5 film immeritatamente ignorati ai David di Donatello

Cinque opere che avrebbero meritato gloria ai David di Donatello, ma che il tempo ha comunque consacrato.

I premi non sempre attestato di gloria o di indiscutibile qualità. Spesso sono solo un riflesso momentaneo di gusti, tendenze, strategie e spesso di miopia. I David di Donatello, istituiti nel 1956, rappresentano da decenni il massimo riconoscimento per il cinema italiano. Ma non sempre i film che li meritavano li hanno ricevuti. Anzi, in molti casi, le opere più coraggiose, sperimentali o semplicemente fuori asse sono state ignorate. Quello che segue è un viaggio in cinque titoli ignorati dai David di Donatello, ma ricordati dalla memoria collettiva e che avrebbero meritato, probabilmente, un riconoscimento.

1. La casa dalle finestre che ridono (1976) tra i film che non fu preso in considerazione per i David di Donatello

Un film che negli anni ’70 passò quasi inosservato, ma che col tempo è diventato uno dei più importanti horror italiani di sempre. Ambientato in una provincia emiliana afosa e allucinata, il film di Pupi Avati racconta una vicenda morbosa legata a un pittore di arte sacra e alle sue oscure ossessioni. Non ottenne nessuna candidatura ai David di Donatello. Troppo visionario? Forse troppo legato ad un genere, l’horror, al tempo bistrattato? Forse semplicemente fuori tempo.

2. Così ridevano (1998)

Un film che racconta l’Italia che cambia, attraverso il destino di due fratelli siciliani emigrati a Torino.
Un racconto fatto di fatiche, di sogni disattesi, di sacrifici senza gloria. Gianni Amelio mette in scena un’epopea silenziosa, emotivamente densa e toccante, che lambisce la struttura stessa dell’identità nazionale.
La fotografia opaca, i lunghi silenzi, la tensione tra ambizione e realtà, costruiscono un affresco storico e umano di rara profondità.
Il film vinse il Leone d’Oro a Venezia. Ma ai David di Donatello? Nessuna candidatura.

3. L’odore della notte (1998) non ebbe alcuna candidatura ai David di Donatello

L'odore della notte; cinematographe.it

Il compianto (e rivalutato postumo) Claudio Caligari, regista schivo e lucido, gira il suo secondo film con un’intensità che brucia per raccontare il disagio di un microcosmo di criminali di Roma.
Il protagonista, interpretato da un giovane Valerio Mastandrea, è un antieroe che ride mentre tutto attorno crolla. C’è poesia nel degrado, c’è umanità nella violenza. E c’è una regia che osserva senza compiacimento, con un occhio quasi documentaristico e alcune reminiscenze dal cinema di Martin Scorsese.
Eppure, anche qui, ai David di Donatello non vi fu nessuna candidatura, nessun riconoscimento.

4. L’amico di famiglia (2006)

L'amico di famiglia - Cinematographe

Geremia de’ Geremei è un uomo piccolo, sgradevole, solo. Un usuraio che si illude di avere amici, affetti, controllo. Sorrentino costruisce un film che è un viaggio allucinato nel cuore della miseria morale. Nonostante la maestria visiva e narrativa, L’amico di famiglia ottiene una sola, timida candidatura ai David (attore non protagonista per Michele Servillo). Tutto il resto, regia, film, sceneggiatura e anche l’ottima prova di Giacomo Rizzo, completamente ignorato.
Una curiosa mancanza ad un’opera che oggi, rivedendola, sembra una delle più personali e audaci del regista napoletano.

5. Il buco (2021)

Racconto silenzioso e immersivo sull’esplorazione speleologica del Bifurto nel 1961, è un film che rompe le regole narrative e visive del cinema tradizionale. Il documentario di Michelangelo Frammartino Ha vinto il Premio Speciale della Giuria a Venezia, ma non ha ricevuto nemmeno una candidatura ai David di Donatello. L’estetica radicale e il ritmo lento non hanno evidentemente convinto l’industria, ma il film è una gemma rara del nostro cinema contemporaneo.
Questi cinque film dimostrano che l’assenza di premi non significa assenza di valore. Anzi, molti di questi titoli sono oggi oggetto di rivalutazione critica, studi accademici e aurea di culto. I David di Donatello, come ogni premio, riflettono gusti e tendenze del momento, ma non sempre sanno riconoscere il vero talento quando si presenta in forme scomode, radicali o in anticipo sui tempi.

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