L’effetto acquatico: recensione del film postumo di Sólveig Anspach

La piscina: un luogo magico e la vera protagonista di L’effetto acquatico. Non è un ambiente nuovo per il cinema infatti, come ben ricorderete, è stata al centro anche di famose scene di altri film. Coocon di Ron Howard, La piscine di Jacques Deray, Lady in the Water di M. Night Shyamalan, Somewhere di Sofia Coppola, Lasciami entrare di Tomas Alfredson, Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino, Swimming Pool di François Ozon, Welcome di Philippe Liore, Giulia non esce la sera di Giuseppe Piccioni sono solo alcuni dei numerosi esempi che la cinematografia internazionale può vantare.

Come mai questa scelta? Che cosa si cela di così magico dietro il luogo in cui tanti bambini imparano a nuotare? Queste le parole della regista: “In piscina ci si va soprattutto per nuotare, ma poi lì si trovano desideri meno semplici da ammettere a sé stessi. Le piscine sono luoghi molto democratici, perché i simboli di appartenenza, sociali o religiosi che siano, scompaiono dietro a un costume aderente. Si tratta comunque di uno spazio nel quale le lotte di potere avvengono senza alcun sotterfugio, uno spazio nel quale è possibile sentire l’eco del mondo moderno”.

Sólveig Anspach, con la collaborazione di Jean-Luc Gaget, ha voluto raccontare proprio questo in L’effetto acquatico, un film romantico che non ha altro merito che quello di trasportare lo spettatore in un mondo parallelo, fuori dal mondo e dal tempo.

L’ambientazione, infatti, divide il film in due blocchi contraddistinti: la prima parte si sviluppa in un luogo chiuso, la piscina, dove il protagonista cerca in tutti i modi di catturare l’attenzione di Agathe, l’istruttrice di nuoto; si chiude accidentalmente in uno dei camerini e viene chiuso per una notte intera all’interno della struttura. Tutto è soffocante, come il sentimento percepito da Samir e la timidezza che lo porta a non confessarsi di fronte alla donna.

La seconda parte del film vede i protagonisti farsi piccoli di fronte alla natura sconfinata dell’Islanda, e in parallelo, anche il loro amore sboccia in un lieto fine senza tempo. Anche gli islandesi del film godono di una certa naturalezza ed espansività, difficile da riscontrare nei personaggi che caratterizzano la prima parte del film, che tirano fuori la loro vera natura solo nel momento in cui la piscina chiude al pubblico e, di nascosto, la utilizzano per scopi privati (e poco etici).

L’effetto acquatico: recensione della commedia romantica postuma di Sólveig Anspach

l'effetto acquatico

Agathe e Samir consolidano il loro amore tra la natura islandese

L’effetto acquatico è una commedia romantica basata sul detto e non detto, sul sentimento confessato e una bugia scoperta, sulla goffaggine di Samir e sulla diffidenza di Agathe, sulla rincorsa di un amore e un inevitabile lieto fine. Qualche situazione comica spazza il ritmo di un film molto lento, che ricorda le bracciate di un nuotatore stanco. Tutto ciò che viene fatto vedere è già visto e la delicata magia dell’acqua e della piscina, tanto amata dal regista, non riesce a materializzarsi in tutta la sua forza.

Nel cast Florence Loiret Caille, Samir Guesmi,  Didda Jonsdottir,  Philippe Rebbot, Esteban, Olivia Cote,  Frosti Jón Runolfsson,  Johanna Nizard, Ingvar E. Siguðson Auður, Kristbjörg Kjeld, Óttarr Proppè,  Samer Bisharats e la partecipazione di Bouli Lanners nel ruolo di Emile Van Den Broek.  L’effetto acquatico uscirà nei cinema italiani da martedì 30 agosto distribuito da CINEMA di Valerio De Paolis.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.3