The Amityville Horror (1979): recensione

“Per amor di Dio…scappa!”

Nell’universo cinematografico horror, le pellicole ispirate a fatti realmente accaduti sono molteplici, ma come recita la dicitura la maggior parte sono solo vagamente ispirate, ri-sceneggiate e prodotte per sfornare blockbuster che stravolgono totalmente gli elementi ed hanno solo ed esclusivamente una misera traccia della storia di partenza.
C’è un film, datato 1979, che fa parte del filone ma conserva in pieno i brividi e l’atmosfera del fatto reale di cronaca: The Amityville Horror, caso su cui indagheranno anche i celebri coniugi Warren portati su schermo da James Wan con “The Conjuring“;

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La storia, ambientata a Long Island nel 1975, narra della famiglia Lutz formata da padre, madre e tre figli che si trasferisce in una nuova casa, già luogo di una strage un anno prima. Il soggiorno nella casa diventa esasperante quando strani fenomeni paranormali si manifestano prima in quantità minore, generando un’escalation di follia e orrore non solo tra le grondanti mura di sangue della villa ma anche tra i membri della famiglia…

La regia di Stuart Rosenberg ci catapulta sin dalle prime immagini in un mondo a cui lo spettatore sarà costretto a credere: quello dell’esistenza di determinate entità benevole o malevole all’interno di una cornice pittoresca e “da fiaba”. Lo stile dinamico per le scene ambientate di giorno e claustrofobico per le scene ambientate all’interno della casa di Long Island hanno un effetto sinistro e tetro ancora oggi, facendo sì che il vero terrore durante la visione della pellicola non sia dettato dai salti sulla sedia bensì dall’ansia e dalla tensione che si può provare nel guardare le immagini. Nonostante la storia sia molto fedele al fatto di cronaca, alcune cose sono state cambiate ed ampliate per licenza cinematografica, così da rendere più appetibile un prodotto altrimenti orientato esclusivamente sulla tensione.
La sceneggiatura di Sandor Stern tratta dal libro Orrore ad Amityville di Jay Anson è molto buona e d’atmosfera, nonostante (come scritto sopra) ci siano diversi cambi legati a problemi di diritti o più semplicemente per rendere il prodotto più d’intrattenimento: i nomi dei figli dei Lutz vennero cambiati poiché all’epoca i veri bambini erano minorenni; i nomi delle persone uccise e dell’assassino non vengono mai nominati e neppure la dinamica degli omicidi è mai spiegata con chiarezza; Il vero George Lutz ha sempre negato di essere stato violento nei confronti di moglie e figli; nel film la stanza rossa in cantina è rappresentata come la fonte del male che risiede nella casa e anche come un portale sugli inferi, mentre nella realtà era una normale stanza dei giochi colorata di rosso; il finale è la cosa che è stata maggiormente esagerata, con tanto di pareti grondanti di sangue e liquidi melmosi per rendere la pellicola più commerciale. Tutti questi elementi sono serviti a rendere The Amityville Horror più vicino agli horror  dell’epoca allontanandosi dalla paura psicologica presente nel libro e, se si pensa che anch’esso vantava licenze poetiche, c’è da tener conto che se anche una piccolissima percentuale degli eventi riportati in sceneggiatura è realmente accaduta alla famiglia Lutz basta e avanza per far venire i capelli dritti a qualsiasi persona.
La fotografia di Fred J. Koenekamp è uno dei punti forti del film, gettando un velo cupo anche nelle scene ambientate in esterni e di giorno. Le scene ambientate all’interno dell’abitazione, unite alla regia, sono estremamente cupe e poco illuminate, rendendo l’esprienza visiva di The Amityville Horror ancora più terrorizzante.

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La recitazione è all’avanguardia ancora al giorno d’oggi, se si pensa che gli attori presenti su schermo raramente interagiscono tra di loro se non in sporadiche situazioni: James Brolin e Margot Kidder portano in scena i coniugi Lutz in maniera impeccabile, con le loro paure e le loro tensioni interne legate alla vita privata e ad un terrore non tangibile. Il George Lutz di James Brolin è fenomenale nell’evoluzione e nell’arco narrativo all’interno della pellicola, passando da padre modello a folle guidato dagli spiriti che dimorano nell’abitazione.
Le musiche di Lalo Schifrin creano disagio ancora oggi nell’ascoltarle, estremamente inquietanti formate da note dolci e cori angelici che, se si pensa ai fatti legati alla pellicola, disturbano e fanno rabbrividire.
Gli effetti speciali di Dell Rheaume, seppur datati e condensati esclusivamente negli ultimi minuti della pellicola, compiono il loro lavoro nel portare la pellicola ad un livello più commerciale e impressionano nonostante si veda la manifattura artigianale.

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The Amityville Horror è un prodotto che ancora oggi spaventa, inquieta e fa pensare gli spettatori, contando i fatti di cronaca a cui è legato e il terrore puro provato per neanche 30 giorni dalla famiglia Lutz. Un film da vedere e rivedere (se ne avete il coraggio) per gli amanti delle case infestate e per chi adora i brividi d’annata.

Giudizio Horror House

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.1

Voto Finale