Perché Alvaro Vitali è Pierino, per sempre

Un volto, un personaggio, una storia intramontabile.

Alvaro Vitali è stato un testimonial dell’Italia degli anni ’80, un attore che non ha mai seguito mode effimere o tendenze passeggere, perché i suoi film, nella loro semplicità, rappresentano un riferimento e uno stile ben definito.

Ricordando Pierino di Alvaro Vitali: simbolo di una generazione

alvaro vitali pierino cinematographe.it

Sono le undici di sera di un’estate qualsiasi di metà anni ’90 o magari anche di inizio 2000. Le persone accaldate fanno stancamente zapping, guardando una televisione sempre in fermento nei palinsesti, che sembra non finire mai le idee, ma nulla cattura davvero l’interesse. I nove numeri del telecomando si esauriscono in fretta e si entra nel girone dantesco dei canali regionali, dove, tra una televendita, un ballo liscio e una chiromante, all’improvviso si sente una sigla che entra nelle orecchie e ti fa sentire subito bene.
È il fischiettio allegro e spensierato dei film di Pierino, che fanno subito pensare: “Adesso me lo riguardo anche se l’ho già visto cinquanta volte”.

Questa alchimia tra spettatore e pellicola si verifica, con notevole frequenza e successo, da oltre cinquant’anni solo con pochi attori: Bud Spencer e Terence Hill, Totò, Franco e Ciccio, Lino Banfi e Alvaro Vitali.

Non solo Pierino: nella sua carriera anche Gian Burrasca e i film di Fellini, Risi e Monicelli

Ma l’attore e comico romano non è stato solo il volto di Pierino! Ha infatti interpretato anche Gian Burrasca; nell’arco di due decenni è stato protagonista di decine di commedie sexy all’italiana e ha lavorato in alcuni film di Fellini, Risi e Monicelli.
Amarcord, Fellini Satyricon, Rugantino, Polvere di Stelle e, più recentemente, Vita da Carlo – stagione 3 sono solo alcune delle decine di pellicole che vedono Alvaro Vitali presente e attivo nel cinema italiano dalla fine degli anni Sessanta fino a poco tempo fa. Pellicole anche impegnate, che lo hanno reso interessante agli occhi di altri registi, i quali lo hanno scelto come caratterista protagonista del filone emergente di quegli anni.

Erano anni in cui si macinavano film come chicchi di caffè: produzioni veloci, con sceneggiature semplici, ricche di gag basate sulle capacità comiche degli attori, costruite sempre su tradimenti, equivoci e malintesi. Con la Sora Lella che elargiva perle di filosofia di vita da strada e battute indimenticabili.

Siamo tutti Pierino!

Tutti siamo Pierino e tutti avevamo nella nostra città o nel nostro paese quella realtà. Da nord a sud eravamo uniti nelle esperienze e nelle tradizioni e i film di quell’epoca ne sono una testimonianza diretta.
Come diceva lo stesso Alvaro Vitali: “I film di Fellini sono Nastro d’Oro, quelli di Monicelli sono Nastro d’Argento, e quelli di Vitali… Nastronzata!”

Tutti però lo ricordiamo — e lo ricorderemo — sempre e solo nelle vesti dell’eterno ragazzino dispettoso che gira in una Roma popolata dalle realtà di borgata degli anni ’80. Il bar, la gastronomia, il panificio, i ragazzini in bici, le Fiat 600 e i bus arancioni. Il traffico e le cassiere prosperose. Le giovani supplenti corteggiate da presidi malati di sesso, mogli trascurate da mariti e soldatesse procaci che girano tra reparti di ragazzi sotto la leva. Pierino, nelle barzellette, è sempre esistito ed è universale: ogni paese ha il suo monello simpatico e pasticcione. In Italia è stato portato al cinema e ha contribuito a rafforzare quel personaggio, rendendolo immortale fino ai giorni nostri. E Pierino è Alvaro Vitali.

Vitali è la maschera dell’italiano medio cresciuto negli anni ’80, quando la spensieratezza si riconosceva nello sguardo gioioso del bambino che mordeva il grissino regalato dal panettiere, nel sapore plasticoso dell’acqua nella borraccia riscaldata sotto la sella, nei pomeriggi passati a giocare a palla nei parcheggi, cercando di non farsi rimproverare dalla vecchia del secondo piano o di non far finire la palla sotto la 127 del vicino di casa.
Forse non potremo mai viaggiare nel tempo, ma grazie a queste pellicole chiunque, nei prossimi decenni, potrà vedere com’era la vita e giudicare se la classica frase da boomer “Ma che ne sanno i 2000” abbia davvero una base di verità, mescolata a una forte dose di nostalgia.

Noi salutiamo Alvaro Vitali immaginandolo davanti al cancello del Paradiso, con zainetto e grembiulino, mentre fissa San Pietro, che con gesto amichevole lo invita a varcare la soglia… e lui, senza esitare, sicuramente esclamerebbe: “A Pietro, col fischio o senza!?”

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