The Tribe: recensione

The Tribe è il film muto del regista ucraino Myroslav Slaboshpytskiy, che l’anno scorso ha trionfato al Gran Premio della Semaine de la Critique, la sezione parallela del Festival di Cannes.

Un film muto in cui il dialogo è affidato al linguaggio dei segni e a quello del corpo: lo spettatore si trova immediatamente catapultato nella realtà del giovane protagonista, appena arrivato in un istituto per sordomuti, dove viene sottoposto a veri e propri riti di iniziazione dalla banda dominante. Quasi senza volerlo Sergery (Grigoriy Fesenko) diviene parte integrante del gruppo criminale, che vediamo implicato in azioni sempre più pericolose e violente. Le uniche regole dell’istituto sono quelle dettate dai quattro capi della gerarchia criminale dove violenza e prostituzione sono all’ordine del giorno. Ed è proprio a seguito di una serie di furti e rapine che Surgery guadagna la fiducia dei suoi compagni. Tutto si complica quando il ragazzo si innamora di Anna (Yana Novikova), una delle due prostitute del gruppo, e inizia a scontrarsi con le rigide regole della banda. Cosa può succedere se l’unico linguaggio conosciuto è quello della violenza?

banda dei ragazzi

banda dei ragazzi

Film crudo, schietto e senza giri di parole, in tutti i sensi: il regista ha deciso di comunicare con l’utilizzo del linguaggio dei segni per l’intera durata del film, senza aggiunta di sottotitoli ma accompagnando lo spettatore attraverso un viaggio visivo e sonoro. Questa è una grande sfida per lo spettatore che, non guidato da parole, è costretto a osservare con maggiore attenzione e a lasciarsi trasportare da quello che è solitamente abituato a percepire come “il contorno”. Anche la scelta degli interpreti, attori non udenti, è un valore aggiunto al film infatti il linguaggio del corpo, la lingua dei segni, per i sordomuti è normale e questo crea naturalezza e onestà recitativa.

The Tribe non è costituito da un linguaggio da decodificare (quello dei sordomuti) ma, al contrario, ci pone faccia a faccia con un diverso metodo di comunicazione. A tale proposito il regista dice: «È sempre stato un mio sogno quello di rendere omaggio al cinema muto. Realizzare un film che potesse essere capito senza l’uso di alcuna voce.  Non pensavo però a un certo tipo di cinema europeo ‘esistenzialista’ in cui gli eroi stanno zitti per metà della durata del film. Anche perché gli attori non erano muti nei film muti. Comunicavano molto attivamente attraverso un’ampia gamma di azioni e di linguaggio corporeo».

Sergery e con le due ragazze del gruppo

Sergery e con le due ragazze del gruppo

Sono trattati temi universali, amore e violenza, ed è per questo motivo che non servono parole per esprimere le emozioni. Questo aspetto è altrettanto importante se si pensa che molti film, specialmente per la tv, si possono anche solo ascoltare. E il pubblico è ormai abituato a questo genere di prodotto.

The Tribe, con la sua sopraffazione del più forte sul più debole, con i suoi atti crudi e brutali è un film destinato a non essere dimenticato. Non perdetelo dal 28 maggio al cinema, distribuito da Officine UBU.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.7
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.7

3.6