Kurt Russell: 14 curiosità sull’attore che forse non sai
14 aneddoti su carriera e privato dell'attore.
Attore carismatico e presenza scenica inconfondibile, Kurt Russell è uno dei volti più longevi e amati del cinema americano. Dalla Disney agli action movie degli anni Ottanta, fino ai film cult firmati Quentin Tarantino e ai blockbuster moderni, Russell ha attraversato decenni di cinema con una versatilità che pochi possono vantare. Uomo d’azione, interprete solido, e al tempo stesso artista capace di calarsi in ruoli comici e drammatici, ha costruito una carriera ricca e variegata. Scopriamo quattordici curiosità imperdibili su di lui.
1. Una carriera tra cult e blockbuster: i film di Kurt Russell da ieri a oggi

Kurt Russell ha iniziato la sua carriera giovanissimo, recitando da bambino in film come Il californiano (1964), per poi passare a produzioni Disney negli anni ’70 e arrivare a ruoli iconici negli anni ’80. È con 1997: Fuga da New York (1981), dove veste i panni di Snake Plissken, e La cosa (1982), nel ruolo del tormentato MacReady, che conquista definitivamente il pubblico. Seguono successi come Grosso guaio a Chinatown (1986), Tango & Cash (1989), Stargate (1994), Fuga da Los Angeles (1996) e Miracle (2004). Negli ultimi anni ha partecipato a film di successo come The Hateful Eight (2015), Guardiani della Galassia Vol. 2 (2017), Fast & Furious 7 e 8, C’era una volta a… Hollywood (2019).
2. Kurt Russell protagonista in televisione
Non solo cinema: Kurt Russell ha avuto anche un’importante carriera televisiva. Tra il 1967 e il 1972 recita in diversi episodi della serie Disneyland, mentre nel 1974 prende parte a Alla ricerca di un sogno e, nel 1976, a Racconti della frontiera. Tuttavia, il suo ruolo televisivo più significativo resta quello di Elvis Presley nel film per la TV Elvis – Il re del rock (1979), diretto da John Carpenter. La sua interpretazione intensa e rispettosa del mito gli vale una nomination agli Emmy Award, e segna l’inizio della sua duratura collaborazione con il regista.
3. Nessuna controfigura: tutto vero

Kurt Russell ha sempre voluto essere protagonista al cento per cento dei suoi ruoli, rifiutando l’uso di controfigure per le scene d’azione. Questa scelta, poco comune soprattutto nei film hollywoodiani ricchi di sequenze pericolose, dimostra la sua totale dedizione alla recitazione. Che si tratti di salti, inseguimenti o scontri fisici, Russell ha sempre preferito mettersi in gioco in prima persona. Questa attitudine ha contribuito a rafforzare il suo status di “uomo d’azione” autentico, rendendo le sue interpretazioni più realistiche e coinvolgenti agli occhi del pubblico.
4. Vita privata: moglie e figli di Kurt Russell
Kurt Russell e l’attrice Goldie Hawn formano una delle coppie più longeve e amate di Hollywood. Si incontrano sul set del film Swing Shift (1983), ma si erano già conosciuti da giovani nel film Una Pazza banda di famiglia (1968). Dopo l’inizio della loro relazione, i due non si sono mai sposati ufficialmente, pur vivendo insieme da oltre quarant’anni. Nel 1986 nasce il loro unico figlio, Wyatt Russell, oggi anch’egli attore, e Kurt diventa anche il padre adottivo di Kate Hudson e Oliver Hudson, figli della Hawn da un precedente matrimonio. La coppia è considerata un esempio di stabilità e affetto nel mondo del cinema.
5. Una coppia anche sullo schermo

La chimica tra Kurt Russell e Goldie Hawn non si limita alla vita privata, ma si riflette anche sul grande schermo. Oltre a Swing Shift, i due recitano insieme nella commedia cult Una coppia alla deriva (1987), dove interpretano una ricca snob e un falegname che la fa innamorare in modo decisamente poco convenzionale. Nel 2018 tornano a condividere il set in Qualcuno salvi il Natale, dove Russell interpreta Babbo Natale e Goldie Hawn compare nei panni di Mrs. Claus. Il successo del film porta alla realizzazione del sequel, Qualcuno salvi il Natale 2, con entrambi i coniugi ancora protagonisti, confermando il loro fascino senza tempo.
6. Kurt Russell: Santa Claus anche nella vita
Nel suo ruolo di Babbo Natale nel film Qualcuno salvi il Natale, Kurt Russell ha voluto dare un tocco personale al personaggio. In una scena in cui si mostra l’elenco dei bambini “buoni”, appaiono infatti i veri nomi dei suoi nipoti. L’attore ha chiesto alla produzione di inserirli nella lista come piccolo regalo per la sua famiglia, dimostrando il suo lato tenero e affettuoso. Questo dettaglio, che potrebbe sfuggire a una visione distratta, è un esempio della connessione tra la sua vita privata e i personaggi che interpreta, soprattutto nei ruoli familiari e natalizi.
7. Il mito di La Cosa e la collaborazione con Tarantino

