Eros e Thanatos: l’erotismo nel cinema horror – Seconda Puntata

Eccoci alla seconda puntata della nostra esplorazione dedicata alle pellicole che trattano di Eros e Thanatos. Vi avevamo lasciati (QUI la prima parte del nostro percorso) parlando di Buio Omega, un film dalle componenti erotico-morbose che esplora l’anatomia umana da vicino e da dentro. Ma facciamo un passo indietro fino al 1972, data importante per il processo di liberalizzazione della pornografia: per la prima volta veniva proiettato in un cinema “normale” di New York Gola Profonda.

Amare la Morte: Eros e Thanatos nel cinema horror

Poco meno di un anno dopo esce il film The Wicker Man di Robin Hardy, un gioiellino cult dell’horror, percorso da un erotismo pagano ed un’ atmosfera inquietante e blasfema. Neil Howie (Edward Woodward) è un coscienzioso sergente al servizio della Regina d’Inghilterra, nonché un celibe e devoto cristiano episcopale. Dopo aver ricevuto una lettera anonima che denuncia la scomparsa di Rowan Morrison,una ragazzina di una sperduta isola scozzese di nome Summerisle, Neil parte intento ad iniziare delle scrupolose indagini a riguardo.Una volta arrivato sul posto scoprirà che ogni cosa non è quella che appare. Le abitudini degli abitanti di Summerisle sono alquanto folli e settarie e sono tutte coordinate da un enigmatico Lord Summerisle (Cristopher Lee), capo della comunità, che illustra all’incredulo sergente alcuni riti dedicati alla natura praticati da danzanti fanciulle ignude. Nessuno sembra sapere nulla di Rowan, neppure la madre, nel frattempo Howie nota nella locanda dell’isola alcune foto di bambine circondate dai frutti del raccolto dell’anno precedente…La ragazzina scomparsa non sarà forse una vittima sacrificale?

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Ad essere avvolto dal mistero non è solo la storia narrata ma anche i fatti reali che riguardano la pellicola, la cui copia originale è misteriosamente scomparsa a causa di infiniti tagli ed indegne ricostruzioni attuate dalla censura, strane e sfortunate vicende culminate nel 2013 con un ritrovamento di una “versione di mezzo”, a quanto pare la più simile alla versione originale. Non c’è da stupirsi se il film (rimasto inedito in Italia) fu linciato senza pietà dai ben pensati: riti esoterici e profanatori si alternano ad una magica energia sessuale per tutta la durata del film.

Robin HardyÕs THE WICKER MAN (1973). Courtesy: Rialto Pictures/ Studiocanal

Gli ideali del bigotto poliziotto sono messi a dura prova in tutti modi, all’epoca fece scalpore la scena in cui la figlia del locandiere Willow (Britt Ekland) si esibisce nuda in una sensuale danza nella camera d’albergo cercando di sedurre Howie. L’enigmatica atmosfera grottesca dell’isola disorienta: nella tomba di Rowan c’è una lepre morta, una madre allatta il figlio in un cimitero, i bambini ingurgitano rane vive per guarire dal mal di gola.  Riti orgiastici in nome di Madre Natura, vestali dai candidi corpi nudi riunite in cerchio attorno ad un fuoco, filastrocche recitate da bambini che parlano di cicli cosmici e riproduzione: Hardy ci mostra tutti questi riti pagani accuratamente, in maniera autentica e mai esasperata; importantissimo il ruolo della musica, a valorizzare il tutto è la colonna sonora fatta di melodie dionisiache, canzoni folk e filastrocche cantate al ritmo di zampogne flauti e tamburi. Imponente e rivelatore il finale che corona questa preziosa e sensuale pellicola.

