Spectre: una colonna sonora ricca d’azione, ma…

Quando si tratta di James Bond, non si può non parlare di colonna sonora. Spectre segna il ritorno del compositore Thomas Newman, che porta con sé anche molti dei temi musicali di Skyfall, oltre al celebre main theme, inizialmente composto da Monty Norman e poi riarrangiato da John Barry, il compositore simbolo della serie cinematografica. La colonna sonora realizzata da Newman è stranamente ambivalente: mentre nel corso di Spectre fa bene il suo lavoro, come disco a sé, invece, ha decisamente qualche punto debole, non colpisce con forza come nel film. Partiamo però da “Writing’s on the Wall”, il tema cantato da Sam Smith, tanto spinto dalla produzione da arrivare subito ai primi posti delle classifiche. Accompagna gli ampollosi – quasi visivamente eccessivi – titoli di testa, calcando ancora di più la mano: insomma, un risultato lontano dalla tradizione, che sicuramente non piacerà a tutti. Se già la prima strofa del testo si avvicina al mood del Bond di Craig in Spectre (I’ve been here before / But always hit the floor / I’ve spent a lifetime running / And I always get away / But with you I’m feeling something / That makes me want to stay), il falsetto di Sam Smith stride con il personaggio, anche se ci sforzassimo di pensarlo come una sorta di debolezza.

Tanta azione nella colonna sonora di Spectre firmata da Thomas Newman

La colonna sonora di Thomas Newman, invece, entra subito nell’azione di Spectre, immergendoci nei ritmi del Giorno dei Morti, la festa messicana protagonista delle prime scene del film. Percussioni, ottoni pulsanti e chitarre dipingono il clima carnevalesco di festa in modo eclatante; purtroppo la traccia della soundtrack, “Los Muertos Vivos Estan”, non rende, nel disco, come nel film.

I momenti d’azione sono accentuati con delle forti dinamiche, lasciando però spazio anche a stacchi e pause per non anticipare troppo allo spettatore. Azione e tensione sono bilanciate: spesso gli archi, con un incedere ondeggiante, trasportano la musica su un piano più drammatico. Non troviamo tracce che ci colpiscano emotivamente, ma di certo i pezzi d’azione, più d’una volta, ci fanno quasi catapultare nel vivo di Spectre, facendoci rimanere con il fiato sospeso. In molte scene, la colonna sonora funziona davvero bene con le immagini, ha un grande impatto. Questa, per esempio, è la traccia che accompagna il folle inseguimento notturno per le strade di Roma. Successivamente Newman introduce una sorta di tema di viaggio in “Crows Klinik” e uno legato alla figura di Madeleine, con ampi movimenti degli archi punteggiati dall’arpa, che danno un tratto dolce, ma misterioso, alla nuova Bond girl. Altro pezzo interessante è “Snow Plane” (altro inseguimento, questa volta sulla neve), una vera e propria traccia d’azione – generica, ma entusiasmante se legata alle immagini. È un tumulto di timbri, dinamiche e ritmi travolgenti:

Tornano gli influssi etnici (ora marocchini) in “L’Americain” e “Secret Room” (che ha come protagonista, però, un delicato pianoforte). Il tema di “Writing’s on the wall”, poi, si presenta di nuovo, in versione strumentale, in una scena chiave del rapporto tra Bond e Madelaine. Veniamo di nuovo cataputati nell’azione con “Tempus Fugit”, “Safe House” (una di quelle tracce che ci fa sentire i battiti del cuore dalla tensione), “Blindfold”, “Careless” e ovviamente nei momenti culminanti di Spectre, con “Detonation” e “Westminster Bridge”, che creano una forte tensione – poi distesa nel finale con “Out of Bullets”:

Insomma, Spectre ci offre una colonna sonora che sa essere trascinante – anche se non memorabile – durante il film, ma che perde decisamente nell’ascolto a sé, restando un po’ generica, se non per il tema di John Barry che serpeggia qua e là, ricordandoci che stiamo ascoltando la musica di un film di James Bond, e non di un action qualunque.

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