Maze Runner – La Fuga: recensione

Il secondo capitolo della trilogia di Maze Runner apre esattamente dove avevamo lasciato Thomas e gli altri ragazzi sopravvissuti alla Labirinto. Dopo esser  fuggiti dal Labirinto, Thomas (Dylan O’Brien) e i suoi amici dovranno trovare indizi sulla potente organizzazione conosciuta come WCKD. I ragazzi si troveranno ad affrontare il duro paesaggio della Zona Bruciata, un territorio distrutto e desertificato dalle eruzioni solari che hanno carbonizzato il pianeta diversi anni prima. Con l’aiuto di alcuni alleati, il gruppo di giovani scoprirà i piani che il WCKD aveva in serbo per loro.

Basato sui bestseller di James Dashner, Maze Runner – La Fuga è l’attesissimo sequel de Il Labirinto che negli USA ha incassato oltre 30 milioni al box office nella sola prima settimana di uscita. Rientrando nel genere dello young adult, inaugurato con la saga Twilight, il film riesce a colpire un audience giovane ma entusiasmare anche gli adulti. Con Maze Runner – La Fuga siamo ben lontani dalle atmosfere leggere e colorate della saga sui vampiri, ma ci avviciniamo più a Hunger Games. Infatti, le atmosfere si fanno più cupe, la musica è più incalzante, la telecamera tremolante sui primi piani dei personaggi ci fa aumentare il senso di inquietudine che pervade durante le scene di tensione. Il mondo distopico rappresentato in Maze Runner – La Fuga si sposta dal Labirinto – luogo aperto dove apparentemente si è al sicuri – al laboratorio da dove tutto è cominciato, ovvero un posto chiuso, in cui non sembra ci sia possibilità di andarsene via. Almeno fino a quando si scopre il nuovo mondo che somiglia a uno scenario di The Walking Dead.

Maze Runner - La Fuga

Dylan O’Brien è Thomas in una scena di Maze Runner – La Fuga

Maze Runner – La Fuga: benvenuti nel mondo distopico

Se con Il Labirinto le minacce esterne erano rappresentate dai Dolenti, in La Fuga, i ragazzi lottano contro l’ignoto. A differenza dei suoi cugini letterari, in Maze Runner – La Fuga non c’è spazio per i sentimenti. Più violento di Hunger Games, meno speranzoso di Divergent e lontanissimo dal romanticismo di Twilight, questa saga mostra come il genere young adult sia in continua evoluzione, rappresentando un mondo distopico in cui non c’è possibilità di scelta, ma solo di sopravvivenza, mentre il lieto fine appare sempre più lontano.

L’intento della pellicola in ogni caso appare certa: attrarre i giovani. Dylan O’Brien si conferma un attore in ascesa e versatile, capace di passare dal ruolo di spalla nella serie tv Teen Wolf a un drammatico protagonista in azione; al suo fianco ritroviamo la giovane e brava Kaya Scodelario nei panni di Teresa, Thomas Brodie-Sangster in quelli di Newt, Ki Hong Lee è Minho. New entry Katherine McNamara e una vecchia conoscenza da Il Trono di Spade, Aidan Gillen.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.6
Fotografia - 4
Recitazione - 3.6
Sonoro - 4.1
Emozione - 4

3.8

Voto Finale