La vita è facile ad occhi chiusi: una colonna sonora insolita

Chiunque vedrà La vita è facile ad occhi chiusi aspettandosi una colonna sonora ricca di canzoni dei Beatles, resterà sorpreso. Raccontando la vera storia di un professore d’inglese che, dopo un viaggio in auto insieme a due autostoppisti, incontrò John Lennon in Spagna nel 1966, un po’ ce lo aspettiamo: invece, la colonna sonora di La vita è facile ad occhi chiusi ci sbalordisce, perché è insolita, diversa dai principali generi di musica per film ai quali siamo abituati. La composizione è stata affidata all’incredibile chitarrista jazz Pat Metheny, che ha ricevuto il Premio Goya 2014 per la Miglior colonna sonora (ma La vita è facile ad occhi chiusi se ne è portati a casa altri cinque): un riconoscimento, quindi, della scelta di abbandonare la strada principale per percorrere un sentiero meno battuto. Perché, in effetti, la musica di La vita è facile ad occhi chiusi non ci stupisce solo per la quasi totale assenza dei Beatles, ma per la sua semplicità ed esiguità: il film è accompagnato infatti solamente dalla chitarra acustica di Pat Metheny, che ha composto le musiche originali insieme al famoso contrabbassista jazz Charlie Haden (scomparso nell’estate del 2014).

La colonna sonora è distribuita come piccole gocce d’acqua, si presenta soprattutto lungo le sequenze di collegamento, ma anche insieme al dialogo dei personaggi, con più discrezione. Metheny dipinge piccoli quadri che, con pochi accordi, più che descrivere le azioni o esprimere i sentimenti dei protagonisti, danno un’atmosfera, un sottofondo d’ambiente.
In mancanza delle tracce della soundtrack originale, possiamo affidarci all’esempio di questa clip:

La musica di La vita è facile ad occhi chiusi ha una funzione di raccordo, più che di commento, riesce a dare colore all’ambientazione, senza però legarsi indissolubilmente al film. Non aspettatevi quindi temi o brani memorabili, o ritornelli canticchiabili, perché questa colonna sonora si limita soprattutto a ornare con eleganza le scene. Gli sprazzi di musica sono vivaci, ma raccolti; si possono paragonare a volte a dei veri e propri “quadretti sonori”, mentre in vari momenti si limitano ad essere delle cornici. È per questo motivo che, anche se originale e insolita, questa colonna sonora, purtroppo, ci scivola via: non descrivendo nello specifico le emozioni e le azioni del film, noi stessi non riusciamo ad entrare in empatia con le note. La musica riesce bene nello scopo di accompagnamento al film, di sfondo delle ambientazioni, ma non trasmette delle emozioni vere e proprie, che possiamo collegare a quello che stiamo guardando.

La vita è facile ad occhi chiusi: una colonna sonora lasciata a metà

Per tutta la durata del film la chitarra di Pat Metheny ci trasporta da una scena all’altra, con la giusta atmosfera ma con poca empatia, fino alla conclusione, dove si fa davvero presente e coinvolgente e, finalmente, il regista David Trueba ci regala ciò che ci aspettavamo: i Beatles. Durante il periodo passato in Almeria per girare il film How I Won The War, Lennon scrisse “Strawberry Fields Forever”. Nell’ultima scena, in auto, Juanjo e Belén ascoltano la registrazione lasciata al ragazzo da Antonio, dopo il suo incontro con John Lennon – che esaudirà il suo desiderio di riportare i testi delle canzoni nel retro degli LP.
Se, per tutta la durata del film, la musica non ha fatto esplodere il suo potere, questo è invece un vero e proprio finale col botto.