Bif&st 2016 – Banat – Il Viaggio: recensione

In concorso nella sezione ItaliaFilmFest/Opere prime e seconde del Bif&st 2016, Banat – Il viaggio è diretto da Adriano Valerio e scritto a quattro mani assieme allo sceneggiatore Ezio Abbate.

Banat – Il viaggio racconta la storia di Ivo (Edoardo Gabbriellini) e Clara (Elena Radonicich). Lui agronomo che ha appena accettato una proposta di lavoro in Romania e lei in fuga dalla rottura dopo una lunga storia d’amore. Si incontrano a Bari, nell’appartamento della signora Nitti (Piera Degli Esposti) che Ivo sta per lasciare e che verrà affittato proprio da Clara, trasferitasi dall’altro lato della città. Come due anime che si trovano in balia delle onde del mare, stringono subito un particolare legame tanto che Clara decide di raggiungere Ivo in Romania quando perde il suo lavoro in un cantiere navale.

Banat

Banat – Il viaggio è una storia di migrazione interiore. In un momento storico di grande disorientamento, due come Ivo e Clara si trovano ad andare contro corrente: con gli abitanti dell’Est che si spostano verso un’occidente più ricco e sicuro, i due abbandonano la città verso una terra sconosciuta nella speranza di trovare quell’equilibrio interiore che ancora non c’è.
Una sorta di missione la loro, quella di ricercare quel riscatto professionale e sentimentale che non è stato capace di nascere nella loro terra. I due protagonisti condividono le stesse ansie e le stesse paure, seppur con delle sfumature diverse: se da una parte troviamo Ivo insicuro e timoroso di un cambiamento ormai stabilito, dall’altra troviamo una Clara incapace di fermarsi. Quest’ultima intraprende un viaggio che la porta nella regione di Banat, dove Ivo lavora. Che sia un desiderio di avvicinamento all’uomo, il gesto della donna descrive eloquentemente lo stato emotivo di chi ancora non ha trovato un proprio posto nel mondo.
Ma cosa ha portato queste due persone a spogliarsi di tutti gli agi e a trasferirsi in un posto così diverso e lontano da casa?

Banat

Il film diretto da Adriano Valerio ci spinge a fare questa riflessione soffermandoci inesorabilmente sul perché. Banat, con un andamento lento ma leggero e con un pizzico di ironia, si muove attorno ai due protagonisti raccontando anche quelle figure che si muovono attorno a loro. C’è la signora Nitti, l’affittuaria di Ivo prima e Clara poi, ad esempio, che, dal burbero carattere apparente, trova nella ragazza una confidente inaspettata e, magari, è fonte di una nuova consapevolezza da parte di Clara stessa, o Ion (Stefan Velniciuc) il datore di lavoro di Ivo che porta con sé tutti i sacrifici e la pesantezza di una vita difficile e grigia.
Grigia come la fotografia di Jonathan Ricquebourg che disegna un paesaggio desaturato, spoglio e abbandonato a se stesso, teatro di due anime in cerca di rivincita.

Il tema proposto in Banat sembra in qualche modo tangibile e si avvicina, seppur asintoticamente, ad un altro film presentato al Bif&st: Amo la Tempesta. La migrazione come momento di ricerca della felicità: da un lato i figli che abbandonano la famiglia per poter mettere a frutto le loro competenze sudate (Amo la Tempesta), dall’altro Banat, la cui ricerca di felicità sta nel trovare un nuovo luogo, casa della propria anima, raggiungibile solamente con un viaggio non solo fisico.

Banat – Il viaggio sarà nelle sale a partire dal 7 Aprile 2016.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3