Per interpretare l’iconico personaggio di MacReady in La Cosa (1982), Kurt Russell ha dovuto farsi crescere la barba per circa un anno, ottenendo un look che è divenuto immediatamente simbolo del film. Nonostante ciò, all’epoca delle prime proiezioni, l’attore era scettico sul risultato finale, ritenendo che gli effetti visivi del mostro non rendessero giustizia alla storia. Solo negli anni successivi Russell ha rivalutato il film, riconoscendolo come uno dei suoi migliori lavori. In seguito, ha collaborato più volte con Quentin Tarantino: in Grindhouse – A prova di morte (2007), interpreta lo stuntman psicopatico Mike; in The Hateful Eight (2015), è lo spietato cacciatore di taglie John Ruth “il Boia”; e in C’era una volta a… Hollywood (2019) appare nel doppio ruolo del casting director Randy e come narratore esterno, consolidando un sodalizio artistico tra due veri amanti del cinema di genere.
8. Una passione di famiglia: baseball e cinema intrecciati
Il legame tra Kurt Russell e il baseball è molto più profondo di quanto si pensi. Oltre ad aver giocato come seconda base per i Portland Mavericks — la squadra indipendente fondata dal padre Bing Russell — Kurt ha contribuito a plasmare lo spirito ribelle della squadra, che rifiutava qualsiasi affiliazione con le Major Leagues. La storia dei Mavericks, simbolo di indipendenza e creatività, è diventata il documentario The Battered Bastards of Baseball (2014), prodotto e narrato dal figlio di Kurt, Wyatt Russell. Qui, Kurt racconta con orgoglio come il baseball sia stato per lui un’ancora di libertà e un terreno di sperimentazione artistica prima di tornare al cinema.
9. L’arte marziale e la filosofia di Bruce Lee

Durante le riprese di Grosso guaio a Chinatown, Kurt Russell si avvicinò al Jeet Kune Do, la disciplina di Bruce Lee. Nonostante non fosse previsto che il suo personaggio, Jack Burton, fosse un combattente esperto, Russell volle comprendere meglio il linguaggio corporeo delle arti marziali per muoversi con maggiore sicurezza sul set. Il concetto di “essere come l’acqua” influenzò il suo approccio alla recitazione: preferire la flessibilità, non irrigidirsi in un solo archetipo e adattarsi alle situazioni. Questo pensiero ha contribuito a fare di Russell uno degli attori più camaleontici, capace di passare dal western al fantascientifico, dalla commedia al thriller, senza mai perdere credibilità.
10. Il progetto noir segreto con John Carpenter
Dopo il successo di Fuga da New York e La cosa, Kurt Russell e John Carpenter iniziarono a sviluppare un noir ambientato a New Orleans, ispirato ai classici del cinema anni ’40. Russell avrebbe dovuto interpretare un detective tormentato, immerso in un mondo di pioggia, jazz e luci al neon. Carpenter aveva immaginato un film cupo, pieno di omaggi a Fritz Lang e Orson Welles. Purtroppo, il progetto fu accantonato per problemi di budget e difficoltà con i diritti musicali. Molte idee visive vennero però recuperate in Fuga da Los Angeles e nella caratterizzazione di Jack Burton. Ancora oggi, i fan si chiedono come sarebbe stato quel misterioso “noir fantasma” mai nato.
11. Tombstone: un western “fantasma” diretto da Kurt Russell

Tombstone (1993) è uno dei western più amati degli anni ’90, ma pochi sanno che in realtà Kurt Russell ne fu il vero regista non accreditato. Dopo l’allontanamento del primo regista, Russell prese il controllo creativo per salvare il progetto. Si occupò delle scelte di regia, della gestione degli attori e del tono generale del film, mentre il regista ufficiale, George Pan Cosmatos, fungeva da “facciata” — un’idea suggerita da Sylvester Stallone, che aveva già usato questa formula in Rambo II. Russell promise a Cosmatos di mantenere il segreto fino alla sua morte, e rivelò tutto solo nel 2006. Questo retroscena spiega l’energia autentica e l’unità stilistica che ancora oggi fanno di Tombstone un cult assoluto.
12. La vocazione western di Kurt Russell e il legame con Tarantino
Cresciuto respirando i set dei western grazie al padre Bing, Kurt Russell ha sempre considerato questo genere una sorta di “vocazione spirituale”. Nei western in cui ha recitato — da Tombstone a Bone Tomahawk fino a The Hateful Eight di Tarantino — Russell ha preteso di utilizzare abiti autentici, pistole d’epoca e di curare personalmente ogni dettaglio di scena. Durante The Hateful Eight, restò nel personaggio anche fuori dal set, un approccio da “method acting” che solitamente non gli appartiene. Con Tarantino si creò un’intesa speciale: entrambi sono amanti del western come mitologia americana, più che semplice genere cinematografico.
13. La misteriosa nota di Walt Disney

Poco prima di morire, nel 1966, Walt Disney scrisse su un foglio di carta il nome “Kurt Russell”. Il significato esatto non è mai stato chiarito, ma molti lo interpretano come un segno di quanto Disney credesse nel giovane attore, che aveva allora solo 15 anni ed era già sotto contratto con lo studio. Quella nota rappresenta uno degli ultimi gesti del leggendario produttore e conferma quanto Russell fosse considerato una promessa ineguagliabile.
14. Kurt Ruseell: doppiatore segreto e “fantasma” di videogiochi
Oltre ai suoi famosi ruoli cinematografici, Kurt Russell ha una carriera sotterranea come doppiatore non accreditato. Ha prestato la voce a diversi documentari, spot pubblicitari e videogiochi. In particolare, nel videogioco Call of Duty: Ghosts (2013), Russell ha doppiato un personaggio misterioso come cameo segreto, confermato solo anni dopo. Inoltre, negli anni ’90 registrò un tutorial ironico per l’Air Force statunitense, dove spiegava le procedure di volo in chiave comica. Questo lato “fantasma” del suo lavoro dimostra come Russell ami sperimentare dietro le quinte, lontano dai riflettori, alimentando un alone di mistero che accompagna tutta la sua carriera.