5 film di Alberto Sordi che hanno segnato la sua carriera

Nato il 15 giugno 1920, Alberto Sordi è uno dei pilastri fondamentali del cinema italiano. Ogni suo film ha una storia e un fascino immortale e ripercorrere l'intera sua carriera sarebbe forse un compito prolisso, ma ci sono delle pellicole che fungono da cardine della sua genialità e sono esattamente 5!

Un nome, una leggenda. Alberto Sordi, il maestro del cinema italiano, l’istrionico attore romano che più di tutti ha saputo interpretare nel tempo il cambiamento, gli usi e costumi del cinema nostrano e non solo. Dalla cinema del dopoguerra alla commedia arrivando ad interpretare grandi ruoli drammatici (sottolineo soprattutto la possanza artistica di quest’ultimi poiché diversi sono stati i detrattori de “l’ultimo Sordi”). Alberto Sordi nel corso della sua lunga carriera, dove ha recitato in più di 160 film, ha saputo calarsi nei panni del’italiano medio, nelle problematiche giornaliere di ogni singola persona, vestendo i panni di “anti-eroi” di Sveviana memoria. Da Il Vigile a Il Medico della Mutua, passando per Polvere di Stelle e Il Marchese del Grillo, Sordi ha sempre fatto dell’ironia guascona e mai sboccata il suo stile, una raffinatissima comicità teatrale che lo ha reso uno dei veri simboli della commedia italiana dello scorso secolo. Ma quali sono i film più belli di Alberto Sordi? Difficile elencarli tutti, sarebbe ridondante parlarne ulteriormente e noi di Cinematographe vogliamo proporvi una selezione di film di Alberto Sordi che hanno incredibilmente inciso nella sua carriera e nella storia del cinema italiano in generale.

Alberto Sordi in 5 film

Tutti a casa – Regia di Luigi Comencini

Tutti a casa segna il ritorno di Alberto Sordi in un film di guerra e sulla guerra (Albertone aveva già recitato in La Grande Guerra del 1959 di Mario Monicelli).  Il film è considerato tra le migliori opere di Luigi Comencini e uno dei più importanti e rappresentativi film italiani del dopoguerra, si aggiudicò il premio della giuria al Festival di Mosca e due David di Donatello, assegnati ad Alberto Sordi e al produttore Dino De Laurentiis. Nel film Sordi interpreta il ruolo del sottotenente Alberto Innocenzi che si trova nel caos generato dal celebre armistizio del 1943, con l’esercito italiano festante di una improbabile fine della guerra. Ben presto dovranno fare i conti con le rappresaglie naziste, Innocenzi è però ligio al dovere e cerca disperatamente un “nuovo ruolo” all’interno dell’Italia in totale disfacimento tra mancanza di volontà al combattimento e paura di perdere la vita e sentimento anarchico diffuso. Uno dei migliori film di Comencini (a cavallo tra neorealismo e commedia) e una grandissima interpretazione drammatica di Sordi.

Una vita difficile – Regia di Dino Risi

Nel 1961 Alberto Sordi interpreta Silvano Magnozzi in Una Vita Difficile di Dino Risi. Il film narra di un ex partigiano, comunista e idealista di nome appuntop Silvio Magnozzi. Il ruolo è piuttosto atipico per Sordi, che in questo film recita la parte di un uomo che ha combattuto per un mondo nuovo e che ripone fiducia nei valori che lo hanno animato, vivendo una contrapposizione tra realismo e idealismo nudo e crudo. Dalla resistenza al boom economico, Risi (grazie anche alla meravigliosa sceneggiatura di Sonego) racconta la storia dell’Italia e degli italiani del nuovo mondo che verrà, che però premia gli arrivisti e le persone senza scrupoli. In quel mondo, il povero Magnozzi avverte di essere solo un perdente e, dopo un lungo travaglio, si arrende negando la sua stessa identità. Il riscatto finale è più per rassicurare lo spettatore con un movimento simil-catartico per raccontare la storia del Paese: il dubbio su cosa sia realmente successo permane nella testa dello spettatore. Superlativo Sordi nel ruolo al limite tra il comico e il drammatico.

Detenuto in attesa di giudizio – Regia di Nanni Loy

Il film Detenuto in attesa di giudizio vede Alberto Sordi protagonista in uno dei ruoli più drammatici di tutta la sua carriera. Giuseppe Di Noi vive le vicissitudini del rientro in Italia dove viene misteriosamente incarcerato e attendo “un giudizio” vissuto tanto quanto l’attesa di uscire dalla galera. Nel mentre l’uomo non perde la sua verve critica e la prigione sembra forgiare il suo istinto di denuncia. L’interpretazione valse a Sordi il l’Orso d’argento al Festival di Berlino. L’ispirazione del film venne allo stesso attore romano quando lesse il libro Operazione Montecristo scritto in carcere da Lelio Luttazzi. Un’altra fonte di ispirazione per la trama del film fu l’inchiesta televisiva Verso il carcere, realizzata da Emilio Sanna. Il film-denuncia di Nanni Loy, una sorta di incubo alla Kafka vestito di abiti italici, uscì nelle sale suscitando molto scalpore, poiché per la prima volta un’opera cinematografica denunciava senza mezzi termini l’arretratezza e la drammatica inadeguatezza dei sistemi giudiziari e carcerari italiani.

L’ingorgo – Una storia impossibile – Regia di Luigi Comencini

Tratto da un racconto di Julio Cortàzar, L’ingorgo è un film di Luigi Comencini che rappresenta in un certo verso, una sorta di Decameron dell’autostrada. Un grande ingorgo sul raccordo di Roma blocca centinaia di auto per più di 36 ore e in questo clima d’attesa s’intersecano le storie, i conflitti e le paturnie di diverse figure del cinema italiano. Il film uscì nelle sale italiane nella primavera del 1979 mentre la RAI trasmetteva la prima stagione della serie apocalittica I sopravvissuti. In entrambe le storie si vede una televisione costretta a sospendere le trasmissioni per mancanza di personale. Una commedia molto raffinata e di ambientazione fissa con interessanti studi e risvolti sociologici.

Nestore, l’ultima corsa – Regia di Alberto Sordi

Nel malinconico Nestore, l’ultima corsa, Alberto Sordi è sia regista che protagonista di una produzione italo-francese del 1994.  Nel film Gaetano è un vecchio vetturino destinato all’ospizio il cui unico pensiero è quello di salvare la vita del cavallo Nestore, tra mille peripezie. Un Sordi vecchio ma tutt’altro che stanco vive la vita filmica tra ricordi del passato e le paure del futuro, davvero commovente la scena finale.