Il settimo figlio: recensione

In piena pausa di riflessione sigaro e brandy, potremmo riassumere Il settimo figlio, il film di Sergej Vladimirovič Bodrov al cinema a partire dal 19 febbraio, con l’assunto di Emil Coran, uno dei più grandi filosofi del XX secolo.

Tutto ciò che scintilla sulla faccia della terra, tutto ciò che viene qualificato come interessante, è frutto di ebbrezza e di ignoranza. Appena smaltita la sbornia, scorgiamo ovunque solo ripetitività e desolazione .

Se per un istante ci staccassimo da quell’alone di novità che sembra attorniare in film nelle prime scene, luci barocche che illuminano il set, storia che promette bene, nel giro di poco tempo arriva la più crudele doccia fredda che lo spettatore può aspettarsi: la ripetitività. Un cast di tutto rispetto con Jeff Bridges e Julianne Moore su tutti promette davvero bene ma non porta a compimento il presupposto che si è prefissato. Certo non parliamo di un clamoroso flop ma nemmeno di un grande film, la linearità alquanto piatta della trama lo porta a navigare nel mare calmo e sereno della pacata sufficienza.

Il settimo figlio

Radù, uno dei guerrieri di Madre Melkin (cortesia di Universal Studios)

La storia è tratta da un romanzo per ragazzi di Joseph Delaney L’apprendista Mago, riedito in occasione dell’uscita del film con il titolo omonimo della pellicola. Il maestro John Gregory (Bridges) è il settimo figlio di un settimo figlio ed è lo stregone incaricato di difendere il villaggio dai pericoli che lo attanagliano,dei quali quello più spaventoso di tutti è rappresentato dalle streghe. Con il tempo John capisce di non essere più un giovanotto e decide di ingaggiare un aiutante per iniziarlo alla carriera di mago scaccia streghe. L’unica speranza per l’umanità è il giovane Thomas Ward (Barnes) che nel giro di poche settimane passerà dal lavoro umile di contadino a quello di scaccia streghe e domatore di mostri. I due prodi guerrieri dovranno unire le forze per contrastare la regina di tutti i mali terrestri: Madre Melkin (Moore). Il destino del mondo dipende dal coraggio e dall’ardore di questi due prescelti.

Il settimo figlio

Julianne Moore sul set del film (cortesia di Universal Studios)

Il ritmo iniziale apparentemente piacevole, cade in una spirale recessiva di ripetitività e clichè scenico che porta la pellicola ad assumere toni scontati e ovvi. L’impresa degli eroi sembra già segnata, il colpo di scena è quasi del tutto assente e le scene di lotta sono mal gestite. Il contrasto che più infastidisce nel film è questa implicita morale cattolica medioevale che vede come unico obiettivo lo sterminio programmatico delle streghe, che poi nel corso del film non si dimostrano così cattive (tanto che il giovane Ward si innamora di una di loro). Il settimo figlio si rivela una grande delusione, un film che avrebbe potuto trascendere la forma narrativa dalla quale è scaturito ed invece finisce per intraprendere una lenta e inesorabile catabasi verso un ruolo inaspettatamente meritato. Occasione mancata.

Giudizio Cinematographe

Regia - 1.7
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.2
Recitazione - 2.2
Sonoro - 1.7
Emozione - 1

1.7

Voto Finale