Roba da ‘italiani medi’: i 5 piatti di spaghetti più famosi del cinema

Sul grande schermo, in questi giorni, Maccio Capatonda ci propone il suo Italiano Medio, povero di virtù e ricco di vizi; riflettendo su abitudini e affettuosi cliché degli italiani in cucina, era inevitabile soffermarsi sul pezzo forte della nostra identità gastronomica. Parliamo della regina dei nostri pasti, un vero e proprio cult culinario, che sia corta, fresca, integrale, all’uovo o a conchiglie: la pasta! Piacere quotidiano irrinunciabile, semplice ma imprevedibile, è diventata emblema universale dell’Italia che ama star bene e in compagnia, dell’allegria conviviale e di una sana genuinità. La leggenda vuole che questa pietanza, digeribile e gustosa, sia stata introdotta in Occidente da Marco Polo, di ritorno dalla Cina nel 1295. Sappiamo che le cose non sono andate esattamente così, ma vediamo anche in che misura il piacere quotidiano e irrinunciabile di un bel piatto di pasta si sia imposto come vero e proprio status anche nel mondo del cinema.

Basti pensare che, negli anni Sessanta, gli americani hanno ribattezzato un intero genere cinematografico spaghetti western, facendo riferimento a film e registi italiani che, da Sergio Leone in poi, rileggevano con sguardo europeo l’epopea di indiani e cowboy. E proprio gli spaghetti, nell’immaginario collettivo, rappresentano più di ogni altra pasta il legame con l’italianità. Il cinema, si diceva, spesso e volentieri, si è servito proprio di questa immagine per imprimere su pellicola efficaci sensazioni e impressioni. Difficile non ricordare, tanto per citarne uno, il mitico Jack Lemmon de La strana coppia, che ci teneva a distinguere lo spaghetto dalle linguine; o l’esilarante gag de Il bambino e il poliziotto in cui un maldestro Carlo Verdone rovescia rovinosamente a terra un’appetitosa ciotola colma di spaghetti fumanti… con risultati insoliti!

Quella che segue è una breve classifica che passa in rassegna proprio i cinque piatti di spaghetti più noti del cinema internazionale, stilata per sorridere, ricordare e, perché no?, aprire lo stomaco!

5. Il camionista e il dentista – Il bestione di Sergio Corbucci, 1974
Giancarlo Giannini è il malcapitato camionista Nino Patrovita che, all’estero, consuma un piatto di spaghetti decisamente scotti. Dopo aver pronunciato la celebre battuta: “This isn’t spaghetti, it’s rubbish!” Si tocca il dente, per alludere alla cottura che aveva richiesto per la pasta. Al dente, appunto. Ma non incontrerà la comprensione del cameriere, il quale si limita a rispondergli che non si trova dal dentista!

4. Il bacio dello spaghetto – Lilli e il Vagabondo di Walt Disney, 1955
Ma gli spaghetti sono anche passione, seduzione, sentimento. Lo sanno bene i due cagnolini protagonisti di una delle scene più romantiche del cinema d’animazione. Il piatto di spaghetti con polpette che Lilli e Biagio gustano sognanti, sulle note di Dolce Sognar, a poco a poco si svuota, lasciando che sia l’ultimo, galeotto spaghetto a unirli un tenero e inaspettato bacio…

3. I lacci di Charlot – La Febbre dell’Oro di Charlie Chaplin, 1925
Pasto davvero originale quello che si concede il vagabondo nella sua misera baracca! I morsi della fame si fanno sentire, e al povero Charlot non resta che nutrirsi della propria scarpa, che cucina con amore, insaporisce con l’acqua di cottura e divide con il corpulento commensale. Dopo aver compiuto un vero e proprio rituale, in cui separa il cuoio dalla suola e succhia i chiodini come ossicini di pollo, arrotola infine lacci attorno alla forchetta, e trangugia la singolare porzione di spaghetti.
N.B. Chaplin è protagonista di un’altra divertente gag che coinvolge un piatto di spaghetti anche nel film City Lights.

2. La famiglia Sciosciammocca a tavola – Miseria e Nobiltà di Mario Mattoli, 1954
Una scena atavica, sfrenata, memorabile. Felice Sciosciammocca (alias Totò) e la sua squattrinata famiglia che, in piedi sul tavolo, improvvisa una sorta di baccanale e, colta da un raptus insaziabile, divora spaghetti, li infila nelle tasche della giacca e ovunque li possa nascondere. Questa sì che è fame!

Albertone e i maccheroni tentatori – Un Americano a Roma di Steno, 1954
Si aggiudica il primo posto – probabilmente senza sorprese – lo yankee improvvisato Nando Mericoni (Alberto Sordi) e il suo vorace duello con un appetitoso piatto di maccheroni. Il chiassoso Nando, fan sfegatato della cultura americana, ha deciso di convertirsi a Coca-Cola, hamburger e chewing-gum, rifiutando la banalità e la pochezza delle abitudini italiane… ma come dire di no ai bucatini della mamma?
“Maccarone: tu m’hai provocato ed io me te magno!”

Concludiamo questa piccola panoramica con un’osservazione significativa sullo stretto rapporto tra pasta e cinema, più profondo di quanto non potrebbe apparire. Il Neorealismo ha fatto grande affidamento su questo connubio per rappresentare un’Italia in ripresa dallo shock della guerra, turbata e sconvolta, ma tenace e determinata. A tal proposito, richiamiamo alla mente la scena del capolavoro rosselliniano Roma città aperta in cui il nonno raccomanda al nipote e alla fidanzata, futuri sposi, di non litigare prima della cerimonia: “…perchè se dovemo fa ‘na gran magnata de pasta”.
O la sequenza finale de I soliti ignoti di Monicelli, in cui la banda di criminali da strapazzo desiste cal compiere ‘la rapina del secolo’ per assaporare un succulento piatto di pasta e fagioli!