Elio: recensione del film Pixar

"Elio è la Pixar che raramente sbaglia un colpo". Ecco cosa ne pensiamo dell'ultimo capolavoro d'animazione targato Disney Pixar!

Domee Shi torna nel mondo Pixar dopo aver diretto Red e lavorato a film come Inside Out, Il viaggio di Arlo, Toy Story 4 e aver vinto l’Oscar nel 2018 con il corto Bao, con il 29º lungometraggio Pixar, Elio. Co-regista con Madeline Sharafian, che ha diretto il corto Pixar dal titolo Burrow datato 2025, Elio è in uscita il 18 giugno 2025. Con nel cast di voci italiane Alessandra Mastronardi, Adriano Giannini, Gaia Bolognesi, Lucio Corsi, Neri Marcorè e moltissimi altri, Elio è il primo film Pixar diretto a quattro mani. Protagonista della storia il piccolo Elio Solis, bambino di undici anni che ha perso i genitori e vive con la zia in una base militare. Elio è un bambino curioso e vivace, ma si sente profondamente solo. Sogna di essere rapito dagli alieni, sentendo che la Terra non sia fatta per lui, incuriosito dalla miriade di stelle che vede ogni notte illuminare il cielo, e convinto che ci sia un posto per lui nell’infinità delle galassie. È così che entra in contatto con il magico mondo del Comuniverso.

Elio e la domanda dal duplice significato: siamo soli?

Elio - cinematographe.it

Elio è la solitudine che investe anche i giovanissimi, quel senso di non essere voluti, né amati. Quella sensazione di caotica indecisione su cosa poter chiamare “casa”. Una parola che è sempre stata riferita a quel luogo o quel gruppo di persone con le quali poter essere se stessi, dove c’è affetto e cooperazione. Ma se negli anni ci si è iniziati a fare sempre più domande sui sentimenti, su cosa significhi realmente “trovare il proprio posto nel mondo, come lo stesso Elio dice, la Pixar dimostra, come sempre, di voler essere al passo con i tempi. C’è una disparità tra il senso di appartenenza di Elio al pianeta Terra e il senso di unione, amicizia e spensieratezza che sperimenta nei suoi pochi momenti nel Comuniverso. Eppure il film cerca di direzionare anche i più piccoli verso un’esistenza che può spesso essere densa di difficoltà, e, specialmente durante l’infanzia, non sempre un processo di crescita senza ostacoli.

Il cinema statunitense prima, ma anche quello italiano poi, adottano finalmente un approccio sempre più interessato alla ricerca della realtà, che non va nascosta ai bambini, ma che va raccontata per com’è. Elio è un bambino che entra in contatto con un conflitto interiore da risolvere, incatenato da fili che districare è complesso, perché porta la propria coscienza ad analizzare, a comprendersi, a capire e dare un nome a ciò che prova. Nel Comuniverso Elio non è mai stato così felice, ma per lui crescere vuol dire forse, anche, dare una possibilità a quello che è il pianeta Terra, un qualcosa che lo contrastava, lo metteva a dura e dove sembrava impossibile trovare un momento di pace e serenità. L’infanzia è l’inizio, il primo rapporto con il mondo esterno, le prime esperienze di relazioni con gli altri, ma non definisce senza possibilità di trasformazione il futuro. Elio è i bambini che non vogliono crescere, la capacità di lasciar andare anche ciò che fa stare bene, la necessità di ritrovare quel bambino che vive, anche se sopito, in ognuno di noi.

I temi della Pixar e i temi di Elio

Elio

L’alieno Glordon che dice di essere stato definito “maldistesta”, “problema”, “difficoltà”, ma anche “pauroso“ e “ingrato” è una scena tanto divertente quanto amaramente vera: la mente di un bambino è unica, a volte non riesce a razionalizzare, ma capta, percepisce e afferra tutto il senso che c’è dietro le parole. Tutto ciò che c’è intorno è un continuo stimolo, un’incessante scoperta e un’incontrollabile quantità di nuove informazioni da comprendere, eppure anche Elio, con tristezza, ma spontaneità, afferma “ho sempre pensato che il mondo fosse un problema, ma forse sono io ad esserlo”. Una frase che attraverso l’adolescenza e poi l’età adulta, diventa un sensazione sempre più difficile da ammettere. E forse un’emozione con la quale fare i conti almeno una volta nella vita. Elio è una parabola di accettazione, di contatto con l’altro e di relazioni interpersonali che vedono persone diverse che vivono territori diverse e parlare lingue diverse, unirsi.

