Di là dal fiume e tra gli alberi: recensione del film con Liv Schreiber e Matilda De Angelis

Tratto dall’ultimo romanzo di Hemingway, già adattato per il grande schermo da Martin Campbell, Di là dal fiume e tra gli alberi è diretto da Paula Ortiz e prodotto da Tribune Pictures. Nei panni del colonnello Cantwell Liv Schreiber e co-protagonista Matilda De Angelis. Il cast del film comprende anche Josh Hutcherson, Laura Morante, Massimo Popolizio, Sabrina Impacciatore, Danny Huston, Maurizio Lombardi, insieme a molti altri. Al cinema dal 3 luglio 2025 il romanzo di Hemingway è semi-autobiografico, dove il personaggio di Renata, interpretato dalla De Angelis è ispirato alla giovane Adriana Ivanicich, che Hemingway aveva conosciuto, mentre la figura di Richard Cantwell è stato definito come una fusione del maggiore generale Charles Lahham, realmente esistito, amico storico di Hemingway e con cui combatté durante la battaglia della foresta di Hürtgen nel 1944 e l’alter ego dello stesso Hemingway

Di là dal fiume e tra gli alberi si sente il richiamo di dolori incombenti e amori dimenticati

Di là dal fiume e tra gli alberi - cinematographe.it

Agli albori del secondo dopoguerra, quando i sintomi del secondo conflitto mondiale erano più vivi nell’immaginazione che nella memoria, un colonnello dell’esercito americano, alla diagnosi di una vita che lo sta abbandonando, si sente costantemente e senza via di scampo perseguitato dalla morte. Quella che ha causato, quella in cui ha perso e quella stessa che sta per sopraggiungere. Eppure in Di là dal fiume e tra gli alberi non è mai troppo tardi per quello che è un rinnovamento, un ritrovare la parte umana di sé che non ha senso rinchiudere. In questa impossibilità disinteressata del personaggio del colonnello Cantwell si introduce la figura della contessa Cantarini, giovane ereditiera che, nonostante tutto sia cambiato, ha norme e consuetudini da rispettare. Tra un amore implicito, le conseguenze della guerra che si sentiranno per decenni, la giovane età che tanto ha di diverso da chi sente il peso degli anni che passano, lo sfondo non poteva che essere la città sull’acqua.

Venezia: singolare, antica, esotica e misteriosa è la città dove fantasmi, spiriti e sirene sono protagonisti di miti e leggende. Vagando per canali serpeggianti tra acque solcate dalle gondole e calli che formano dedali stretti e sinuosi, ombre e spettri si aggirano indisturbati. Dando così vita linfa vitale ad apparizioni illusorie, fantasie contraffatte ed eroi di racconti affascinanti, prodigiosi, incantati e stregati. Allo stesso modo la Venezia di Di là dal fiume e tra gli alberi è immortale, cosmopolita, romantica e struggente. Il colonnello Cantwell e la contessina sono due anime sole, di fronte a un futuro incerto che non li attira, ma che fa loro sentire unicamente il febbrile anelito di rimanere incastonati nel passato. Le vie vuote di una Venezia antica, tra vicoli, campielli e tortuosi anfratti in passato arene di eventi inspiegabili. Il silenzio e la nebbia li avvolgono nelle notti che passano insieme vagando fisicamente e metaforicamente soli. 

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Di là dal fiume e tra gli alberi

Se nella Venezia di ieri e oggi si tratta spesso di storie macabre e sanguinarie, qui la direzione è quella della Venezia più antica, eccentrica e suggestiva dove il rapporto che si instaura tra i due è avvolto da un alone di oscurità per chiunque cerchi di dargli una definizione. La seduzione è estranea a quel filo di un campo elettromagnetico, fatto di energie astratte e indefinite che dal nulla viene creato quando i due sono a poca distanza l’uno dall’altro. Lui è alla fine della sua vita, inseguito dalla morte, segnato dal passare degli anni, dai sensi di colpa e dal dolore della perdita. Angosce che affoga in farmaci e alcool; lei è all’inizio di una nuova fase della sua vita, promessa e inquieta sposa simbolo della giovinezza, dell’amore e di quel gusto impulsivo per rompere qualsiasi paradigma di tradizione o statuti. Lento e placido come segreta passeggiata notturna, Di là dal fiume e tra gli alberi, è a metà tra esercizio di stile e adattamento di un romanzo. 

Schreiber non potrebbe essere più adatto al ruolo di un uomo che vive compresso all’interno di un corpo martoriato dalle ferite e marcato da dolori, nel suo essere scontroso e brusco è l’amore e la dolcezza che si risveglia. Anche la De Angelis, più pronta a un sorriso sincero e e una rivelazione pericolosa, ha una carica esuberante che spesso le viene impedita, e che muta nel dare nome a ciò che per la prima volta è un sentimento intenso, acuto, mai provato. La sceneggiatura li fa così parlare tra uno sguardo e un silenzio; ogni dialogo è sia pura conversazione che accezione di valori politici e culturali di significati amorosi e sentimentali, con un contenuto che diventa poetico e malinconico. In lui tutto si muove nel lontano passato, in lei nell’imminente futuro. E in entrambi nell’accettare il presente. Ciò che ha contraddistinto l’arte poetica di Hemingway non si evince del tutto, forse solo nella sospensione dell’amore e nella lirica del concetto di morte, strettamente connesso alla vita, della quale è il termine ultimo.

Al di là dal fiume e tra gli alberi: valutazione e conclusione

Di là dal fiume e tra gli alberi

La regia del film mostra il doppio volto di Venezia, tra moli deserti d caffè storici che si svuotano all’imbrunire. Gondolieri che, irregolari, seguono traiettorie ad S, indolenti e adagiati nel meccanico movimento dei remi, che procede invece a intervalli regolari e cadenzati. Se Venezia vuota è di per sé uno spettacolo tanto unico quanto raro, vederla ripresa con attenzione tra le vie più anguste e le piazze più ariose, aggiunge un valore simbolico e astratto, quasi incorporeo. Se si tratta di Hemingway si tratta di quello che si muove, nascosto, atterrito e tremante, sotto la superficie. Cosa si cela nel cuore pietrificato di un uomo chiamato “eroe” ma che sente solo il peso di centinaia di anime che non è riuscito a salvare? E cosa invece nella mente più fresca e briosa di una giovane che nutre ancora la speranza? Forse il sentirsi persi, vicini ma allontanati dalla vita, a un punto di svolta che solo nel loro incontro possono avere la forza di affrontare.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

3.1