Recensione da letto: Mission Impossible – Rogue Nation

– Piccola, avanti. Cosa c’è che non va?
– Ma no, Mission Impossible – Rogue Nation… Non è niente.
– Ti è piaciuto, no?
– Sì, mi è piaciuto… È solo….
– Ho capito.
– Hai capito cosa?
– Ti dico io qual è il problema, dolcezza. Ti sono piaciuto, ma ci sono alcuni dettagli che proprio non ti vanno giù…
– Sentiamo, quali sarebbero questi dettagli?
– Allora, vediamo… Scommetto che ad un certo punto, guardando Ethan Hunt che si tuffava dentro al vortice d’acqua, hai pensato “quante volte ancora Ethan Hunt potrà tuffarsi nel vuoto senza diventare noioso?”.
– In effetti sì… Capisco che sia uno dei marchi di fabbrica del franchise, ma sta diventando un po’ ripetitivo, non trovi?
– E che altro… Ah, i siparietti comici. Secondo me i siparietti comici ti hanno fatto storcere quel bel nasino.
– Finora vai bene.
– Per concludere, direi che ti sei sentita vittima dall’hype generato dal sottoscritto. I trailer, la pubblicità, le recensioni entusiastiche, i botteghini che mi adorano…
– E Tom Cruise che si è davvero appeso fuori da un aereo, ommioddio, e-pensare-che-ha-cinquantatrè-anni! Hanno montato tutta la campagna marketing su quella scena, non c’era modo di liberarsene, cristo!
– Ah, giusto… Beh, sai cosa ti dico?
– Che sono una hippie socialistoide e complottista?
– No, piccola. Dico che hai ragione da vendere. Sono un film di grande successo, quinto episodio di un franchise, e sto in cima al box office grazie ad una campagna di marketing da paura.

Mission Impossible - Rogue Nation, con Rebecca Ferguson e Tom Cruise

I comprimari alzano la testa. Ma solo qui, nel film fanno poco o nulla…

 

– Ah! Lo ammetti! così, senza vergogna!
– Senza vergogna, dolcezza. Non c’è vergogna nel seguire la marea, non nel mio business e non di questi tempi. Per fare film di qualità servono grossi investimenti, i quali devono produrre un profitto.
– Ma una volta non era così, tesoro. Non a questo livello…
– Come dice Nick Fury, prendo il mondo com’è, non come vorrei che fosse. Potrei risponderti che c’è chi ha fatto molto, molto di peggio. Tuttavia, come hai detto, ti sono piaciuto.
– Sì, è vero, Mission Impossible – Rogue Nation. Mi sei piaciuto, non lo nego. Per carità, hai una trama che a tratti sacrifica la coerenza per la teatralità, come quando Ethan e Brandt cominciano ad urlarsi addosso senza una ragione apparente…

Jeremy Renner è l'agente William Brandt in Mission Impossible 5

Jeremy Renner non è impressionato.

 

– Oh, beh…
– O per esempio quando Ethan e Benji fanno quindici backflip in automobile e ne escono che sono appena spettinati… Ma nonostante ciò, sei tutto quello che si può chiedere ad un film d’azione, e ci sono stati dei momenti che mi hai lasciato a domandarmi “e adesso come diavolo se la cavano?”. Come la sequenza finale, teatrale sì, ma senza essere inverosimile. O l’inseguimento in moto al cardiopalma. O la scena all’opera, che sa di già visto, ma funziona, c’è poco da fare…
– Esatto, piccola. Hai centrato il punto. La scena d’azione a teatro durante l’opera gira dai tempi di Hitchcock, e si è visto qualcosa di molto simile in “Sherlock Holmes – A game of shadows” e “Quantum of Solace”, tanto per citarne un paio. E hai ragione anche quando dici che Ethan Hunt non fa che saltare nel vuoto, che sia legato con un cavo o meno.
Ecco come funziona: la società richiede un po’ di gender equality? E io ti caccio Rebecca Ferguson nei panni di Ilsa Faust, il personaggio femminile più carismatico ed efficace dell’intera serie, che oltretutto è la copia sputata di Ingrid Bergman/Ilsa Lund in “Casablanca” (dove, guarda un po’, è ambientata una delle sequenze più lunghe).

Rebecca Ferguson è Ilsa Faust in Mission Impossible - Rogue Nation

“Of all the gin joints in all the towns in all the world…”

Il box office richiede un po’ di humour? Un protagonista che non si prende sempre sul serio? Beccati Simon Pegg, probabilmente la miglior spalla comica dell’ultimo decennio. E beccati anche Tom Cruise nella gag visiva.

 

Ethan Hunt (Tom Cruise) in Mission Impossible: Rogue Nation

Ethan Hunt e i siparietti comici.

 

Il punto è questo, piccola: non si tratta più di innovare, ma di rinnovare. Il gioco non si chiama “raccontiamo cose che nessuno ha mai raccontato prima”, ma “raccontiamo cose già raccontate in modo nuovo”. Ethan Hunt che salta nel vuoto e la scena d’azione durante l’opera funzionano, lo abbiamo già sperimentato: quindi perchè non usarli?
– Ok, ok, ho capito il ragionamento. Si possono fare film commerciali mantenendo alta la qualità, si possono riciclare idee vecchie rielaborandole in chiave attuale. Ma non può continuare per sempre, no? Prima o poi il pubblico si stancherà, bisognerà per forza cercare qualcosa di nuovo…
– Puro vangelo. Questa volta è andata bene, il sesto episodio è già in programma e potrebbe anche andare male, chissà? Ma converrai che avere Tom Cruise dalla nostra parte non è male. Voglio dire, forse non è del tutto normale, forse non è l’erede di Marlon Brando, ma è un mostro sacro dei film d’azione. Hollywood ha provato a cacciarlo, ma non c’è mica riuscita.
– Beh, qualche passo falso l’ha fatto… Non mi dirai che “Knight and Day” è un bel film.
– D’accordo, un punto per te. Ma in “Tropic Thunder” ha mostrato che sa far ridere, in “Rock of Ages” che sa cantare. Con me corre ancora in giro come un ragazzino iperattivo. E continua a vendere. Sono pochi gli attori che possono vantare una carriera come la sua.
– Ho capito, ho capito. Sei stato convincente… Diciamo che se ora ti concedessi un secondo round, non ne uscirei spiritualmente elevata ne culturalmente arricchita, ma passere un’oretta piacevole.
– Se tutto va bene, anche due orette piacevoli.
– Mmm… Sai una cosa, Rogue Nation? Credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia…