You’ll Never Be Alone: recensione film di Alex Anwandter

Alex Anwandter, regista cileno, apre il RIFF – Rome Indipendent Film Festival – con You’ll Never Be Alone (Nunca vas a estar solo).

Vincitore del Teddy Jury Awards al Festival di Berlino 2016 è presentato in anteprima italiana al RIFF il 25 novembre alle 20.20 al cinema Savoy.

Si è soli quando non si è compresi, quando le persone intorno non ci vedono per ciò che siamo, ma per ciò che pensano di noi. Quando la menzogna copre la nostra identità, quando si ha la sensazione di lottare contro l’intero mondo, ogni giorno.

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Pablo ha un’amica, con cui condivide la sua adolescenza, un padre che cerca di non fargli mancare nulla e un quartiere che vuole togliergli tutto. Pablo è omosessuale, gli piace truccarsi, indossare abiti da donna ed è innamorato di Felix. Ognuno dovrebbe essere libero di poter amare, di essere felice, di mostrarsi per ciò che si sente di essere. Eppure c’è qualcuno a cui questo dà fastidio, che ha bisogno dell’omologazione per sentirsi al sicuro e attua con la violenza il proprio codice di comportamento.

Il bullismo non ha spiegazioni, né concetti da rivendicare: è paura, è inadeguatezza, è ignoranza.

Pablo viene insultato, deriso, spinto e infine colpito duramente. Con quel sopruso quotidiano convive, finché la sua vita non è ridotto ai minimi termini.

You'll Never Be Alone

You’ll Never Be Alone attraverso la tematica queer affronta l’inadeguatezza non solo di Pablo, ma del padre, di Felix, di tutto il quartiere. Mette i suoi personaggi nella posizione scomoda che li induce a interrogarsi su di sé per andare avanti.

Il padre di Pablo è costretto a confrontarsi con l’identità del figlio, che ha voluto sempre far finta di non percepire. Il figlio ha subito una violenza ingiusta ed ora sta a lui reagire. Più cerca un colpevole, una ragione, più scopre che il mondo che lo circonda è mosso da regole diverse dalle sue. Non basta lavorare tanto e dare il massimo per avanzare, perché non ci sono solo i buoni sentimenti. Mentre sta provando finalmente a diventare socio nell’azienda in cui lavora da 25 anni, scopre che il suo capo ha altri progetti. I vicini di casa, che riteneva amici, in realtà sono mossi dal proprio egoismo. Anche lui è solo, come tutti, e quello che può fare è dare la possibilità al figlio di guarire nel miglior modo. Seppure significa rivoluzionare la sua vita.

You'll Never Be Alone

Alex Anwandter prende un fatto di cronaca e lo traduce in una poesia struggente, che toglie il fiato.

Le inquadrature sembrano cercare le forme che costituiscono questo mondo di apparenza, per poi muoversi tremanti sui dettagli che sfumano in colore e musica.

Ci traghettano nella profondità oscura del dolore permettendoci di comprendere l’incomprensibile, attraverso il sentire e non la ragione.

La luce della tv avvolge l’intera stanza, smaterializzando i ragazzi, mentre la musica diegetica scorre, senza curarsi di loro, di noi. I suoni ci tengono ancorati al tempo e quando questo sembra cessare, si incontrano in un acume. Un fischio, quello che sentiamo vedendo Pablo picchiato a terra, immobile.

You’ll Never Be Alone è un film che dialoga con lo spettatore, mettendolo in discussione come fa con i suoi personaggi. Pone delle domande, che troveranno risposta solo nell’intima confidenza dell’uomo con se stesso. Mostra un ritratto di una società che ha bisogno di ritrovare i propri valori e la speranza che questo possa avvenire.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 5

4.2