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Possessioni demoniche e sesso si intrecciano nel film di Andrea Bianchi (aka Andrew White) Malabimba (1979). La pellicola vede come protagonista un’adolescente chiamata affettuosamente Bimba, posseduta dallo spirito della dissoluta Lucrezia, un’antenata della ricca famiglia. Bimba (Katell Laennec), dall’aria candida ed innocente, inizierà ad assumere strani comportamenti  spiando l’intensa vita sessuale dei componenti famigliari e  a sua volta cercando di sedurre gran parte di essi.

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Sulla carta le componenti del genere horror sembrano esserci: la seduta spiritica, il castello fatiscente degli antenati dal passato turpe, la possessione demonica  che resiste anche all’intervento ecclesiastico di Suor Sofia (Mariangela Giordano), l’infermiera di famiglia. Peccato che Bianchi si serva di tutti questi ingredienti per farli poi apparire sciocchi e tutt’altro che oscuri, basti pensare alla scena dello spirito invocato dalla medium:  lo spettro punta a lasciare senza fiato togliendo per prima cosa la camicetta a Nais (Patrizia Webley), lasciandola in topless. Ed è proprio la giunonica Webley, una masochista ninfomane, ad essere protagonista di varie sequenze softcore (con inserti hard inseriti in seguito per il mercato estero) spiata da Bimba nelle sue lussuriose notti, intenta a sedurre a tutti i costi  il padre della ragazza rimasto vedovo da tempo.

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Ma Bianchi si sbizzarrisce e va oltre mostrandoci un’erotismo letteralmente mortale: lo zio paralitico di Bimba tira le cuoia mentre la nipote impossessata gli pratica una fatale fellatio. Nemmeno la devozione di Suor Sofia, vittima “soffertissima” di una scena di sesso saffico, risulterà capace di resistere alla follia lussuriosa dello spirito di Lucrezia (vien da chiedersi cosa non abbia fatto in vita!). Malabimba poteva essere un curioso esempio di bis italiano in bilico tra due generi, peccato per la sceneggiatura fatta da dialoghi inconsistenti che non ci spiegano bene né il passato né il presente. La regia è buona nelle sue inquadrature e nei dettagli degli ambienti scelti che tuttavia non possiedono un alone occulto in grado di rendere più interessanti le vicende erotiche mischiate alla tematica demoniaca. Nota positiva: la prova recitativa ben misurata e credibile di Katel Lannec in questo suo primo ed unico film.

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Eros e Thanatos si abbracciano in una parafilia chiamata necrofilia, tema trattato in un nostrano film horror dell’esordiente Lamberto Bava, Macabro del 1980. Jane (Bernice Stegers) ha due figli ed un marito ai quali nasconde una vita segreta con il proprio amante, Fred, da cui fugge appena può. Lucy, l’inquietante figlia maggiore, è a conoscenza della seconda vita della madre e, durante una sua fuga d’amore, annega il fratellino dopodiché chiama la donna dicendole che è avvenuta una disgrazia. Durante la corsa in auto Jane e Fred hanno un incidente in cui quest’ultimo viene decapitato. Dopo un anno passato in clinica psichiatrica la donna torna nella vecchia casa di Fred abitata da un ragazzo cieco innamorato appassionatamente di lei, il quale rimane basito dagli strani rumori notturni che provengono dalla sua stanza. Ma qualcosa dopo l’incidente nella mente di Jane si è irrimediabilmente incrinato: durante la notte si alza, prende dal freezer la testa congelata di Fred e la utilizza per soddisfare le sue fantasie sessuali…

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Un film dal titolo decisamente azzeccato con soggetto e sceneggiatura dei fratelli Antonio e Pupi Avati, in cui follia, sessualità morbosa, malinconia e morte si alternano. Per disturbare lo spettatore a Bava Jr. basta una semplice scenografia (quasi tutto il film è girato all’interno di poche stanze), anche il sangue e le scene di forte violenza sono abbandonate ma senza rimpianto per l’occhio dello spettatore, l’atmosfera è decisamente macabra senza tutto ciò. L’apparente calma della borghese villa è turbata da dettagli che si notano lentamente un po’ per volta e che creano un sottofondo malsano quasi invisibile ma pregnante. Anche se non ci sono vere e proprie scene erotiche esplicite, la sessualità malata è il fulcro della trama.

