L’amore che ho: la colonna sonora di Carmen Consoli e le canzoni di Rosa Balistreri
La colonna sonora del film L’amore che ho, diretto da Paolo Licata e che racconta la vita di Rosa Balistreri, mette insieme i canti della tradizione popolare, propri del linguaggio e delle modalità d’espressione utilizzate da Rosa, sia le composizioni di Carmen Consoli. Ogni brano ha una forte connessione emotiva con la scena rappresentata, che contribuisce a rendere L’amore che ho lontano dai biopic musicali, concentrandosi sulla dolorosa e incredibile vita di Rosa. La colonna sonora è stata molto attenta nel ricreare le sonorità che Rosa avrebbe creato ed elaborato ai suoi tempi, come la stessa Carmen Consoli ha dichiarato durante un’intervista. Attraverso ad esempio microfoni a nastro, che ben si adattavano agli stili e ai timbri dell’epoca in cui Rosa Balistreri ha vissuto, insieme a tutti cambiamenti e le modifiche avvenute in quegli anni.
La colonna sonora di L’amore che ho

Gli arrangiamenti, l’inserimento dell’orchestra, fino a un lavoro di vocal coaching con le attrici che nel film interpretano Rosa nelle varie fasi della sua vita, sono tutti aspetti curati da Carmen Consoli, che si è occupata anche della scrittura e della produzione musicale. I brani scelti accompagnano vari momenti della vita di Rosa, ma soprattutto rappresentano la concezione che lei ha sempre avuto della sua musica, profondamente legata a combattere le ingiustizie e a schierarsi dalla parte degli emarginati, degli ultimi, di chi veniva abbandonato a vivere in miseri e povertà. Si tratta quasi sempre di un canto di protesta, ma anche del racconto di un passato che Rosa non ha mai avuto modo di narrare e spiegare, sopratutto alle persone che aveva accanto. Focalizzandosi poi anche sulla forza tematica di coloro che hanno continuato a lottare e resistere quando tutto sembrava perduto.
Anita Pomario è Rosa gli anni della giovinezza: la nascita della prima figlia a seguito di un matrimonio combinato, che con il canto delle ninna nanne dedicate alla figlia, cercava di proteggerla e di nasconderle le violenze che si consumavano tra le quattro mura di casa. Donatella Finocchiaro interpreta Rosa quando la sua musica diventa apertamente e dichiaratamente di denuncia, dove ogni canzone ha una forte matrice politica. Le canzoni di una Rosa più anziana, volto di Lucia Sardo, hanno non solo una maggiore consapevolezza data dall’esperienza che si acquisisce con gli anni, e che nel caso di Rosa l’hanno messa più volte a dura prova, ma anche una volontà di ricucire i rapporti con chi era stata costretta a lasciare, come Angela, sua figlia, in L’amore che ho interpretata da Tania Bambaci. Angela non ha idea né di ciò che Rosa abbia dovuto passare né di quanto le sue scelte le abbiano causato sofferenza, quando da bambina si è sentita abbandonata.
L’amore che ho: dalla giovinezza all’età adulta, le canzoni di Rosa negli anni, cantante da Carmen Consoli nel film
A scavadda, cantata da Carmen Consoli, rappresenta gli anni dell’adolescenza di Rosa, quando nonostante i maltrattamenti, l’illegalità e i torti subiti durante una vita in povertà, ha ancora un’aura di speranza e anche di ironia. Il brano è infatti realizzato attraverso l’uso diversi strumenti come la chitarra elettrica; il bouzouki, che è uno strumento a corda; il theremin, uno dei più antichi strumenti che permette di controllare e quindi modificare le frequenze dei suoni, principalmente di abbassarle; il cajon, uno strumento a percussione a forma di scatola e il violino.
Governo taliano è una canzone portata alla ribalta da Otello Profazio, che Rosa cantò in numerose esibizioni durante le feste dell’Unità. Nel film viene brevemente cantata dalla Rosa di Donatella Finocchiaro in un ristorante di Firenze dove, incitata dagli amici, Rosa, alzandosi, salendo su una sedia e senza vergogna, intona un chiaro brano di denuncia, citando frasi come “governo italiano tu succhi il sangue al povero uomo“, riferendosi alle tasse, ringraziando il governo stesso che ci sono ancora alcune cose che non vanno pagate: “per fare una cantata non c’è bisogno di carta bollata“.
Angelica Nica, realizzata da Carmen Consoli, è dedicata al rapporto tra Rosa e la figlia Angela, una canzone malinconica e nostalgica che ricorda con dolcezza l’infanzia, seppur difficile, di Rosa, quando però da bambina scoprì il potere delle musica, in parte ancora ignara dei maltrattamenti e soprusi dei quali sarà vittima negli anni. Il brano è realizzato attraverso il suono del glockenspiel, uno strumento idiofono, combinato con quello delle chitarre suonate da Carmen Consoli e da una chitarra classica.
