Viktor Glukhushin parla di Maracuda, il supereroe “disadattato”
"Crescere è caotico, travolgente ed imprevedibile"
Presentato in anteprima al Cartoons on the Bay e nelle sale italiane dal 5 giugno, Maracuda- Diventare grandi è una giungla è una vera e propria lettera d’amore ai disadattati e alle amicizie che ci aiutano a sopravvivere in questo mondo, così come spiega il regista e animatore russo Viktor Glukhushin che in questa intervista ci racconta come si diventa supereroi quando si abbracciano le proprie debolezze.
Come nasce l’idea di Maracuda? Cosa l’ha ispirata a raccontare questa storia di formazione attraverso l’animazione?
“L’idea nasce dall’attrazione nei confronti dell’Età della Pietra- non solo come periodo storico- ma come metafora per un’evoluzione emotiva. Stavo pensando a quanto fosse difficile per gli adolescenti crescere, soprattutto quando senti che nessuno ti capisce. Fu allora che prese vita l’idea di combinare una storia di formazione con un tocco di fantascienza, come la panspermia. L’animazione ci ha regalato la libertà di fondere paesaggi preistorici con l’immaginazione e l’umorismo.”
La nostra intervista a Viktor Glukhushin, regista di Maracuda- Diventare grandi è una giungla

Cosa significa per lei “diventare grandi” e perché ha deciso di rappresentare la crescita come una giungla?
“Crescere è caotico, travolgente ed imprevedibile – proprio come una giungla!”
Nel mondo di Maracuda il realismo è ben equilibrato con la stilizzazione. È tutto davvero molto dettagliato! Come ha costruito l’universo visivo del film? Si è ispirato a qualche autore in particolare?
“Grazie! Abbiamo dedicato molto tempo alla creazione di un mondo che sembrasse antico ma al tempo stesso immaginario. Abbiamo esaminato l’arte preistorica, i primi disegni rupestri e persino le paleo-illustrazioni moderne. L’obiettivo era creare un mondo che sembrasse tattile, vissuto e tuttavia leggermente surreale, dove i confini tra natura, magia ed evoluzione fossero sfumati.”
Ci può raccontare qualche curiosità sul processo produttivo o tecnico?
“Una curiosità: il personaggio dell’uccello alieno era stato originariamente concepito come una “guida saggia” più tradizionale, ma alla fine l’abbiamo reso completamente bizzarro e comico, quasi come un incidente cosmico. Inoltre, molte delle creature sono basate su specie estinte, ma con un tocco creativo, ovviamente. E il sound design prevedeva l’uso di strumenti musicali davvero antichi, per rendere il mondo vivo.”
Maracuda affronta tematiche universali come l’identità, la paura, l’accettazione e il cambiamento. C’è un messaggio che le stava particolarmente a cuore trasmettere?
“L’idea che essere diversi non sia una debolezza, ma un superpotere. Maracuda è spesso incompreso e sottovalutato persino da suo padre, ma è proprio la sua diversità a guidare l’intera storia. Volevo mostrare che la vera crescita avviene quando abbracciamo ciò che ci rende unici. Il film è una lettera d’amore ai disadattati e alle amicizie che ci aiutano a sopravvivere in questo mondo.“
Quanto di lei adolescente c’è nella storia di Maracuda, nel rapporto conflittuale con il padre, la sorella e il resto della tribù?
“C’è molto di me in Maracuda. Rappresenta molti dei sentimenti che provavo da adolescente: sentirmi incompreso, non completamente integrato e faticare a trovare una voce. I suoi scontri con il padre e la sua tribù riflettono quel classico divario generazionale in cui nessuno sa davvero come comunicare, anche se ci tiene profondamente.“
Quale valore dà al personaggio di Tink?
“Tink è assolutamente centrale nella storia, non solo a livello narrativo, ma anche per il tono. È un uccello extraterrestre che finisce per essere la scintilla accidentale che spinge l’evoluzione in avanti, trasformando le scimmie in esseri umani. Ma è anche un tipo assolutamente eccentrico: divertente, sarcastico e completamente imprevedibile. Da una prospettiva cosmica alla storia, ma lo fa con umorismo e assurdità. E diventa anche il vero migliore amico di Maracuda!“
Un altro personaggio interessante è sicuramente Spring. Cosa pensa di lei? Che messaggio regala ai più piccoli?
“Spring è la sorella di Maracuda, ed è un’eroina. È lei la vera forza: determinazione silenziosa, istinti acuti e una leadership naturale. Spring è una celebrazione del girl power: intelligente, coraggiosa ed empatica. Spring invia un messaggio importante ai ragazzi: quando la leadership è affidata ad una ragazza, dovrebbe essere rispettata quanto chiunque altro. Questo è il mondo che volevamo costruire e modellare, per il nostro giovane pubblico.”
C’è una scena del film che le sta particolarmente a cuore o che lo ha emozionato o divertito dirigere?
“Ci sono tantissime scene divertenti su cui ho adorato lavorare, soprattutto quelle con le creature preistoriche. I dinosauri, il mammut, il proto-pterosauro… hanno tutti portato tanta energia e un umorismo selvaggio al film. Ma se dovessi scegliere, direi che i suricati sono i miei preferiti. Sono piccoli ma pieni di malizia, e aggiungono un fascino caotico. D’altro canto, la scena finale con il vulcano è il momento emotivamente più forte per me. È visivamente spettacolare, ma ciò che rimane davvero impresso è la trasformazione di Maracuda: il modo in cui le sue azioni riflettono crescita, sacrificio ed emozione.“
Dopo Maracuda, ha già in mente un nuovo progetto animato? Continuerà a esplorare il genere?
“Sì! Siamo già nel pieno della produzione del sequel: The Myth of Maracuda-Sugar Age. Prende tutto ciò che abbiamo amato del primo film – l’umorismo, la profondità emotiva, la follia preistorica – e lo trasforma in un’avventura ancora più selvaggia e imprevedibile.”