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Jane perde tragicamente l’unico uomo in grado di soddisfarla sessualmente e il solo modo per godere ancora di lui è accontentarsi dei suoi resti. Allo stesso tempo l’affascinante ragazzo cieco (Stanko Molnar) sogna tutte le notti di possedere Jane sentendola ansimare al piano di sopra, pensando che quest’ultima sia in compagnia di un uomo.

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Solo il finale del film ci offre un po’ di azione: gli strani passatempi della signora vengono scoperti dal ragazzo e anche dalla figlia che per “dispetto” cucinerà alla mammina un bello stufato di testa di Fred, decisamente macabro. Chi morirà e come?

Necrofilia e cinema underground si incontrano in un culto di nicchia chiamato Nekromantik, il film senza dubbio più romantico che vi proponiamo in questo focus. Primo lungometraggio del tedesco Jörg Buttgereit realizzato artigianalmente con un budget pressoché inesistente, attori non professionisti ed effetti casalinghi. Il film narra la storia di Rob, impiegato in un’impresa di pronto intervento in caso di gravi incidenti stradali, e della sua ragazza Betty; entrambi condividono la malsana passione per i resti umani, che riescono a collezionare grazie a piccoli furti sul lavoro di Rob. Un giorno il ragazzo riesce a recuperare sulla scena di un incidente un intero cadavere in decomposizione che diventerà parte di un malato triangolo amoroso. Ma la felicità della coppia è destinata a finire: Rob perde il lavoro e Betty lo molla scappando con il suo nuovo fidanzato in decomposizione… il mondo intero crolla addosso a Rob… Come riconquistare un amore che sembra morto?

Prima di Nekromantik la necrofilia al cinema era mostrata in maniera allusiva, senza troppe descrizioni, d’altronde il concetto suggerito bastava per inorridire e shoccare la platea.

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Il film di Buttergereit affronta un tema, ancora oggi maledetto,  in maniera fredda e putrescente, senza immagini di donne sinuose o belle morte ignude caratteristiche fondamentali di molti horror/erotici. Il sesso di Nekromantik è marcio, vermoso e spietato, un sesso disperato e malato in grado di portare ad un profondo annichilimento. Il cadavere/fidanzato “prende parte” ai giochi sessuali della coppia in un lungo ménage à trois: viene baciato, coccolato e accarezzato, gli viene addirittura creativamente fabbricato un pene con un tubo metallico (accortamente coperto da un preservativo prima dell’uso), scene drammaticamente poetiche contornate da una musica romantica. L’artigianato autarchico che caratterizza l’opera è un punto forte ma allo stesso tempo può spaesare lo spettatore, soprattutto nelle scene oniriche/drammatiche poco scorrevoli. Tuttavia non possiamo screditare l’opera creativa di Jörg Buttgereit, tenendo conto delle condizioni lavorative e delle finezze del suo film nato con mezzi di fortuna. E’ interessante lo sguardo psicologico che esplora il dramma personale di Rob, un innamorato che perde il lavoro mentre cerca in tutti i modi di accontentare le voglie della fidanzata necrofila, nonostante tutto verrà mollato senza tante remore.  La profonda crisi esistenziale lo porterà a pensare che l’unico modo per conquistare l’amore incondizionato di Betty sia diventare egli stesso un cadavere: Rob si sbudella mentre si masturba in un drammatico ( e posticcio) guizzo finale di sperma e sangue, un vero e proprio binomio di Eros e Thanatos.  Che ne sarà del suo cadavere? Betty ci ripenserà e gli darà una seconda chance? Lo scoprirete nella terza puntata di Eros e Thanatos: l’erotismo nel cinema horror.

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