Ben Affleck sulla sua omofobia interiorizzata: “Perché è così difficile per me baciare un uomo?”

L'attore premio Oscar ha parlato apertamente del suo controverso ruolo in In cerca di Amy: "Continuo a pensare di aver fatto un lavoro pessimo e sono molto deluso".

A quasi trent’anni dall’uscita di In cerca di Amy (Chasing Amy, 1997), Ben Affleck torna a parlare del film che, più di altri, lo ha costretto a confrontarsi con le proprie insicurezze e pregiudizi interiori. In un’intervista recente con GQ, l’attore premio Oscar ha espresso giudizi severi sulla propria performance, definendola “pessima e poco convincente”, e ha rivelato quanto il ruolo lo abbia messo a disagio all’epoca, in particolare per via della sua “omofobia interiorizzata”.

Il film di Kevin Smith – oggi considerato un cult – racconta la storia di Holden (Affleck), un fumettista che si innamora di Alyssa (Joey Lauren Adams), salvo poi scoprire che è lesbica. Il triangolo si complica con l’amico e collega Banky (Jason Lee), in un rapporto che sfuma talvolta nel romantico, ma che allora veniva letto più come provocazione che come rappresentazione fluida della sessualità. “Francamente, ho dovuto affrontare la mia omofobia interiorizzata perché mi risultava davvero difficile baciare Jason”, ha ammesso Affleck. “E ho pensato: È davvero imbarazzante. È una cosa che ho chiaramente interiorizzato. Perché trovo così difficile baciare un uomo?

Il film, pur avendo incassato oltre 12 milioni di dollari e ottenuto un seguito fedele, è stato spesso criticato per la sua rappresentazione stereotipata e problematica delle persone LGBTQ+. Lo stesso Affleck riconosce come il tempo abbia cambiato la percezione dell’opera: “All’epoca pensavo che il film fosse trasgressivo. Ma col senno di poi, il mondo è andato avanti. Adesso non sono neppure sicuro che interpretare un personaggio gay sarebbe ben accetto, anche da parte mia. Non vorrei offendere nessuno.

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Anche il regista Kevin Smith ha affrontato negli anni le critiche, riconoscendo che molte delle reazioni negative, specialmente dalla comunità LGBTQ+, erano comprensibili. Il punto centrale che molti evidenziano oggi è come il film avrebbe potuto essere più efficace – e meno controverso – semplicemente includendo il concetto di bisessualità, quasi del tutto ignorato nella narrazione. Affleck, oggi impegnato nella promozione di The Accountant 2, sembra intenzionato a fare i conti col proprio passato non solo professionale, ma anche personale. E in un’industria dove la sensibilità verso la rappresentazione è sempre più centrale, la sua riflessione pubblica, anche se tardiva, segna un raro esempio di autocritica a Hollywood.