IT: Cary Fukunaga spiega perché ha lasciato il remake

Non c’è dubbio che Cary Fukunaga sia uno dei registi più “chiacchierati” del momento: acclamato unanimemente per la solida regia di una delle serie-evento della passata stagione, quel True Detective che per la critica di tutto il mondo ha ridefinito il concetto stesso di “piccolo schermo”, ora autore dell’attesissimo Beast of No Nation, crudo dramma di guerra in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia e, a detta di molti, già nella short-list dei favoriti per il Leone D’Oro. Un altro progetto di cui negli scorsi mesi si era fatto un gran parlare e che lo vedeva sia nelle vesti di regista che di sceneggiatore, è stato senza dubbio il remake in due parti di IT, film televisivo di culto degli anni ’90 tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King.  Il progetto era poi “misteriosamente” naufragato a pochi giorni dal suo annuncio ufficiale da parte di Warner Bros. Picture, che aveva addotto come principale causa della cancellazione una richiesta di budget troppo elevata da parte del team creativo di Fukunaga, non in linea con gli standard produttivi di una pellicola di genere. Fukunaga aveva frettolosamente abbandonato il progetto e lo sfortunato remake di IT era così passato di mano in mano, fino ad arrivare in quelle della New Line Cinema, Studio secondario della stessa Warner, per essere sviluppato con un regista e un cast tecnico completamente rinnovato.

Una richiesta di budget eccessiva e “fuori mercato”, quindi? Non secondo il diretto interessato, che dalle colonne di Variety, fa luce sulla propria versione dei fatti: Fukunaga spiega, infatti, che il progetto che stava cercando di mettere in piedi era quello di un remake il più fedele possibile allo spirito del materiale originale del Re del Brivido, un horror anticonvenzionale, più concentrato sulla descrizione di personaggi “vivi”, reali ed emotivamente sfaccettati con cui lo spettatore potesse empatizzare, che su semplici meccanismi per far “saltare il pubblico sulla sedia”. Il budget non era mai stato un problema e le previsioni di costi erano state rispettate, sostiene il regista, la direzione creativa, invece, era al centro di numerose discussioni con la produzione: lo Studio voleva “spaventi” e “cliché”, mentre Fukunaga ambiva a costruire un’atmosfera di sottile e crescente terrore psicologico, che sarebbe dovuta “esplodere” solo nella seconda parte del lungometraggio, quella in cui l'”orco” Pennywise si sarebbe manifestato in tutta la sua terrificante e ancestrale brutalità. Punti di vista troppo diversi e inconciliabili hanno, quindi, impedito alla pellicola di ricevere il via libera da parte dello Studio e, a posteriori, Fukunaga si ritiene fortunato ad aver abbandonato un progetto in cui le strette maglie produttive non gli avrebbero consentito di realizzare compiutamente la propria personale visione del clown assassino partorito dalla mente di King. Nota a margine: Stephen King in persona aveva letto una prima stesura della sceneggiatura di Fukunaga e si era detto entusiasta di questa moderna rielaborazione del romanzo originale.

fonte: Variety