Motorheads: recensione della serie Prime Video

La recensione della serie teen-drama ambientata nel mondo delle corse clandestine creata da John A. Norris. Dal 20 maggio 2025 su Prime Video.

Ci sono solo due tipi di persone al mondo: quelle che spingono il freno e quelle che premono sull’acceleratore. I protagonisti di Motorheads, la serie statunitense disponibile su Prime Video dal 20 maggio 2025, fanno parte sicuramente della seconda categoria. Nei dieci episodi (da 50 minuti circa cadauno) della stagione inaugurale dello show creato da John A. Norris, che per la cronaca è tra gli autori di One Tree Hill e All American, i temi del primo amore, del conflitto generazionale e della crescita personale si vanno ad intrecciare con l’ardore sfrenato ed epidermico per i motori. Tematiche, queste, che mescolate danno vita a un teen-drama in cui un gruppo di outsider stringe un’improbabile legame grazie alla comune passione per le quattro ruote e le corse clandestine. Il tutto mentre si destreggiano tra gerarchie, regole del liceo e dinamiche affettive dentro e fuori dalle mura domestiche.

In Motorheads si assiste a un tentativo mal riuscito di unire gli stilemi del teen-drama con quelli dello young adult

Motorheads cinematographe.it

Quello che accade in una cittadina della Rust Belt è quindi l’ennesimo giro di vite di giovani esistenze in cerca di un posto nel mondo, della propria identità e nel cuore di qualcuno/a. Insomma tutto quanto quello che il coming-of-age di ieri e di oggi è solito propinare al fruitore di turno, che nel caso della serie in questione ha tanto nei ragazzi quanto nei bambini cresciuti il profilo dello spettatore ideale. Ed è a loro, nonostante si tenti in fase di scrittura di allargare il bacino di utenza anche a un pubblico più adulto, che Motorheads si rivolge, prestando moltissima attenzione sin dall’inizio a sconsigliare caldamente a chi guarda qualsiasi tentativo di emulazione per quanto concerne le gesta compiute dai protagonisti sull’asfalto. Questo perché per alzare la temperatura e il  livello di coinvolgimento fino al punto di ebollizione, lo showrunner, con la complicità dietro la macchina da presa di un nutrito gruppo di registi (Neil Burger, Rebecca Rodriguez, Tara Nicole Weyr, Glen Winter e Ryan Zaragoza), innesta nella linea orizzontale del racconto una sottotrama che scorre parallelamente a quella generazionale di formazione nella quale le evoluzioni automobilistiche e le dinamiche crime-mistery allargano lo spettro narrativo e drammaturgico del plot. Il tentativo è quello di unire gli stilemi del teen-drama con quelli dello young adult in un prodotto a largo consumo e buon mercato che di fatto cerca di stare con due piedi nella stessa scarpa, posizionandosi a metà strada. Ma la somma nonostante lo sforzo profuso è una minestra riscaldata all’occorrenza, nella quale chi scrive e chi dirige non ha fatto altro che gettare tutti gli ingredienti a disposizione nel pentolone.   

Nemmeno la presenza nel cast di un attore come Ryan Phillippe e le numerose scene sulle quattro ruote riescono a risollevare le sorti di uno serie che lascia il serbatoio dello spettatore a secco di emozioni e adrenalina

Motorheads cinematographe.it

Ecco materializzarsi sullo schermo una vicenda e dei personaggi che messi insieme generano nello spettatore una fastidiosa sensazione di déjà-vu, che lo porta a rivedere in più e più passaggi delle situazioni, delle dinamiche e degli intrecci già visti. È quasi come se Norris avesse fatto un copia e incolla calando figure di mocciana memoria come quelli di Tre metri sopra il cielo, con turbamenti amorosi al seguito, nel mondo delle corse clandestine in stile Initial D, The Fast and the Furious: Tokyo Drift o Velocità massima. Viene da sé che per quanto ci si possa appassionare o no al destino dei personaggi, anch’essi cloni derivati dai modelli presi in prestito dai generi di riferimento, l’interesse va via via scemando. Nemmeno la presenza nel cast di un attore come Ryan Phillippe e le scene in pista riescono a risollevare le sorti dell’operazione, perché le interpretazioni sono piuttosto piatte e la resa non è mai spettacolare nella messa in quadro, lasciando il serbatoio del fruitore completamente a secco di emozioni e adrenalina. E allora non resta nulla di concreto al quale attaccarsi in grado di stimolare la visione di questa e probabilmente della futura stagione. Quest’ultima ampiamente annunciata da un epilogo che lascia tutto aperto.   

Motorheads: valutazione e conclusione

Motorheads cinematographe.it

In Motorheads, il creatore di One Tree Hill prova a mescolare teen-drama e young adult, unendo temi e stilemi del racconto di formazione e generazionale con intrecci mistery e action. Il risultato è una serie derivative che ha il sapore inconfondibile e stucchevole della minestrone riscaldato. Tutto appare già visto e sentito tanto da provocare in svariate occasioni una sensazione di déjà-vu che riporta la mente dello spettatore a qualcosa di familiare. Il ché non gioca per nulla a favore di uno show la cui prima stagione si chiude annunciando futuri sviluppi in una seconda che sinceramente interessano poco e niente. Nemmeno la discesa in pista nel mondo delle corse clandestine è servito ad alzare la temperatura e il livello di coinvolgimento, poiché la resa delle scene sulle quattro ruote non hanno nulla di spettacolare e adrenalinico da offrire, così come le performance piatte dell’intero cast.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.2