L’amuri ca v’haju: il brano portante del film L’amore che ho
L’amuri ca v’haju, unico brano originale che contiene la voce di Rosa Balistreri, accompagnato dalle chitarre suonate da Carmen Consoli e Massimo Roccaforte, è il pezzo dove si sente maggiormente la forza espressiva di una voce come quella di Rosa Balistreri. Rosa canta e cunta è invece un brano cantato da Donatella Finocchiaro, un vero e proprio racconto di tutte le sofferenze, degli anni della fame e delle fatiche del lavoro nei campi, della miseria alla quale i padroni della sua famiglia li hanno sempre lasciati. Il brano è considerato infatti un testamento di Rosa, soprattutto della sua lotta contro lo sfruttamento per non dimenticare il dolore del passato, utilizzandolo per conquistare la propria dignità e ribellarsi.
Mi votu e mi rivotu: una delle canzoni più famose di Rosa Balistreri
Mi votu e mi rivotu è una delle canzoni che Lucia Sardo canta durante gli ultimi anni di Rosa, nella piazza dove i suoi brani rivivono e dove trova poi il coraggio e le parole per raccontare alla figlia Angela cosa è accaduto e perché Rosa non abbia potuto prendersi cura di lei come avrebbe voluto. La scena è intervallata da una giovane Rosa che scrive la canzone durante il periodo di detenzione nel carcere di Palermo, dove era rinchiusa a seguito di un arresto, dopo aver aggredito un prete che cercò di abusare di lei e venendo poi riconosciuta anche come la donna che mesi prima aveva aggredito il marito, mentre lui cercava di far smettere di piangere la figlia rischiando di soffocarla. La canzone è un inno d’amore dove la voce di Rosa da rauca e cruda, diventa più melodiosa.
Il tema dell’amore nelle canzoni di Rosa Balistreri
Tra le canzoni di Rosa che parlano invece d’amore, di quello più puro e tormentato in L’amore che ho sono presenti, oltre a Siminzina, che Anita Pomario, volto dell giovane Rosa canta alla figlia Angela neonata, quando sono da sole e aspettano il ritorno del marito di Rosa, che spezzerà sicuramente il dolce sonno della bambina e quel momento d’amore tra madre e figlia, anche Cu ti lu dissi, cantata da Lucia Sardo, tra le più famose del repertorio della Balistreri: un canto d’amore, di un amore complicato, denso di difficoltà, che alla fine però trionfa, perché si tratta dell’amore più vero e più puro. Anche il brano Pirati a Palermo può essere inserito in questo repertorio, cantato da Donatella Finocchiaro, il testo è di Ignazio Buttita, amico fraterno di Rosa e con i quali passavano le serate insieme ad altri amici ad Aspra. Buttita e Rosa condividevano, come si evince da questo brano, l’amore per la Sicilia, per le terre e la cultura siciliana, la necessità di lottare contro le ingiustizie sociali e il disprezzo per lo sfruttamento.
L’amore che ho: Mario Incudine il cantastorie

Della colonna sonora fanno parte anche i brani interpretati da Mario Incudine, che in L’amore che ho presta il volto a cantastorie a cui Rosa confida il proprio sogno, di diventare anche leu una cantastorie. È un momento dell’adolescenza di Rosa che la vede nuovamente inebriata dai suoni che le dita di una persona potevano produrre facendo vibrare le corde di una chitarra. Tra i brani affidati a Incudine sono presenti Na virinedda, antichissima canzone siciliana d’amore, A barunissa di Carini, che racconta la tragedia di donna Laura Lanza di Trabia, uccisa dal padre a quattordici anni quando la sorprese con un uomo che non era suo marito e U baruni re canalazzi, ispirata a una narrazione popolare. Tutti questi tre brani vengono suonati accompagnando alla voce la chitarra acustica, il mandolino e alcuni arrangiamenti popolari.
Tra le altre canzoni inserite, particolare importanza viene data a Lu requiem, brano che accompagna uno dei momenti più drammatici del film, quando vediamo la sorella di Rosa uccisa dal marito, pugnalata alle spalle, di fronte agli occhi inermi e pieni di dolore di Rosa e dei genitori, dopo che la sorella aveva scelto di non tornare a casa con il marito e rimanere con la famiglia. Si tratta di una sonorità composta principalmente da archi che aumentano d’intensità e di volume e che sono stati realizzati dall’Orchestra Popolare Siciliana.
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