cui saltavano da un punto all’altro. Rhys-Davies, per aggiungere realismo, barcollò volutamente e Orlando Bloom, temendo che potesse cadere, lo afferrò per la barba. La reazione dell’attore fu un riflesso istintivo: gli afferrò la mano e, con tono minaccioso, esclamò: “No! Non la barba!”
Peter Jackson trovò la scena talmente perfetta che decise di lasciarla nel montaggio finale. Il risultato? Un momento adorato dai fan, che potete rivedere in La Compagnia dell’Anello durante la fuga dalle miniere di Moria. Ora, ogni volta che sentirete Gimli gridare quella frase, ricordate che dietro c’era un uomo stanco, allergico al lattice e determinato a non dover passare altre cinque ore al trucco per rigirare la scena. Eppure, proprio da quel piccolo gesto di insofferenza è nata una delle battute più memorabili di tutta la trilogia.
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