Pacchetto Eternità: recensione del film di Magdelena Ilieva
La recensione di Pacchetto eternità, il film di Magdelena Ilieva è un'opera amara, che affonda la lama nelle carni. In sala dal 5 giugno 2025.
Se c’è una cosa che fa ancora tanta ma tanta paura è la morte. Se c’è qualcuno che guardiamo ancora con “sospetto” è il necroforo. Magdelena Ilieva porta sullo schermo la storia di Bobkata che ha da poco perso la madre e si trova di fronte ad una profondissima crisi dell’agenzia funebre di famiglia. Tutto sembra remargli contro fino a quando una ricca diva del periodo socialista, responsabile della morte di suo padre, si rivolge a lui per organizzare il proprio funerale. Questo è Pacchetto Eternità, opera prima di Ilieva che scrive anche il film assieme a Jonathan Heidelberger, che esce al cinema il 5 giugno 2025.
Pacchetto Eternità: la storia di un uomo che perde tutto

Bobkata (Stoyan Doychev) è un impresario di pompe funebri in difficoltà in una città provinciale e corrotta, insomma il classico personaggio “perdente”. La storia lo coglie nel momento di caduta plurima, quando tutto il suo mondo sta crollando: l’attività è sull’orlo del fallimento, la moglie lo lascia, il suo principale concorrente monopolizza il mercato grazie ad “agganci” con l’ospedale cittadino. Nulla sta andando come dovrebbe e come lui vorrebbe. Tormentato dai debiti e dal dolore mai sopito per la perdita del padre durante l’infanzia e la recente scomparsa della madre, Bobkata però non si abbatte. Deve pensare ad un piano alternativo per risollevarsi dalla melma ed è sicuramente questo uno dei tratti distintivi del protagonista: non arrendersi mai. Costruisce un piano assurdo: offrire lezioni di danza in una casa di riposo per reclutare clienti per i suoi servizi funebri prepagati. Il punto di svolta però avviene quando Joana (Marianna Krumova), un’ex ballerina anziana e malata responsabile della morte del padre di Bobkata gli chiede aiuto, organizzare il suo funerale secondo il “Pacchetto Eternità”.
Se per noi la morte è ancora, per molti un tabù, un tragico strappo tra l’essere e il non essere più, per la Bulgaria, luogo d’origine della regista, la morte è qualcosa di estremamente diverso, tanto che i cimiteri diventano luoghi di celebrazione di vita e morte. Non è un caso infatti che il film sia proprio una commedia nera che con un sorriso amaro, una smorfia anche crudele, indaga un tema complesso.
Una storia sulla lotta, sul perdono e sulla capacità di non soccombere

Pacchetto Eternità è una storia che non si limita a una lotta contro le avversità, parla anche di ciò che accade quando queste lotte iniziano a consumare l’individuo. Il protagonista lotta con i fantasmi del suo passato e le incertezze del futuro, intrappolato tra la vita e la morte, tale storia arriva a porre domande: possiamo perdonare e trovare una nuova strada, anche quando tutto sembra senza speranza?
L’essere umano alle volte ha a che fare con l’impossibile, lotta con tutto ciò e dal racconto di Pacchetto Eternità emerge l’assurdo. Come era accaduto in passato a suo padre, anche lui deve capire come affrontare un nemico difficile da fermare.
Solo, lasciato solo, Bobkata non ha nessuno al suo fianco, non c’è la moglie, non ci sono familiari, perfino le cose lo abbandonano, l’unica persona che percorrerà parte del viaggio assieme a lui è proprio Joana, consapevole di avere i giorni contati, consumata dai sensi di colpa, aiuta l’uomo.
Pacchetto Eternità: valutazione e conclusione

Pacchetto Eternità è un film amaro, un’opera che affonda la lama nelle carni. Se da una parte è una fotografia su una cittadina desolata e corrotta, dall’altra, e forse soprattutto, smuove le coscienze e fa riflettere sul perdono e sulla capacità di perdonare sé stessi e gli altri, sul passato e sul presente, sulla morte intesa come momento vitale di trasformazione e rinascita.