San Andreas: soundtrack tra catastrofe e amore

La colonna sonora di San Andreas è stata composta da Andrew Lockington, compositore canadese forse ancora sconosciuto ai più, ma che si è costruito una reputazione lavorando con il compositore Mychael Danna (premio Oscar per Vita di Pi). Non solo, Lockington aveva già collaborato con il regista Brad Peyton in Viaggio nell’Isola Misteriosa (e il sodalizio si ripeterà per l’horror Incarnate, in lavorazione), dopo aver comunque composto la colonna sonora di Viaggio al centro della Terra 3D; tra gli altri suoi principali lavori, anche Ember – Il mistero della città di luce e Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – Il mare dei mostri.

La soundtrack di San Andreas si apre con un motivo cantato, prima da un solista e poi esteso a un coro etereo (potremmo dire quasi elfico) formato da bambini maschi, che dà un senso di innocenza (mentre un coro di adulti nel registro basso, a detta del compositore, avrebbe dato troppo una percezione di pericolo). Al di sotto, archi e corni preparano all’atmosfera del film; sentiremo questo coro anche più avanti, durante lo tsunami e il finale. La scena del salvataggio di Natalie all’inizio del film è accompagnata da una lunga sequenza di musica d’azione, che resta per quasi tutto il tempo in sottofondo; è una musica standard, adatta al tipo d’azione, ma comunque con una buona orchestrazione che la rende adatta e incalzante, anche se non presenta nulla di nuovo. Gli archi suonano spesso un motivo teso che varia la sua dinamica a seconda dell’azione, che ritornerà durante tutto il corso di San Andreas, facendo di questa musica che indica pericolo ed eroismo il perno sul quale ruota tutta la colonna sonora. Anche gli ottoni hanno un ruolo assolutamente predominante in tutto il film: l’intera sezione è massiccia e dà una forte profondità alla musica. Lockington ha incorporato nella colonna sonora alcuni suoni delle registrazioni dei movimenti sismici provenienti dalla stessa falda di San Andreas, per poi manipolarli elettronicamente: l’uso di questi soundscape (soprattutto nell’antropologia musicale e nell’etnomusicologia) è interessante e suggestivo; ottima idea inserirlo nel film, anche se, purtroppo, durante la visione non possiamo distinguerli. Il compositore ha anche usato un pianoforte preparato, in parte distrutto e poi suonato con un martello, per ricreare un suono sperimentale da collegare alla Terra. Tra le tracce d’azione, una che (anche a detta del compositore) rappresenta con forza la distruzione nel film è “Hoover Dam”, che accompagna il primo terremoto, alla Diga di Hoover, con il fragore e la potenza degli ottoni, che lasciano poi posto a uno sprazzo di “gracchianti” sintetizzatori nel finale, molto interessanti:

Lockington ha lavorato però anche sul lato più emozionale del film, fondato sui legami affettivi tra i personaggi, che esplora a sua volta attraverso delle sequenze musicali più tenui, costruite spesso intorno al pianoforte solista, come in “Divorce Papers”. Altri momenti musicalmente delicati vengono riproposti nella scena in cui Ray riesce finalmente a parlare di cosa ha provato dopo la morte della figlia Mallory e alla ferma decisione di andare a recuperare Blake, ma anche durante il bacio tra Blake e Ben. Nel brano “Resuscitation”, che accompagna la scena finale di San Andreas, torna ancora il tocco delicato di questa musica che lega affettivamente i personaggi tra di loro: d’altronde, il compositore e il team avevano da subito stabilito di dover comporre la musica dello sforzo di una famiglia per sopravvivere, più che di una catastrofe naturale.

L’intera colonna sonora di San Andreas ruota attorno a questi due stili, accompagnando – mano nella mano – le scene, descrivendo l’azione, promettendo un po’ di suspense, ma senza spingersi verso altri scopi. Le tante tracce d’azione, nonostante la reiterazione del tema principale, riescono a non essere troppo ripetitive grazie all’uso che Lockington fa dell’orchestra, facendo emergere a turno le varie sezioni e giocando molto con l’interplay degli strumenti, dando così un tocco fresco e non oppressivo ai momenti action. Gli elementi elettronici non sono troppo evidenziati, perché si è lavorato più che altro a creare un ponte tra questi e i suoni tradizionali. Il missaggio della colonna sonora è molto buono, si riescono a sentire e distinguere i dialoghi, gli effetti e la musica senza troppi problemi – anche vista l’esperienza maturata da Lockington come assistente nel reparto del sonoro. In definitiva, seppure San Andreas possa sembrare il solito film sulle catastrofi naturali, il compositore ha saputo creare una colonna sonora con delle buone idee alla base, anche se non troppo originali, ma comunque fondate e supportate da un’orchestrazione piena e sempre precisa.

Dopo i titoli di coda, infine, c’è una cover di “California Dreamin’” dei The Mamas & The Papas, realizzata per San Andreas da Sia, che già faceva da sottofondo al trailer: