Rise of the Tomb Raider – Lara Croft è tornata: recensione

Storia di trionfo annunciato? Forse: ma Lara Croft e Tomb Raider sono un’arma a doppio taglio. Sicuramente potente, ma il rischio di deludere i milioni di fan in tutto il mondo è dannatamente alto.

Di sicuro, però, Microsoft ha deciso di puntare moltissimo su questo atteso secondo capitolo (dopo il reboot), non a caso si è aggiudicata l’esclusiva per Xbox One per ben 12 mesi, lasciando a bocca asciutta gli appassionati possessori della console di casa Sony. Se la scommessa sarà vinta, lo potrà dire solo l’andamento di mercato e la (eventuale) impennata di console vendute. Tuttavia possiamo anticipare fin d’ora che si tratta di un ottimo titolo, che darà soddisfazione a tutti gli appassionati del franchise.

La storia riprende là dove l’avevamo lasciata nel 2013. Una Lara Croft giovane e inesperta si è fatta ossa e pelo sullo stomaco durante il primo capitolo a suon di esplorazioni, uccisioni e perdite drammatiche in quello che è stato un’approccio cinematografico decisamente vincente. Siccome squadra che vince non si cambia, abbiamo ora una Lara di solo un anno più grande e che finalmente si è gettata nello studio degli antichi misteri, trampolino di lancio per un’avventura che la porterà ad attraversare mezzo globo, con ambientazioni molto distinte tra loro, tonnellate di nemici da abbattere e tombe da esplorare.

Rise of the Tomb Raider: Il ritorno di Lara Croft

In ROTTR abbiamo una mappa di gioco decisamente ampliata rispetto al precedente capitolo e il lavoro fatto sull’impianto visivo è semplicemente strepitoso: ogni location è disegnata magnificamente, con dettagli curati al limite del maniacale e un comparto sonoro che regala un’esperienza totalmente immersiva.
Ma se la storia è degna di nota, a farla da padrona è sicuramente il gameplay. Tornano le dinamiche che avevano riscosso successo nel primo capitolo, con la possibilità di andare a caccia per forgiarsi armi e vestiti; tornano i collezionabili, a centinaia, tornano le tombe “facoltative” con i loro enigmi “fisici”. Il tutto, però, è tirato a lucido, con un’ampiezza di respiro tutta nuova. Gli animali, ad esempio, non sono sempre disponibili: andranno stanati nella regione giusta e nel giusto momento del giorno. Alcuni, ad esempio, sono rintracciabili solo di notte e non è detto che portarne a casa la pelle sia compito facile, anzi…
Altro esempio degno di nota sono le iscrizioni: leggendo qua e là sarà possibile incrementare la propria conoscenza delle diverse lingue, rendendo la compresione sempre più dettagliata. Anche le tombe facoltative, in questo capitolo, daranno qualcosa in più che la semplice soddisfazione dell’averne sviscerato i misteri: Lara, infatti, ha un albero di abilità sbloccabili in stile gioco di ruolo, ma alcune di esse, per essere attivate, richiedono proprio la risoluzione di particolari enigmi, o il completamento di diverse missioni.

La storia, come detto, è ad impatto altamente adrenalinico, perfetta per un approccio cinematografico: esaltanti sia le fasi stealth, con abilità da “assassino” potenziate, rivedute e corrette; sia quelle di “fuga” con la morte a far capolino ad ogni secondo, secondo un schema dinamico che a molti ricorderà con piacere le pellicole di Indiana Jones.

You call this archaeology?

Siamo comunque in compagnia di una Lara ancora giovane e immatura: il doppiaggio, ad opera anche in questo secondo episodio di Benedetta Ponticelli, è assolutamente eccelso, e viene rese alla perfezione tutta la paura e l’insicurezza del personaggio… forse persino troppo: chi segue la saga dagli esordi forse è rimasto affascinato dal reboot in cui scoprivamo una Lara nelle vesti della ragazzina timida e indifesa, ma dopo tutti gli avvenimenti del primo capitolo (e relativa ecatombe di nemici), forse ci si aspettava di avere tra le mani una donna più sicura di sé. Vedremo coi prossimi episodi in che direzione andrà l’evoluzione del personaggio.

Nel frattempo possiamo dire che siamo di fronte ad un titolo bello, confezionato bene e decisamente longevo: la missione principale, al netto del livello di difficoltà, si aggira sulle 12-13 ore, alle quali possiamo aggiungere tutto il tempo necessario ad esplorare tutte le tombe (mediamente piuttosto facili da risolvere) e raccogliere tutti i collezionabili. Oltre a tutto ciò abbiamo anche le missioni secondarie, che ci vengono affidate da diversi personaggi lungo la trama, e la modalità “Spedizioni”. Nelle spedizioni potremo rigiocare alcune missioni dell’avventura, oppure partecipare a missioni speciali con obiettivi disegnati ad hoc, il tutto condito da modificatori che oscillano tra lo sfidante e il grottesto (qualcuno ha detto “galline che esplodono”?): un modo decisamente divertente per avere a che fare con Rise of the Tomb Raider per molte, molte ore di divertimento.