Michael Cera: 7 film dell’attore da vedere assolutamente

7 titoli che raccontano l'antieroe più bizzarro di hollywood.

Quando Michael Cera si è affacciato per la prima volta sul grande schermo, sembrava un errore di casting diventato cult. Troppo impacciato per essere protagonista, troppo gentile per il cinismo della commedia americana. Eppure, proprio in quel suo essere stonato rispetto al canone hollywoodiano, ha costruito una carriera coerente, eccentrica e profondamente personale. Dai primi ruoli adolescenziali fino alle incursioni autoriali nel cinema indipendente, Cera ha sempre portato con sé un’identità riconoscibile, fatta di voce rotta, spalle curve e sguardo laterale. A differenza di altri colleghi della sua generazione, non ha mai cercato la trasformazione radicale, il ruolo muscolare, il film da Oscar. Ha preferito esplorare le insicurezze, le ossessioni, le goffaggini dell’identità maschile contemporanea, spesso con toni ironici, a volte con venature inquietanti. Il suo è un percorso fuori moda, fatto di scelte strane e fedeltà al proprio stile. Qui ne ripercorriamo sette tappe fondamentali, tra cult generazionali e gemme nascoste, per raccontare un attore che è rimasto se stesso in un sistema che chiede continuamente di cambiare pelle.

1. Su×bad – Tre menti sopra il pelo (2007), di Greg Mottola

Michael Cera - Cinematographe.it

Il primo vero successo popolare di Michael Cera arriva con Su×bad – Tre menti sopra il pelo, una delle teen comedy più importanti degli anni 2000. Cera è Evan, liceale timido e insicuro, pronto a tutto per impressionare una ragazza. In coppia con Jonah Hill, forma un duo comico perfetto, dove la sua goffaggine diventa energia comica pura. Ma il film è più di una semplice commedia volgare: racconta l’amicizia maschile adolescenziale con una tenerezza rara. La forza di Cera sta nel non cercare mai la battuta ad effetto, ma nel restare credibile, sincero, vulnerabile. È uno dei pochi attori capaci di far ridere restando completamente serio. Il successo del film lo lancia come volto di una nuova comicità americana, nerd e affettiva, in controtendenza rispetto al machismo imperante del tempo.

2. Juno (2007), di Jason Reitman

Lo stesso anno, arriva Juno, piccolo miracolo di sceneggiatura indie firmata Diablo Cody, che diventa un caso internazionale. Michael Cera è Paulie Bleeker, il ragazzo timido e atletico (più o meno) che mette incinta la protagonista, interpretata da Ellen Page. In un film dominato dalla voce straripante di Juno, il suo Paulie è un controcanto perfetto: silenzioso, insicuro, ma autentico. Il film avrebbe potuto trasformarlo in una spalla sentimentale qualunque, ma Cera riesce a renderlo memorabile con pochi sguardi e movimenti incerti. È una delle sue prime prove in cui l’underacting diventa potenza espressiva. Un ragazzo che ama in silenzio, che soffre senza scena madre, ma che resta addosso. Dopo Juno, Hollywood capisce che Michael Cera non è solo una trovata da commedia, ma un interprete vero.

3. Nick & Norah – Tutto accadde in una notte (2008), di Peter Sollett

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Con Nick & Norah – Tutto accadde in una notte, Cera si conferma come il volto dell’indie romantico post-adolescenziale. Nick è un bassista triste, lasciato da poco, che si ritrova a vivere una notte assurda a New York con una ragazza nuova, Norah, interpretata da Kat Dennings. È un film costruito sul dialogo, sulle attese, sulle canzoni (la colonna sonora è strepitosa), e Cera si muove tra malinconia e humour con estrema naturalezza. La sua forza è quella di non sembrare mai attore, ma ragazzo vero. Questo lo rende perfetto per una storia che vive più nei silenzi e negli sguardi che nelle battute. Il suo Nick è fragile ma mai patetico, ironico ma mai caricaturale. È il tipo di film in cui il romanticismo è sporco, sbagliato, quotidiano. E lui, semplicemente, lo incarna alla perfezione.

4. Scott Pilgrim vs. the World (2010), di Edgar Wright

Con Scott Pilgrim vs. the World, Michael Cera interpreta il suo ruolo più iconico e ambizioso: quello di Scott, musicista nerd che deve sconfiggere i sette ex malvagi della nuova ragazza per conquistarla. Il film è un pastiche ipercinetico di videogiochi, manga, musica indie e romanticismo millennial. Cera si dimostra perfettamente a suo agio in questo universo surreale, riuscendo a mantenere intatto il nucleo emotivo del personaggio anche in mezzo alle trovate visive più folli. Scott è arrogante, fragile, infantile, tenero e idiota insieme: un antieroe totale. Edgar Wright costruisce un’estetica pop visionaria, e Cera riesce a tenerla in equilibrio con una performance stranamente contenuta. Il risultato è un film-culto, amatissimo da una generazione, in cui lui è cuore pulsante e contraddizione incarnata.

5. Crystal Fairy (2013), di Sebastián Silva

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In Crystal Fairy, Michael Cera si spoglia dell’ironia da commedia per entrare in un racconto lisergico, minimale, inquieto. È Jamie, giovane americano egoista e ossessivo, in viaggio in Cile alla ricerca di una pianta allucinogena. Lungo il tragitto si unisce al gruppo una ragazza eccentrica (Gaby Hoffman), che metterà in crisi ogni sua certezza. Cera si mette a nudo, anche letteralmente, in una performance disarmante per sincerità. Il film è girato in modo semi-improvvisato, con una naturalezza quasi documentaristica. È il primo vero ruolo in cui si percepisce il desiderio dell’attore di rompere il proprio cliché. Jamie è un personaggio insopportabile, infantile, eppure umano. Una tappa essenziale per chi vuole conoscere il lato più sperimentale e vulnerabile della sua carriera.

6. The Adults (2023), di Dustin Guy Defa

A distanza di anni dalla sua esplosione, The Adults segna il ritorno di un Michael Cera adulto, malinconico, perfettamente coerente con se stesso. È Eric, uomo che torna nella città natale per una visita alla famiglia e si scontra con i fantasmi irrisolti del passato. Il film è silenzioso, intimo, costruito su dinamiche familiari e micro-traumi emotivi. Cera interpreta il disagio esistenziale con una misura impressionante: ogni parola non detta pesa più di un monologo. È forse uno dei suoi ruoli più maturi, non perché cambi registro, ma perché approfondisce quello che ha sempre fatto: interpretare il disagio con dolcezza, la frustrazione con ironia. Qui, il ragazzo impacciato degli inizi si è fatto uomo, ma senza perdere quella nota stonata che lo rende unico.

7. Barbie (2023), di Greta Gerwig

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In un film corale e gigante come Barbie, dove ogni ruolo è pensato per essere un’icona o una parodia, Michael Cera sorprende con la sua interpretazione di Allan, l’amico dimenticato di Ken. È una scelta geniale di casting: chi meglio di lui può rappresentare il personaggio tagliato fuori, quello che non rientra nello schema, che esiste ai margini? Cera rende Allan tenero, strambo, incompreso, eppure centrale nella sua marginalità. Ogni sua scena è un piccolo momento di assurda poesia, una riflessione su ciò che resta fuori dal grande spettacolo del mondo. È un ritorno alla commedia, sì, ma con uno strato di consapevolezza e malinconia che lo rende più di un semplice cammeo. In un mondo saturo di immagini perfette, lui resta l’imperfezione necessaria.

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