Mark Hamill pubblica un lungo e toccante tributo a Carrie Fisher

Mark Hamill, amico e collega di Carrie Fisher, ha pubblicato un lungo e toccante tributo all’attrice appena scomparsa. Lo abbiamo tradotto per voi. Trovate l’originale cliccando QUI.

Mark Hamill ricorda Carrie Fisher con una lunga e commovente lettera

Carrie ed io occupavamo una parte unica nelle vite di ciascuno. È stato come se avessimo fatto parte di una garage band che ha avuto un grande successo. Non avevamo idea dell’impatto che Star Wars avrebbe avuto nel mondo. Mi ricordo quando eravamo in giro quando il film ha debuttato nelle sale. Quando siamo arrivati ​​a Chicago c’era una folla in aeroporto. Dissi: “Hey guardate ragazzi, ci deve essere qualcuno di famoso su questo aereo!” Stavo guardando intorno per vedere chi ci fosse e poi, tra la folla, ho visto un ragazzino vestito con un giubbotto di Han Solo. Poi ho visto una ragazzina vestita come la principessa Leia. Al che ho detto: “Oh mio Dio, guarda, Carrie, c’è qualcuno vestito come te. Tira su la testa!”

La prima volta che ho incontrato Carrie era a cena a Londra, prima di iniziare le riprese insieme.

Sono stato il primo ad andare in Africa con Sir Alec Guinness e i robot, per fare girare le scene del pianeta deserto. Poi sono tornato a Londra e poi si è unito a noi Harrison Ford. Carrie è stata l’ultimo pezzo del puzzle ad arrivare a Londra. Così ho detto all’ufficio di produzione: “Mi piacerebbe incontrarla prima di lavorare insieme.” Dissero che ci saremmo incontrati per cena. Sapete, aveva 19 anni al momento. Io ne avevo 24. E pensai: “Oh mio Dio, sarà lavorare con una ragazzina di scuola superiore.” Ma ne ero ammaliato. Voglio dire, era così accattivante e divertente e senza peli sulla lingua. Aveva un modo di essere brutalmente schietto.

L’avevo appena incontrata, ma era come parlare con una persona che conoscevo da 10 anni. Lei mi raccontava dettagli della sua vita, cose sul suo patrigno, di sua madre, suo padre Eddie Fisher. Continuavo a pensare: “Cosa dovrei sapere?” Voglio dire, non avrei mai condiviso queste cose con qualcuno. Neppure con chi aveva la mia fiducia da anni ed anni. Ma lei era il contrario. Ero risucchiato nel suo mondo.

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Farla ridere era sempre un motivo d’onore.

Mi ricordo quando siamo rimasti divisi durante le riprese de L’Impero Colpisce Ancora. È stato un film difficile da girare e c’era della tensione sul set. Io ero fuori nella palude con i robot. Carrie e Harrison lavoravano con gli attori. Dopo il pranzo, Carrie mi disse: “Dovresti provare il mio costume.” Le risposi: “L’abito bianco? Di che taglia è? Non mi entrerà mai!” Mi disse:”Provalo!”… Lo indossai ed era così stretto che sembravo una cantante di Las Vegas di un piano bar. Come se non fosse già abbastanza ridicolo, lei mi mise in testa una maschera calva, degli occhiali, un nasone e mi fecero fare il giro di tutto il set.

Non c’erano limiti alle sue risate. Le volevo un gran bene e adoravo farla ridere. Faceva cose folli e mi faceva fare cose folli. Non credo fossero cose realmente folli, dopotutto. In un certo senso, questo era un meccanismo di difesa per lei. Era una sorta di muro che poteva utilizzare per proteggersi. Ciò che era così toccante era il fatto che fosse vulnerabile. Era attraente, ma dentro era una ragazzina. Questo sollecitava in me un grande senso di protezione nei suoi confronti.

Sono grato della sua amicizia e sono felice di aver avuto la possibilità di lavorare nuovamente con lei, per il nuovo film.

Penso che sia stato rassicurante per lei il fatto che fossi lì. Essere con la stessa persona di cui poteva fidarsi; così critica come a volte possiamo essere l’uno con l’altra. Noi abbiamo discusso negli anni. Ci amavamo e ci odiavamo. Siamo passati attraverso tutto questo. Era come se fossimo una vera famiglia.

Quando eri nelle sue grazie, non ci si poteva divertire più che con ogni altra persona sul pianeta. Era in grado di farti sentire come se fossi la cosa più importante della sua vita. Penso che sia una qualità davvero rara. E poi si andava dalla parte opposta, dove non ci parlavamo per settimane e settimane. Ma è questo che rende un rapporto veramente completo. E non è tutto unilaterale. Come ho detto, era una peste. Voleva sempre attenzioni. Ma la mia vita sarebbe stata molto meno interessante se non fosse stata l’amica che era.