Elio è anche l’incomunicabilità, tematica preferita da ormai alcuni anni, ed è la rappresentazione di quell’immutabile tendenza a non accogliere e allontanare tutto ciò che all’inizio non si conosce. Una parte del mondo che è sempre importante mostrare, obbligando giorno dopo giorno a costatarne l’esistenza. Ma Elio: bambino solo e con una difficoltà nel fare amicizia, sa andare oltre tutto questo, oltre apparenze e pregiudizi, preda di quell’innocenza, ingenuità e pura genuinità che oggi più che mai dovrebbe e potrebbe invitare alla collaborazione. C’è una scena in Elio, dove Paesi diversi che parlano appunto lingue diverse, lavorano insieme per un obiettivo comune, cercando di salvare persone che non conoscono, con le quali non hanno alcun legame, ma che si cerca in tutti i modi di aiutare. Elio parla inoltre anche del rapporto tra genitori e figli, tra adulti e bambini, nell’asserita fatica di comprendersi, capirsi e trovare un punto d’incontro.

Un’animazione che migliora di anno in anno e continua a regalare qualcosa di nuovo

Elio

Elio è il miracolo digitale che ha da sempre contraddistinto la Pixar e che, di anno in anno, raggiunge un livello più alto. Dominano il verde e il blu, parlando di spazio e di alieni, ma nei pianeti del Comuniverso sono invece predominanti il rosa, il viola e il bianco, dando un’immagine completamente diversa di come ci si potrebbe aspettare che vengano rappresentati gli alieni. Un’idea e una scelta che da tempo è presente nel cinema, ma che forse in un film d’animazione, è un messaggio di rilevante importanza sul senso di abbandonare stereotipi e preconcetti, allontanandosi da tutto ciò che è considerato standard, preconfezionato e ordinario. Elio è un contrasto inedito di colori: la base militare sulla costa Nord della California è un perenne alternarsi di terreni che appaiono aridi, senza vegetazione, divisi tra strade larghe e ampie e aree che emanano un persistente odore di cemento.

Edifici geometrici, speculari e che seguono con rigidità le leggi della proporzione. Il Comuniverso è invece un’esplosione di colori e varietà: il mondo sembra fatto di cascate, con abitazioni che sembrano conchiglie, dove vivono creature marine, tra alghe, spugne, pesci come sogliole e rombi che fluttuano su una barriera corallina variopinta, meduse, foche e lombrichi giganti che vivono tra funghi, superfici cristalline, formazioni rocciose e tornanti calcarei. Una nuova effige che riproduce un mondo alieno mai visto, e che trasformerebbe le menti più timorose e spaventate nei caratteri più euforici, meravigliati, increduli e senza parole. Ciò che si erge davanti agli occhi di Elio e troppo sorprendente, unico e diverso da ciò che ha visto nel tempo, per non far sì che provi un totale disorientamento che è eccezionale e fantastico. Un rimanere felicemente smarriti di fronte a ciò che si aveva il sentore da sempre, fosse qualcosa di straordinario

Elio: valutazione e conclusione

Elio

La struttura di Elio procede a step, che danno modo di sorprendere, oltre che commuovere, come sempre, e di seguire con chiarezza gli eventi, senza rendere tutto eccessivamente facile. In particolare è nella psicologia interna dei personaggi che accadono le cose più inaspettate. Elio è infatti, come spesso accade nel mondo Pixar, una storia di personaggi, dove gli eventi acquistano un realismo magico, soprannaturale e dall’impatto visivo stupefacente, che vagamente ricorda, ma con meno criticità, il mondo della mente di Inside Out. Un’adorabile entità che si può definire una tuttofare del Comuniverso, somiglia alla 22 di Soul, almeno esteticamente. Elio insegna a non confondere l’unicità con la solitudine, o il presentimento con l’oggettivo. Nonostante sia ambientato oggi, post 2020, c’è in Elio a volte un’atmosfera anni ’70 che aderisce alla perfezione al mood del film, basti pensare alle radio usate da Elio, all’ossessione di avvistamenti UFO e attività extraterrestri in quegli anni. In due mondi diversi che cercano, appunto, di comunicare tra loro. Elio coinvolge, diverte, fa riflettere e fa piangere, Elio è folgorante e originale. Elio è la Pixar che raramente sbaglia un colpo.

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Regia - 4
Sceneggiatura - 5
Recitazione - 4
Emozione - 5
Sonoro - 4
Fotografia - 5

4.5

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