Lo Squalo: recensione del film di Steven Spielberg

Ci serve una barca più grossa.

La frase celebre del film Lo Squalo, pronunciata dal poliziotto Martin Brody (Roy Scheider), racchiude tutta la paura verso il potente pescecane protagonista della pellicola, e non per niente è stata scelta dall’American Film Institute come la numero 35 tra le 100 migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi. Il 20 giugno del 1975, il giovane Steven Spielberg portò nei cinema americani Lo Squalo, una pellicola estiva destinata a cambiare per sempre il genere del filone shark movies. Quarant’anni fa infatti ha debuttato questo film in cui nessuno credeva, costato 9 milioni di dollari, cifra oltre il budget previsto, e che ha finito, incredibilmente, per incassarne ben 471.

Basato sull’omonimo romanzo di Peter Benchley, la storia narrata ne Lo Squalo prende spunto da fatti realmente accaduti in New Jersey nel 1916, quando un enorme pescecane terrorizzò per una lunga estate le calde acque della zona. Anche nel film di Spielberg, il protagonista resta il grande squalo, che inizia a seminare morti tra i bagnanti dell’immaginaria cittadina di Amity, nota località turistica. Per smorzare il panico, il capo della polizia locale decide di cercarlo e ucciderlo con l’aiuto di un biologo marino e di un cacciatore di squali professionista.

Lo Squalo: un successo basato sulla paura primordiale e sempre attuale del predatore più atavico dei mari

lo squalo

Spielberg con lo squalo meccanico Bruce.

Se pensate che la collaborazione tra i tre sia facile, vi sbagliate di grosso. Tre uomini diversi tra loro, che affrontano un destino avverso. Lo sceriffo Martin Brody (Roy Scheider), obbediente alle regole, con una famiglia che ama, che ha però paura dell’acqua, ma ironicamente sarà lui ad affrontare lo squalo nel confronto finale; il cacciatore di squali Quint (Robert Shaw), spavaldo, temerario, che racconta senza ribrezzo la sua esperienza dell’affondamento della USS Indianapolis, un racconto di storia vero, dove migliaia di marinari finirono in mare attaccati e uccisi dagli squali. Quint racconta com’è venir morsi da uno di loro, terrorizzando i suoi due compagni, e invece finisce orribilmente per essere ucciso dallo squalo; infine Matt Hooper (Richard Dreyfuss) biologo e quindi uomo di scienza, che di fronte la forza del grande predatore, si sente piccolo e tutte le sue conoscenze vengono a mancare.

Una scena del film in cui Brody, Quint e Hooper preparano la trappola per lo squalo.

Una scena del film in cui Brody, Quint e Hooper preparano la trappola per lo squalo.

Da sempre l’immagine dello squalo ha rappresentato le nostre paure primordiali: è infatti il predatore più antico dei mari, il terrore che sventra gli uomini con le sue enormi fauci (da qui Jaws del titolo originale) e i denti ricurvi e seghettati. Una macchina perfetta per uccidere, come spiegherà Hooper in una scena del film, che ha spaventato l’uomo per secoli. Ne Lo Squalo, Spielberg ha saputo risvegliare questa paura primordiale con un tocco di genio: scene girate in mare aperto piuttosto che nella classica piscina allestita o in un laghetto, facendo sì che proprio nel 1975, anno di uscita del film, ci sia stato un calo delle attività di villeggiatura perché tutti erano colpiti dallo ‘squalo’.

Nella prima parte di durata della pellicola, il grande squalo bianco non viene mai mostrato e la sua presenza viene fatta percepire attraverso la musica inquietante e incalzante di John Williams (Oscar per le musiche appunto); nella seconda parte, quando Brody, Quint e Hooper partono con la barchetta Orca a caccia dello squalo, solo allora lui si mostra in tutta la sua maestosa potenza. Merito dei tre squali meccanici, soprannominati allegramente da Spielberg ‘Bruce’, lunghi 8 metri.

lo squalo

Brody affronta lo squalo in una delle ultime sequenze del film.

Lo Squalo è un film che ha segnato un’epoca e che a distanza di quarant’anni continua a incutere terrore. È una storia di paura, di coraggio, di una lotta continua tra uomo e animale, in cui, nella realtà, spesso è proprio quest’ultimo a finire sconfitto, colpa dell’uomo che lo caccia illegalmente portandolo a rischio estinzione. Al di là dei discorsi animalisti, la cosa che colpisce maggiormente questa pellicola è il realismo con il quale è stato realizzato. Squali meccanici ma anche veri, scene in mare aperto, tanto sudore e fatica che hanno dato inizio alla carriera di uno straordinario regista che ha intimorito per anni i suoi telespettatori tra squali e dinosauri.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8

Voto Finale