Uncharted 4: Fine di un Ladro – recensione

“Negli angoli più remoti del mondo risiedono civiltà perdute che nascondono straordinari tesori e artefatti di incredibile potenza. Esploratori, mercenari e conquistatori hanno lottato e sono morti nel tentativo di recuperarli. Come ha fatto un semplice ladruncolo ad avere successo laddove questi altri hanno fallito? E’ stato più furbo? Più fortunato? O forse è un eroe? Dipende dai punti di vista”.

Fine di un ladro, fine di una leggendaria saga per console. Questo è quanto è possibile esclamare su Uncharted 4: Fine di un Ladro, l’ultimo capolavoro di Naughty Dog e Sony con protagonista il cercatore di tesori/ladro Nathan Drake. Spari, azione, corse e botte da orbi condiscono un gameplay non particolarmente innovativo ma terribilmente accattivante, come tra l’altro succede dal primo episodio della saga, uscito nell’ormai lontano 7 dicembre 2007. Una storia vera, matura, fatta di flashback e di colpi al cuore, soprattutto nella parte iniziale del gioco, dove il ricordo e la rievocazione dei tempi che furono la fanno da padrone. Ma scendiamo nei particolari e analizziamo passo passo quello che è un vero e proprio capolavoro dell’intelletto videoludico, un blockbuster vero e proprio.

Uncharted 4: Fine di un Ladro: recensione

Naughty Dog si congeda con il ladro più famoso del pianeta console con un leggendario capitolo conclusivo

Piuttosto lineare e avvolta come sempre da suggestione e cultura storico-popolare, la storia di Uncharted 4: Fine di un Ladro si piazza esattamente dopo 3 anni dagli eventi accaduti in Uncharted 3: L’inganno di Drake, quando la ricerca della misteriosa “Atlantide del deserto” portò il nostro cacciatore di tesori nel cuore del deserto arabo, tra mille pericoli ed insidie. Dopo questi eventi Nathan Drake sembra essersi lasciato alle spalle il mondo dei cacciatori di tesori, la sua vita ora sembra scorrere pacifica tra recupero di rottami in fondo ai mari e fiumi e improbabili avventure videoludiche (fantastica la sequenza di game in game con l’epico Crash Bandicoot). Tuttavia, l’avventura bussa nuovamente alla sua porta quando il fratello Sam torna da lui e gli chiede disperatamente di salvarlo, proponendogli un’avventura che Nathan non potrà assolutamente rifiutare. Le indagini sul tesoro perduto del capitano dei pirati Henry Avery porteranno Sam e Nate verso Libertalia, l’utopica città dei pirati nascosta nel cuore delle foreste del Madagascar, isole avvolte nella giungla, centri urbani e vette innevate alla ricerca del tesoro misterioso di Avery. La strada ovviamente non sarà libera dalle insidie e dalla minacce, il duo dei Drake dovrà fronteggiare numerose avversità e criminali incalliti alle calcagna. Il cambio di passo si avverte fin dalle prime battute, una nuova consapevolezza cade nel mondo di Uncharted, stiamo parlando della maturità, questo sentimento pervade il gioco fin dalla prima scena; possiamo quasi sdoppiarlo e dividerlo in maturità come coscienza dei propri limiti dovuti all’età e maturità come sinonimo di severità e austerità narrativa. Se Nathan Drake è comunque consapevole ormai dei proprio limiti fisici e della sua età dall’altro si trova di fronte ad una scelta molto dura: condurre una vita semplice e tranquilla con la sua Elena o aiutare il fratello nell’impresa più grande della sua vita? Per la prima volta il personaggio viene messo di fronte a un bivio dal quale difficilmente ne uscirà senza conseguenze. Se negli altri capitoli la storia si basava per lo più su semplicistici rapporti causa-effetto (indizi-ricerca del tesoro) qui  per la prima volta ci si trova di fronte ad un vero e proprio film, un’esperienza videoludica sconvolgente, in cui ogni singolo dialogo è studiato attentamente, nulla è lasciato al caso, nemmeno il più banale dei confronti.

Uncharted 4: Fine di un Ladro: recensione

Old but Gold, poche innovazioni ma tanto divertimento, questo è il sunto di un gameplay solido, classico e che riesce a regalare sequenze davvero mozzafiato. Dal classico Stealth, che non ci stancherà mai, agli immancabili enigmi con tanto di cartina alla mano, Uncharted 4: Fine di un Ladro regala più di 15 ore di emozioni in single player e infinite possibilità in multigiocatore con qualche novità rispetto alle edizioni passate. Qualche piccola modifica l’abbiamo notata, soprattutto nella fluidità dei movimenti, Nate sembra essere più sciolto e meno legato, l’interazione con l’ambiente è migliorata notevolmente rispetto al passato rendendo il tutto più realistico e meno goffo. Ma la vera meraviglia di Uncharted sta nel suo comparto tecnico: dopo l’esperienza di The Last of Us, il team di Naughty Dog ha saputo riflettere su quanto di positivo avesse il videogioco, trasponendo i lati dark e a tratti Burtoniani nella trama di Uncharted 4, ma non solo questo. Difatti, il capolavoro è completo quando alla splendida storia si affianca una grafica mozzafiato che riesce a stupire fin dai primi frame. Non è soltanto l’ampiezza dei paesaggi e la profondità del suono (vissuto magicamente su impianto 5.1) che sorprendono, ma una serie di dettagli che lasciano davvero a bocca aperta: il modo in cui la neve si deposita sui capelli di Nate, il verde scioccante di un impianto sottomarino o il riflesso accecante di un dipinto ad olio. Merito senza dubbio all’incredibile motore grafico della PS4, sfruttato appieno dagli sviluppatori. L’aspetto magistrale con il quale è costruita la scenografia lascia davvero sbigottiti, nulla è lasciato al caso, nessun caricamento in background, niente sospette foschie, per assurdo anche il più semplice filo d’erba è curato maniacalmente. Ottima risulta essere anche l’IA, pronta a darvi filo da torcere nelle situazioni più disparate e di buon accompagno alla storia risulta essere la modalità multiplayer, con tre varianti divertenti tra cui il Deathmatch a squadre, Controllo e Saccheggio. Versioni modificate ad hoc per Uncharted 4 dei classici match online a squadre con una grafica leggermente sottotono rispetto alla storyline principale.

Uncharted 4: Fine un Ladro grazie alla sua storia, le sue emozioni, il suo comparto tecnico e il suo stile ineguagliabile, entra di fatto nella leggenda. Figlio di sviluppatori intelligenti che hanno saputo emozionare come pochi nel corso dell’esperienze di gioco passate, entrando nel cuore dei giocatori e non solo. Siamo di fronte alla quasi perfezione, alla cura minuziosa dei dettagli ad un messaggio forte e chiaro per la Hollywood cinematografica che non può continuare ad ignorare un prodotto di siffatta grandezza.

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