Bif&est 2016 – The Plastic Cardboard Sonata: recensione

The Plastic Cardboard Sonata è il primo film degli otto film in concorso ad aprire una nuova area del Bif&est chiamata ItaliaFilmFest nella sezione Nuove Proposte Cinema Italiano. Diretto ed auto prodotto da Enrico Falcone e Piero Persello, il film è stato selezionato nel 2015 al 39° Montreal World Film Festival nella sezione First Films World Competition, nel 2016 ha partecipato al 14th Pune International Film Festival nella sezione World Competition, ha partecipato al 6° Yashwant International Film Festival e al 34° International Film Festival of Uruguay prima di approdare al Bif&est.

The Plastic Carboard Sonata

Con una velata musicalità nel titolo, The Plastic Cardboard Sonata è un film quasi distopico e paradossale. Protagonista della pellicola è l’agente immobiliare di un quartiere suburbano di Roma il quale, con quasi maniacale cacofonia, vive una vita al limite della monotonia. Nel tentativo di costruire un quartiere perfetto, un perfetto microcosmo, rende il quartiere un teatro fasullo fatto di attori che mettono in scena una falsa armonia comunitaria e borghese. Ma come tutti i castelli di carta, Lui, protagonista senza nome e burattinaio del suo personale teatrino, dovrà prima o poi fare i conti con una realtà crudele che mina inevitabilmente la sua sicurezza fondata su sterili costruzioni.
Il film, realizzato con poco, trova nella regia e nell’interpretazione del protagonista in particolare, interpretato da Andrea Vasone, una grande forza cinematografica ed espressiva.
Le inquadrature focalizzate su Lui, come quelle che mettono in evidenza gli spazi desolati del quartiere, esaltano ancora di più il messaggio che fuoriesce da questa pellicola: una triste solitudine metropolitana.
Da questo punto di vista, The Plastic Cardboard Sonata, pare quasi una critica verso il mondo dell’Architettura Urbanistica che mira, senza successo, a creare spazi e nuovi quartieri periferici che all’apparenza sostituiscono tutti gli agi del centro città: grandi condomini tutti uguali, vasti spazi verdi, centri commerciali che tutto fanno tranne che aggregare la comunità allontanando invece l’uomo dallo spazio pubblico.

The Plastic Carboard Sonata

The Plastic Cardboard Sonata: il ritratto distopico di disgregazione sociale

The Plastic Cardboard Sonata è un teatro di maschere meccaniche, per nulla autentiche, macchinose, stereotipate nella loro estrema superficialità e che dilaniano una comunità di quartiere artificiosa fondata sul singolo individuo, triste e annoiato nel suo piccolo mondo sempre uguale e grigio. Non esistono vere relazioni tra gli abitanti e nulla sappiamo di loro, nemmeno i loro nomi, come volendo enfatizzare ancora più fortemente questo distacco tra persone che fuggono dai centri vivi delle città per chiudersi in un mondo illusoriamente idilliaco e tranquillo.
La disturbante lentezza dei movimenti, i silenzi ridondanti mettono a segno una missione ben precisa e un finale aperto (oppure decisamente chiuso) portano lo spettatore ad una inesorabile riflessione.
The Plastic Cardboard Sonata è paradossale, una versione quasi smembrata di Ricomincio da Capo, un turbinio di drammatica ciclicità ingabbiata in una monotonia senza fine.

The Plastic Carboard Sonata

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 2.5
Interpretazioni - 3.5
Emozione - 3

3.1